“Anteprima mondiale”, di Aldo Nove

Dopo vent’anni Aldo Nove (Amore mio infinito, Un bambino piangeva, Addio mio Novecento) torna alle origini con Anteprima mondiale (La nave di Teseo), il seguito di quel Woobinda e altre storie senza lieto fine (Castelvecchi, poi ripubblicato nel 1998 da Einaudi col titolo Superwoobinda) che nel 1996 ha portato alla ribalta drammi e perplessità di un’Italia che stava godendo degli ultimi frutti di quel boom economico di qualche decennio prima. In quel libro Aldo Nove raccontava un’Italia consumistica e in preda a una sorta di morboso “sogno americano all’italiana”.

Da Woobinda ad Anteprima mondiale

Woobinda faceva parte dei “testi sacri” di quei cannibali che stavano divorando dall’interno la letteratura e la realtà italiana per poi mostrarcene il contenuto. Nel 2016, racconta l’autore in una nota finale, “di quello spirito rimane l’amarezza di una vittoria. La realtà descritta da quegli autori divenne dominante, si stabilizzò e incancrenì”.

Aldo Nove torna a quelle tematiche con 34 nuovi racconti in puro stile cannibale. Agguanta la realtà, la aggredisce, la mastica, la rigetta sulla carta. Il tono dei racconti è sempre il solito, fra lo stupito e il disincantato, con questo suo modo tutto peculiare di spiegare a noi lettori la realtà che ci circonda come se volesse fornirci un libretto d’istruzioni for dummies:

«Oggi sappiamo tutti che avere una laurea è come essere iscritto nel registro degli indagati degli assassini seriali. […] Nullafacenti imbottiti di psicofarmaci oppure volontari all’Expo tanto per provare a non morire d’inedia e tirare su figa».

(Da Le allegre avventure di Gianni. Questa volta alle prese con il suo maggiordomo)

E ancora:

«I caffè sono dei posti antichi tipo Facebook e Badoo ma, anche se privi di funzioni come “mi piace” e “banna” e “organizza un evento”, offrono un grande vantaggio rispetto ai social network che è la possibilità di acquistare senza i tempi lunghi di Amazon cose tipo caffè, brioche, cappuccini […]».

(Da Lo sventramento della storia)

Il risultato è doppio: da un lato il mondo intorno a noi ci viene mostrato da una certa distanza, come se stessimo studiando una civiltà scomparsa o in procinto di scomparire (come, per fare un esempio, quando si leggono testi su usi e costumi degli italiani nel primo Novecento); dall’altro lato questo stesso mondo ci viene presentato come strano, contorto, alieno, poiché vengono ribaltate le conoscenze che ne abbiamo – e in questo modo possiamo per comprenderne le pecche e le fallacie.

L’apocalisse fra nostalgia e modernità

Aprire la prima pagina di Anteprima mondiale riporta subito la mente in un luogo familiare, come quando si rientra nella vecchia casa in cui si trascorrevano le estati. E l’incipit è disarmante, perché ricalca esattamente quel Woobinda così amato e odiato:

«Ho ammazzato i miei genitori perché leggevano un libriccino assurdo, Woobinda di Aldo Nove».

(Da La camera dei segreti)

Questa stessa nostalgia di questo “bambino di cinquant’anni” si ritrova in diversi racconti, fra cui quelli della sezione finale Amarcord. In generale si legge una sorta di odi et amo nei confronti di un’epoca al contempo d’oro per la scrittura italiana (un’epoca in cui esistevano case editrici come Castelvecchi che puntavano su autori come Aldo Nove e Isabella Santacroce: oggi chi pubblicherebbe una raccolta di racconti composta perlopiù da frammenti di testi?) e sull’orlo del baratro per quanto riguarda la crisi dei valori che allora stava, secondo l’autore, iniziando. Un punto fisso di Aldo Nove, infatti, sembra essere che la colpa di (quasi) tutto possa essere attribuita a Berlusconi. Questo nome è presente in molti dei racconti, così come nella nota finale; chi è stato al Salone del Libro, poi, avrà avuto modo di ascoltare l’invettiva di questo autore “poco costumato” nei confronti dell’ex presidente del Consiglio.

«Quindi chi scrive, cioè io Aldo Nove, è stato per anni mantenuto da Berlusconi parlandone e scrivendone malissimo. Molti italiani hanno fatto questo».

(da Amarcord Mario Monti. 2011)

Un elemento topico allora (negli anni Novanta) come oggi (negli anni Dieci) è quello del consumismo. Anteprima mondiale (anteprima mondiale della catastrofe a cui stiamo assistendo da spettatori, è questo il sottinteso) ci porta in una società in cui noi esseri umani non siamo altro che acquirenti e consumatori: compriamo cose e consumiamo il tempo appresso a queste “cose”:

«Non c’è più bisogno di capire. Basta comprare. Comprare tantissime cose, il più possibile, perché prendano il tuo posto e abitando in te esistano più di te così tu diventi loro, meno di  loro. Non è importante avere soldi per comprare, basta avere l’attitudine. Sapere che sei quello che compri. Poi esci e guardi il panorama. Il panorama è fatto da chi l’ha comprato. Chi lo ha comprato e te lo rivende. Come chi t’ha comprato il tempo e adesso te lo rivende sotto forma di telefonino».

(Da C’è in giro moltissima realtà)

Fra ironia, malinconia, smarrimento e satira, si arriva poi alla fine, al 2016. E Aldo Nove butta lì con nonchalance, mentre racconta di quando, nella partita Ael Larissa-Acharnaikos, i giocatori dell’Ale hanno mantenuto un silenzio di due minuti per ricordare le centinaia di bambini che perdono la vita nell’Egeo a causa dell’indifferenza dell’UE, una frase che lascia il sapore della sconfitta in bocca:

«Se da anni stiamo fingendo di giocare un gioco finito, prenderne atto è lo scandalo necessario. Perché giochiamo che non c’è più scandalo. Voltando la faccia altrove. Ma altrove inizia a erodersi».

(Da Amarcord Ael Larissa vs Acharnaikos. 2016)

Nota a margine sulla Nave di Teseo

La nave di Teseo, nata per volontà di Elisabetta Sgarbi e del compianto Umberto Eco come segno di insofferenza verso “Mondazzoli”, si propone come scialuppa di salvataggio della letteratura contemporanea, come fanno, d’altro canto, molte delle case editrici indipendenti nate ultimamente.

Quello che colpisce nel libro di Nove, tuttavia, è una discreta presenza di errori. E non parliamo qui solo di refusi ma anche d’impaginazione di cui uno, il più grave, nella copertina. Si riporta infatti che Anteprima mondiale è “il seguito di Woobinda, il romanzo culto che ha segnato una generazione”… ma Woobinda era una raccolta di racconti! Di errori di questo genere se ne possono contare almeno una dozzina. Considerando che si parla qui di un testo di 200 pagine circa, parliamo di una media di un errore ogni 20 pagine. Che non è poco per una casa editrice che si fa (più che giustamente, possiamo dire) vanto della qualità dei suoi autori.

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