Paolo Volponi

“Memoriale”: le proiezioni di Volponi

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“Memoriale” è il romanzo d’esordio del 1962 dell’urbinate  Paolo Volponi scrittore e poeta italiano.

L’ispirazione per il protagonista del romanzo Albino Saluggia gli viene durante il suo lavoro alla fabbrica Olivetti. Volponi legge una lettera di un operaio malato di tubercolosi che si rivolge ad Adriano Olivetti chiedendogli di occuparsi della situazione; l’operaio asseriva di non essere malato e accusava i medici di volerlo allontanare dalla fabbrica. Esattamente ciò che accade al protagonista del romanzo, contadino reduce della seconda guerra mondiale assunto in una grande fabbrica del Nord. Albino Saluggia paranoico e affetto da manie di persecuzione crede che tutti siano d’accrodo ad organizzare una congiura contro di lui. I referti medici falsificati servirebbero solo ad allontanarlo dalla fabbrica per poi licenziarlo.

Come tutti i personaggi della letteratura che osservano la realtà da un punto di vista obliquo, Albino percepisce l’oppressione e l’alienazione del lavoro in fabbrica mascherato dalla facciata razionale e democratica della grande rivoluzione economica. La sua follia persecutoria lo rende più sensibile a certi meccanismi e, vive a pieno e con maggiore violenza la prigionia del sistema di produzione.

Il benessere, il boom economico, l’emancipazione, le libertà, la possibilità di riscatto rappresentate della fabbrica, la “terra promessa” sono meri surrogati di una realtà totalmente diversa: gli operai non sono altro che pure appendici della macchine. I “mali” di Albino compaiono tutti alla fine della guerra e, nonostante sia proprio la guerra a farli emergere vengono in realtà da più lontano, dalla sua infanzia e dal suo rapporto con la madre. Un legame di odio e amore, un complesso edipico prepotente e irrisolto che influenza il suo carattere, le sue scelte e i suoi modi di vivere.

La fabbrica è dunque la madre, grande e incompreso organismo che protegge e tormenta, che cura e maltratta, che tratta i suoi operai come fossero figli, lodandoli e rimproverandoli. Il motivo della paranoia di Albino è da ricercare proprio nell’identificazione con la madre-fabbrica. Albino proietta sulla fabbrica tutti i suoi conflitti irrisolti, le tensioni, le incomprensioni e le insicurezze che dominano la sua esistenza a causa della madre. Nella fabbrica il protagonista rivive con modalità e forme differenti parte dei suoi conflitti e incapace di affrontarli, trova nella persecuzione un modo per difendersi. Ma i suoi conflitti si intrecciano anche con un’altra ideologia, il cattolicesimo. La religione rappresenta infatti un altro contenitore di suggestioni e divieti che ben si coniugano con la personalità di Albino. Il cattolicesimo vissuto come un miscuglio di repressione sessuale e smisurata fiducia nel clero diventa una figura paterna aleatoria, imperiosa e minacciosa, persecutoria come tutto il resto; un’ideologia che attrae e che pure bisogna fuggire. Basterà poco infatti a convincere Albino che i preti e padroni sono alleati. Il cerchio si chiude dunque. Madre, padre, figlio. Un mondo ristretto capace di tutte le combinazioni possibili.

Non è un caso allora se la forma scelta dal protagonista per raccontare la sua storia, è il memoriale. Albino finito in sanatorio perché la malattia lo colpisce davvero, decide di affidare il racconto della sua vita alla memoria. La memoria è l’unica custode delle sue esperienze e ricordare è il solo modo che ha per affrontare i suoi fantasmi.  Eppure forse alla fine non riuscirà a prendere coscienza dei “suoi mali” ; la frase finale  «a quel punto ho capito che nessuno può arrivare in mio aiuto» lascia emergere la disperazione e la resa del personaggio; una sconfitta che forse non ha caratteri universali ma che certamente possiamo attribuire ad un ribelle che non riesce a compiere a pieno la sua rivolta. “Memoriale” non è solo un romanzo sul mondo indifferente e preordinato della fabbrica e sull’alienazione della società capitalista, è soprattutto un romanzo di introspezione e riflessione, un romanzo sull’uomo e sui fantasmi che ognuno di noi si porta dentro, che si distacca dal realismo tanto in voga in quell’epoca.

Pubblicato da

Michela Iovino

Le parole aiutano la "coraggiosa traversata" della realtà, così scrisse una volta Elsa Morante. Lo credo anche io, fermamente, per questo scrivo. Amo l'arte, la musica classica, il cinema e in particolar modo la letteratura, che è essenziale punto d'appoggio. Nei frattempo della vita colleziono storie, forse un giorno ne scriverò qualcuna!

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