“Green River” dei Creedence Clearwater Revival: American Way Of Life

 

Green River-Fantasy Records-1969

Cosa rende i Creedence Clearwater Revival una delle band fondamentali della musica americana e, più in generale, della storia del rock? Non certo il loro strano e lunghissimo nome così difficile da pronunciare e da ricordare. Nemmeno la loro tecnica lontana da virtuosismi e funambolismi. Il loro aspetto forse? Probabilmente la maggior parte degli ascoltatori non sa nemmeno i loro nomi ne tantomeno conosce le loro facce. A dirla tutta persino la loro vena compositiva non è eccellente dal momento che hanno infarcito i loro cinque dischi ufficiali di numerose cover. Ma allora cosa li rende una delle band più importanti e più popolari della storia?
Il groove, il sound inconfondibile, la loro capacità di fondere tutte le maggiori correnti della musica americana: il country, il blues, il rock’n’roll, la swamp music e persino la psichedelia. Californiani di nascita, i Creedence Clearwater Revival si consideravano profondamente “sudisti”. Dopo un album d’esordio omonimo composto interamente da brani altrui riveduti e corretti in chiave psichedelica (Suzie Q e I Put A Spell On You su tutti), ed un secondo lavoro, Bayou Country, dominato dall’arcinota Proud Mary, la band pubblica Green River, il suo album più compiuto e rappresentativo.

John Fogerty, il leader indiscusso, trova il proprio stile abbandonando le divagazioni allucinate dei primi dischi a favore di brani molto più brevi e orecchiabili perfetti per la programmazione radiofonica. Dall’intro lancinante della title-track, al galoppare scatenato del batterista Doug “Cosmo” Clifford in Commotion, fino al basso pulsante di Stu Cook in Bad Moon Rising ed alla chitarra battente di Tom Fogerty in The Night Time Is The Right Time, Green River” è un viaggio al centro della musica e della filosofia americana. Le tematiche affrontate sono tratte dalla vita di tutti i giorni. La guerra del Vietnam in Wrote A Song For Everyone, la difficoltà a sbarcare il lunario in Lodi, il viaggio come stile di vita in Cross Tie Walker, tutti argomenti che fanno di Green River un capolavoro universale che trascende anni e stilizzazioni.

 

Creedence Clearwater Revival-Aprile 1970

Generazioni di musicisti sono stati influenzati dai Creedence Clearwater Revival e da Green River in particolare. Basti pensare al Bruce Springsteen di Born In The USA, ai Lynyrd Skynyrd di Second Helping, agli Eagles di Hotel California fino ai recentissimi U2 di The Joshua Tree, tutti hanno un debito piuttosto consistente nei confronti della band di El Cerrito. Nello spazio di cinque anni, dal 1967 al 1972, e di cinque album i Creedence Clearwater Revival sono stati capaci di lasciare una traccia indelebile nel rock, riuscendo tuttavia a non cedere mai ai dettami dello show business né a trasformarsi in celebratissime superstar. Certo hanno collezionato dischi d’oro a volontà, hanno dominato le classifiche, sono entrati nella Rock’n’Roll Hall Of Fame ma hanno sempre conservato quel carattere di genuinità e semplicità che ha da sempre caratterizzato i loro dischi.

Ascoltare Green River, anche ad anni di distanza, è come partecipare ad una festa campestre in Louisiana, mangiare il tacchino durante il giorno del Ringraziamento o passeggiare lungo le sponde del Mississippi. USA allo stato puro, niente di più niente di meno. E’ un viaggio immaginifico nell’American Music che parte dalle melmose paludi del bayou e, come un treno a vapore, attraversa le desolate città della remota provincia statunitense per arrivare al caldo sole della California. Questi sono i Creedence Clearwater Revival; questo è quello che hanno fatto e scusate se è poco…
Di Gabriele Gambardella.

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