‘On Assignment, una vita selvaggia’: le fotografie di Stefano Unterthiner al Forte di Bard

La mostra On Assignment, una vita selvaggia presenta per la prima volta al pubblico al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, dal 14 dicembre 2019 al 2 giugno 2020, le immagini dei reportage realizzate dal fotografo Stefano Unterthiner nel periodo dal 2006 al 2017 su commissione del National Geographic Magazine.

Una retrospettiva che vuole invitare il pubblico a scoprire il mondo della fotografia naturalistica provando a raccontare, attraverso la vita e lo sguardo di un grande fotografo, il nostro rapporto con la natura e le altre specie.

La mostra documenta, in particolare, il lavoro realizzato da Unterthiner per il celebre magazine americano, di cui è collaboratore dal 2009 (e primo italiano nella storia della fotografia moderna). Ben 77 le immagini esposte, suddivise in dieci storie che mostrano un grande ritratto del mondo animale: dalle fotografie realizzate nel remoto arcipelago di Crozet, a quelle prodotte, sulle tracce del puma, in Cile; dalle suggestive immagini sul cigno selvatico, ai drammatici scatti che documentano il declino del cinopiteco in Indonesia.

L’immagine del cinopiteco ‘Troublemaker’ realizzata nel 2007 lungo la costa di Tangkoko. Il nome, che letteralmente significa ‘combina guai’, gli fu dato da alcuni ricercatori per il carattere curioso e particolarmente dispettoso del giovane maschio.

I dieci reportage sono:
. Crozet (2006-2007): pinguino reale e altre specie subantartiche
Una spedizione lunga cinque mesi in uno tra i luoghi più selvaggi e incontaminati del nostro pianeta.
. Giappone (2010): cigno selvatico
Un ritratto poetico di uno dei simboli della natura del grande Nord.
. India (2010): entello
Una primate venerato che lotta per sopravvivere in una delle regioni più aride dell’India.
. Cile (2011): fauna della Patagonia andina
Una spedizione sulle Ande per fotografare il più elusivo e misterioso tra i felini: il puma.
. Seychelles (2011): sterne tropicali
Un reportage che documenta alcune popolazioni di sterne che rischiano di scomparire per il cambiamento climatico.
. Indonesia (2012): varano di Komodo
Spedizione tra i ‘draghi’ di Komodo in compagnia del ricercatore Claudio Ciofi.
. Italia (2013): fauna alpina
Un grande ritratto del primo Parco Nazionale italiano: il Gran Paradiso.
. Indonesia (2007 e 2015): cinopiteco
Un reportage che racconta le cause del declino di uno dei venticinque primati più minacciati di estinzione.
. Italia (2016): falco grillaio
Una città storica, Matera, e una piccola specie di rapace. Quando la convivenza tra uomo e natura diventa possibile.
. Australia (2017): varie specie di Macropodidi
Simbolo dell’Australia, oggi il canguro è oggetto della più grande caccia legale al mondo.

A questi dieci reportage si aggiunge un’anteprima del progetto “Una famiglia nell’Artico”, dedicato al soggiorno di un oltre un anno, che il fotografo e la sua famiglia stanno trascorrendo alle Isole Svalbard, con l’intento di documentare e comunicare il fenomeno del cambiamento climatico. Sarà inoltre presentato il documentario “Una vita selvaggia” che racconta il lavoro di campo di Stefano Unterthiner attraverso il materiale inedito girato nel corso di alcuni assignment realizzati dal fotografo e presentati in mostra.

«Il mestiere del fotografo naturalista non è facile – ha dichiarato Stefano Unterthiner – può far sognare molti, ma pochi possono immaginare cosa voglia dire realmente vivere di fotografia. Qualcuno lo ha definito ‘il mestiere più bello del mondo’ ma ho imparato sulla mia pelle che questa definizione è vera solo in parte. Le immagini raccolte in questa mostra sono una piccola parte della mia produzione di questi due decenni di attività, ma credo possano ben rappresentare quello che ho fatto in questi anni. Fotografie che raccontano, soprattutto, la mia decennale avventura con il Magazine americano: quella mitica pubblicazione che per tanti anni mi aveva fatto sognare. Ricordo che, da ragazzo, non appena ricevevo l’ultimo numero andavo subito a cercare la rubrica di chiusura. Il suo titolo era On assignment e raccoglieva la testimonianza di uno dei fotografi che avevano contribuito a quel numero. La rubrica è poi scomparsa ma ho fatto in tempo ad esserci anch’io in occasione della prima storia che ho pubblicato. Appaio ritratto con indosso una cerata gialla, alle mie spalle un mare di pinguini reali. La mia vita selvaggia iniziò lì».

