Raffaello

‘Raffaello e l’eco del mito’ in mostra dal 27 gennaio 2018 al 06 maggio 2018 a Bergamo

Raffaello è il protagonista della stagione espositiva 2018 di Bergamo con la grande mostra Raffaello e l’eco del mito che anticipa le celebrazioni dell’anniversario, nel 2020, dei 500 anni dalla morte del maestro urbinate, attraverso un inedito percorso di oltre 60 opere, provenienti da importanti musei nazionali e internazionali e da collezioni private. Il progetto scientifico della mostra ha preso avvio dal San Sebastiano di Raffaello, il capolavoro giovanile parte delle raccolte della Carrara, non solo protagonista di una sezione dedicata ma centro dell’indagine espositiva che si sviluppa attraverso vari capitoli: le opere dei “maestri” come Giovanni Santi, Perugino, Pinturicchio e Luca Signorelli, raccontano la formazione; un significativo corpus di opere di Raffaello ne celebra l’attività dal 1500 al 1505; infine, il racconto del mito raffaellesco si sviluppa in due sezioni, la prima ottocentesca e la seconda dedicata ad artisti contemporanei.

Gli anni giovanili di Raffaello sono caratterizzati da una continua capacità di innovare i canoni linguistici del suo tempo, come testimoniano i 14 capolavori presenti, dalla Madonna Diotallevi di Berlino alla Croce astile dipinta del Museo Poldi Pezzoli, dal Ritratto di giovane di Lille al Ritratto di Elisabetta Gonzaga degli Uffizi, fino al San Michele del Louvre, parte di un dittico commissionato ai primi del Cinquecento da Guidobaldo da Montefeltro insieme al nipote Francesco Maria della Rovere.
Per la prima volta, inoltre, vengono riunite in Europa tre componenti della Pala Colonna (dal Metropolitan Museum of Art di New York, dalla National Gallery di Londra e dall’Isabella Stewart Gardner di Boston) e tre componenti della Pala del beato Nicola da Tolentino (dal Detroit Institute of Arts e dal Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa), a testimonianza dell’eccezionale contributo critico che l’esposizione intende presentare.

Anticipa la sezione delle opere autografe, un capitolo dedicato all’ambiente culturale in cui Raffaello crebbe, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, soffermandosi sulla corte dei Montefeltro a Urbino, attraverso l’opera del padre Giovanni Santi, capo di una fiorente bottega, scrittore e attore di cerimoniali, di Perugino, di Signorelli e di Pinturicchio, artisti dei quali è in alcuni casi allievo, in altri semplicemente acuto osservatore, in altri ancora collaboratore.

Raffaello: Attorno al San Sebastiano. Genealogia di un’immagine

Proveniente dal lascito di Guglielmo Lochis, che dona dopo la metà dell’Ottocento la sua raccolta alla città di Bergamo, il San Sebastiano è, all’interno del percorso espositivo, posto in dialogo con opere di autori che hanno affrontato sia lo stesso tema iconografico sia il genere del ritratto sullo sfondo di paesaggio – invenzione per eccellenza della cultura fiamminga – di cui sono presenti alcune testimonianze, dal Ritratto d’uomo di Hans Memling al San Sebastiano di Pietro de Saliba fino alle due opere Ritratto di giovane come San Sebastiano di Giovanni Antonio Boltraffio e Marco d’Oggiono, allievi di Leonardo a Milano.