L’esposizione si inserisce a pieno titolo nella linea culturale che il Forte di Bard dedica all’esplorazione e alla documentazione fotografica dell’ambiente naturale attraverso artisti di livello nazionale e internazionale.

Il fotografo
Zoologo, fotografo naturalista e divulgatore, Stefano Unterthiner è autore di otto libri fotografici e abituale collaboratore del National Geographic. Le sue immagini sono pubblicate ed esposte in tutto il mondo e regolarmente premiate al Wildlife Photographer of the Year.

Volume fotografico. Edizioni Ylaios, 180 pagine

Brescello dedica una mostra fotografica ad Angelo Rizzoli: uno spaccato sul mondo piccolo cinematografico negli anni ’50-‘60

Ecco il paese, ecco il piccolo mondo di un mondo piccolo piantato in qualche parte dell’Italia del Nord, là in quella fetta di terra grassa e piatta che sta tra il fiume e il monte, tra il Po e l’Appennino. Nebbia densa e gelata l’opprime d’inverno, d’estate un sole spietato picchia martellate furibonde sui cervelli della gente e qui tutto si esaspera, qui le passioni politiche esplodono violente e la lotta è dura, ma gli uomini rimangono sempre uomini e qui accadono cose che non possono accadere da nessun’altra parte….”. Siamo alle soglie del ’51 – Sembra ancora di sentirli urlare e litigare, Peppone e Don Camillo, per le vie e le piazze di Brescello. Nell’immaginario collettivo l’associazione tra i due acerrimi nemici-amici e il piccolo centro della bassa padana è immediata, ma la realizzazione pratica del progetto si rilevò alquanto complicata poiché occorreva trovare una località che non soltanto riproducesse l’atmosfera tipica della Bassa Padana, ma anche un luogo che riuscisse a dare un’immediatezza scenica e visiva dell’epica lotta tra i due personaggi. Il trio formato da Angelo Rizzoli (Produttore), Julien Duvivier (Regista) e Giovannino Guareschi (Scrittore), avevano ormai perso le speranze di trovare un luogo adatto al progetto del film, quando, infine, giunsero a Brescello. Fu un colpo di fulmine. La grande piazza, la Chiesa e il Municipio, non collocati di fronte ma bensì in posizione defilata come se si guardassero in cagnesco, rappresentarono subito il luogo ideale per il regista francese e fecero riconoscere anche a Giovannino Guareschi i luoghi amati del “Mondo piccolo”.

L’Amministrazione Comunale di Brescello si preoccupò, con il Sindaco di allora, di far stampare dei manifesti da affiggere in Paese “Cittadini, come molti sanno già il nostro Comune è stato scelto per la produzione di un grande film internazionale diretto dal regista francese Julien Duvivier e interpretato da attori noti in tutto il mondo. Facciamo appello al senso di cortesia e buona volontà innata nella nostra popolazione perché a questi lavoratori italiani e stranieri che presto verranno fra noi sia riservata la migliore accoglienza ed ogni possibile collaborazione. A oltre 50 anni da quei giorni, è sorprendente come il Sindaco vero, aveva visto giusto, tutti collaborarono e ancora oggi la gente del posto fa il possibile per rendere gradevole la presenza di decine di migliaia di turisti.

Brescello

Brescello è ormai un set cinematografico all’aperto che, ad ogni angolo, rimanda a scene dei film di “Don Camillo e Peppone” e proprio per rafforzare il ruolo di “location” del cinema, nel 1989 è sorto il “Museo” dedicato ai due mitici personaggi, al suo interno sono conservati numerosi cimeli legati alla realizzazione dei film: abiti di scena, foto delle lavorazioni, locandine, il sidecar con la moto Guzzi di Peppone, la boccetta contenente l’olio di ricino, la bandiera rossa con falce e martello, le biciclette su cui i due personaggi concludono molte delle loro storie, raccolte del “Candido” e molto altro.

Occorre ricordare che il Museo di “Peppone e Don Camillo”, gestito dai volontari della Pro Loco che si avvalgono della collaborazione fondamentale con la Fondazione “Brescello paese di Don Camillo e Peppone”, è aperto tutto l’anno con i seguenti orari: Dal Martedì al Venerdì 09,30 – 12,30 e 14,30 – 17,30 Sabato, Domenica e Festivi: 09,30 – 12,30 e 14,30 – 18,30 Nel Museo sono in vendita tutti i libri di Giovannino Guareschi, i DVD dei film, cartoline, vari gadget e prodotti tipici.