San Sebastiano

La fortuna nel primo Ottocento: un mito che rinasce

La fama di Raffaello, già mito in vita, è destinata a propagarsi come un’eco lungo i secoli, in particolare nell’Ottocento, dove il fascino esercitato dalla sua vicenda artistica, tanto breve quanto intensa, alimenta storie di fantasia di derivazione romantica, tra arte e umane passioni. Ne è l’emblema il dipinto La Fornarina in prestito dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini, inesauribile fonte di ispirazione di cui sono esempi in mostra le opere di Giuseppe Sogni, Francesco Gandolfi, Felice Schiavoni, Cesare Mussini. L’eco nella contemporaneità
Il fascino dell’opera di Raffaello, che ha proseguito il suo sviluppo nel Novecento e fino ai giorni nostri, è alla base di un ulteriore capitolo d’indagine dell’esposizione, a cura di Giacinto Di Pietrantonio. Opere sotto forma di citazioni, tributi, ritratti ‘in veste di’, rivisitazioni iconografiche di celebri artisti quali, tra gli altri, Giorgio de Chirico, Pablo Picasso – di cui la mostra ospita anche un dipinto in prestito dalla Pinacoteca di Brera -, Luigi Ontani, Salvo, Carlo Maria Mariani – con un lavoro proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma – ma anche Christo, Francesco Vezzoli e Giulio Paolini, che ha realizzato anche l’inedito Studio per Estasi di San Sebastiano installato nello spazio di norma occupato in Accademia Carrara dal San Sebastiano di Raffaello (Sala 4): un simbolo di dialogo tra i due artisti e di collegamento ideale tra l’Accademia Carrara e la GAMeC.

L’allestimento di Raffaello e l’eco del mito è stato progettato da De8 Architetti e Tobia Scarpa e accompagna il visitatore lungo le sezioni della mostra, valorizzandone il carattere di ricerca anche grazie al progetto grafico di Felix Humm e il copywriting di Gigi Barcella.

Inutile sottolineare come Raffaello sia uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, celebri le sue opere come La scuola di Atene, la già citata Fornarina,  La Crocifissione, Lo Sposalizio della Vergine, dove è evidente il confronto con gli spunti compositivi del Perugino, di cui Raffaello divora le novità, reinserendole all’interno delle proprie categorie artistiche, che restano essenzialmente urbinati, nell’importanza attribuita alle misurazioni spaziali e alla naturalità delle espressioni, sempre controllate attraverso lo strumento del disegno dal vero. Nel percorso lavorativo di Raffaello inoltre deve essere stata di fondamentale importanza la partecipazione, come progettista, al cantiere della libreria Piccolomini a Siena, affidata nel contratto del 1502 al solo Pinturicchio. A questa impresa è collegata probabilmente la commissione del dittico col Sogno del cavaliere e Le tre Grazie, eseguite per Scipione Borghese, in cui Raffaello si confronta con raffinati temi umanistici. Raffaello sente parlare dei primi disegni di Leonardo per La battaglia di Anghiari e desideroso di conoscere le novità del maestro, si fa raccomandare dalla sua protettrice, la duchessa di Senigallia, con una lettere inviata al gonfaloniere della Repubblica fiorentina, Pier Soderini. Viene infatti accolto a Firenze alla fine del 1504. Durante il soggiorno fiorentino l’artista urbinate sperimenta più volte il tema della Madonna con Bambino e realizza i ritratti per i coniugi Doni, dipinge per i Montefeltro il dittico con San Giorgio e il drago e San Michele Arcangelo, mentre per la cappella funeraria della famiglia Baglioni in San Francesco al Prato, a Perugia, realizza il celebre Trasporto di Cristo destinato ad esprimere il dolore della committente, Atalanta Baglioni, per la morte del figlio.

A partire dagli ultimi mesi del 1508, Raffaello si trasferisce a Roma e, grazie, all’intermediazione del suo conterraneo Bramante, ottiene da Giulio II l’incarico di dipingere la stanza della Segnatura e la stanza di Eliodoro. Sotto Leone X la sua attività in Vaticano diviene proteiforme: progetta e dipinge solo in parte la stanza dell’Incendio di Borgo, lavora ai cartoni per gli arazzi della Sistina, diviene architetto della nuova Basilica di San Pietro e di tutti i cantieri Vaticani, sovrintende la conservazione dei marmi antichi. Oltre agli impegni per i Papi, Raffaello riesce a lavorare per altri committenti illustri, fra i quali Agostino Chigi (celebre Il trionfo di Galatea) e a realizzare numerose pale d’altare, ritratti e progetti architettonici e palazzi nobiliari. La morte lo coglie nel 1520 mentre è intento a realizzare la splendida Trasfigurazione di Cristo, che, secondo il racconto del Vasari, viene esposta insieme al suo corpo “facendo scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.

 

Fonte:www.arte.it/calendario-arte/bergamo/mostra-raffaello-e-l-eco-del-mito-44417

Pubblicato da

Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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