Dopo 6 anni dalla prima esposizione, la Fondazione “Paese di Don Camillo e Peppone” ha pensato di riproporre al pubblico, ai visitatori, agli amanti del cinema, la mostra fotografica dedicata all’editore e produttore Angelo Rizzoli. Si tratta di una raccolta di 35 scatti provenienti dall’archivio storico RCS di Milano, materiali utilizzati da rotocalchi e riviste degli anni 50’ e 60’, nelle quali sono documentati numerosi incontri di Rizzoli con personalità del mondo dello spettacolo, del cinema, della cultura e della società italiana dell’epoca. Le immagini proposte testimoniano la ricchezza dei contesti e delle relazioni che il patron milanese intratteneva nella sua prolifica attività, nonché il ruolo illuminato che i produttori rivestivano a quel tempo nella promozione della cultura, nell’investimento verso il cinema, spesso con scelte innovative e coraggiose.

Camillo e Peppone

Non a caso il nome di Rizzoli, attraverso la celebre casa “Cineriz”, accompagna la produzione di film non ortodossi, colti e complessi, che hanno poi fatto la storia del cinema mondiale, come “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni e “La Dolce Vita” di Federico Fellini, due pellicole dirompenti che segnarono forse la fine delle illusioni del boom economico e, per certi versi, della Commedia all’Italiana di quella fortunata stagione.

A Brescello Rizzoli viene però soprattutto ricordato con affetto e gratitudine per il contributo che diede alla prosecuzione delle produzioni cinematografiche su Don Camillo e Peppone. Dopo gli intramontabili film firmati da Julien Duvivier, nel 1955 produsse infatti “Don Camillo e l’Onorevole Peppone” e nel 1961 “Don Camillo monsignore… ma non troppo”, lasciando indelebili memorie nel paese, nonché testimonianze concrete nel paesaggio locale, che possiamo ammirare ancora oggi. Basti solo pensare al protiro della Chiesa di Santa Maria Maggiore – la Chiesa del paese e del Cristo parlante, insomma – edificato appositamente per il film del 1955.

Le cronache raccontano anche fatti curiosi. Pare che Rizzoli si recasse molto volentieri a Brescello, poiché apprezzava molto i film, e aveva un debole per Guareschi. “…al contrario non l’ho mai visto sul set di “La dolce vita” di Fellini”, così raccontò l’attrice Valeria Ciangottini (interprete di “Don Camillo Monsignore…ma non troppo”).

Così, insieme a Rizzoli, perennemente con la sigaretta in bocca, in queste foto possiamo incontrare gli amati Gino Cervi e Fernandel, come tutta una schiera di spalle e comprimari d’eccezione. Ma anche Walter Chiari, Gina Lollobrigida, lo stesso Fellini, Montanelli, Rosi, personaggi di spicco della politica e delle istituzioni, quali Fanfani e De Gasperi. Le immagini sono corredate da didascalie composte con l’aiuto dell’Archivio RCS, che nel 2011 concesse il materiale alla Fondazione di Brescello e, nel quadro d’insieme, mettono in scena quel “dietro le quinte” delle opere cinematografiche, quel mondo di relazioni e contatti del mondo dello spettacolo che permise la realizzazione di grandi capolavori e di momenti d’eccezione del costume italiano.

La mostra su Angelo Rizzoli, aperta al pubblico dal 6 agosto 2017 al 7 gennaio 2018, vuole anche porsi come preludio al 2018, prossima occasione per il ricordo della nascita, nel 1908, e della morte, nel 1968, di Giovannino Guareschi, per tornare a sottolineare anche il sottile rapporto che si venne a creare tra l’autore dei personaggi delle novelle e dei film e di colui che ha contribuito a rappresentarli sul grande schermo, tra lo scrittore e vignettista di Fontanelle e l’editore del Candido e del Bertoldo.
L’allestimento è stato realizzato in collaborazione con il Centro Documentazione RCS Periodici, che ha concesso l’uso delle foto, con il prezioso aiuto di Ezio Aldoni, Virginio Dall’Aglio e con l’Associazione Pro-Loco di Brescello, ed è un’iniziativa complementare al sistema museale locale dedicato non solo al “Mondo Piccolo” dei film, ma anche al territorio della bassa, all’area del Po, alla storia e alle tradizioni emiliane di questo angolo di pianura padana.

 

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