Il maestro Lorenzo Chinnici espone al Grand Hotel Timeo di Taormina dal 19 settembre

Il tempo sospeso, si intitola così la mostra personale del maestro siciliano classe 1942 Lorenzo Chinnici il cui opening avrà luogo il prossimo 19 settembre e che terminerà il 24 settembre, presso il Belmond Grand Hotel Timeo di Taormina. La mostra rappresenta l’occasione per immergersi non solo nell’arte ma anche nella maestosità di una delle terrazze sul mare più belle e suggestive del mondo, in un abbraccio fra il Teatro Greco, il monumento più celebrato della Sicilia antica e il panorama mozzafiato della costa orientale siciliana, fra i riflessi del Mar Ionio e i massicci dormienti dell’Etna. È in questa location d’eccezione che Lorenzo Chinnici, che non è mai stato vittima di mode pittoriche, ben lontano dall’arte commerciale e dal successo facile, vuole inaugurare la sua nuova mostra in terra natale. Dopo una carriera espositiva dal respiro internazionale che ha toccato città come Parigi, Milano, Londra e New York, è giunto il momento per Chinnici di confrontarsi con le proprie radici, di ritornare alle origini. Scene bucoliche punteggiate da spiagge, pescatori, barche di legno, lavandaie e contadini a lavoro. Protagonisti simbolici e ‘senza volto’ che rievocano i colori e i ricordi di una Sicilia governata dagli umori del cielo e del mare, testimoni di quello che è diventato un lusso per pochi e fortunati eletti: il tempo appunto.

Lorenzo Chinnici nasce a Merì, in Sicilia, nel 1942. Dopo regolari studi artistici, diplomatosi maestro d’arte nel 1962, insegna materie artistiche presso la scuola statale dove rimarrà fino al 2006. Nella sua età giovanile, per vicissitudini ed eventi spiacevoli, la sua anima, minata da nevrosi depressiva influenzerà i suoi primi lavori artistici: tele ed acquerelli che, a detta dei critici, non rimangono esenti da “grigiori e cupezze cromatiche”. Via via, l’imperante ed ossessiva atmosfera cupa stemperandosi, darà luogo ad una visione nuova della vita che appare meno angosciosa e più aperta a nuove speranze. Ora i suoi colori sono più caldi, più comunicativi, più profondamente umani, proprio per la disponibilità di Lorenzo Chinnici ad aprirsi ad un discorso più lieto, più fiducioso con paesaggi e figure investiti da rasserenanti lampeggiamenti di colore. La maturità artistica di Lorenzo Chinnici inizia però nel 1965, quando un critico d’arte di assoluto valore: S. Pugliatti, nell’estemporanea di centinaia di concorrenti, ammirato sicuramente dalla maturità espressiva di un pensoso paesaggio siciliano, rivelato dall’esordiente da segni decisi e marcati, gli attribuisce un premio molto ambito.

In Lorenzo Chinnici le costanti della sua produzione pittorica sono: l’essenzialità, la memoria, la testimonianza di un mondo che naufraga fra le cose, ma di cui siamo partecipi, come dell’onda del tempo, del resto. Chinnici rappresenta la vita dura e lavorativa e il viver quotidiano con grande efficacia descrittiva, mettendo in rilievo soprattutto la fisicità dei suoi soggetti. Fisicità che unita allo stile realistico mediterraneo tipico degli artisti siciliani, diviene mezzo per scandagliare l’umano, il vissuto, in sintonia con i toni cromatici che sono alla base della sua cifra stilistica riconoscibilissima che ricorda quella del suo conterraneo Renato Guttuso. Si potrebbe parlare anche per Chinnici di realismo sociale, anche se molto probabilmente all’artista siciliano più che denunciare interessa raffigurare una certa essenzialità dei gesti e dell’animo dei protagonisti delle sue opere, dei suoi lavoratori muscolosi e talvolta nostalgici, che sembrano degli atleti pronti per la loro gara quotidiana (Mediterraneo, La mattanza, La fine, Pescatori, La spinta, La forza). Atleti che, pur essendo posti in scenari meravigliosi, portano con se liricamente un drammatico segreto: lavorare instancabilmente per assicurarsi la loro anima e il loro corpo. Come Guttuso anche Chinnici aspira a conciliare la verità e l’attualità delle tematiche con uno stile incisivo fruibile da tutti e come nelle opere di Guttuso, c’è la Sicilia nei suoi lavori, con i suoi profumi e i suoi colori.

Nel dipingere il passato, Chinnici non si pone come un patetico conservatore, ma ripropone quell’energia di un tempo, pura e sana, per rammentare che c’è qualcosa di prezioso e buono, fatto di duro lavoro e sacrifici, non può essere dimenticato e abbandonato. Ecco perché, in questo senso, è importante partecipare all’onda del tempo lontano, per riuscire a cogliere la profondità dell’essere umano. Come è infatti stato giustamente osservato da Nino Cacia, il reale dell’opera di Chinnici è una realtà trascesa e trascendente (verbo che m’era venuto rapido osservando dall’inizio questa sua – esibizione personale – ). Perché, per dedicargli una celebre nozione brechtiana, “il realismo non sta nel come sono le cose ma come esse sono (veramente)”. 

Il maestro Lorenzo Chinnici

Trump si confronta con il siciliano e i siciliani mentre cerca di arrivare al G7 di Taormina

Trump sta guidando con un auto in affitto per raggiungere il G7, ovviamente usa un tom tom russo, la voce si chiama Putin

Trump: Digita Naviga verso… : Ma dove lo facevano? Ah sì Taormina! – Andando si imbatte in due uomini pelati, uno più giovane, sopra i 40, uno molto più anziano

Si ferma e chiede indicazioni, pur avendo paura che possano essere dei profughi messicani, sia perché ha sentito che in Sicilia ne sbarcano parecchi, anche se non riesce a capire come facciano i messicani, pur di arrivare negli Stati Uniti, a prendere delle barche e cercare di passare dalla Sicilia, comunque rischia.

Trump: Dasvidania – saluta in russo, la sua lingua madre.
Montalbano: Eh, ma che minchia di lingua parlasse?
Trump: Are you mexicans? I’m Donald Trump, voi chi siete?
Montalbano: Montalbano.
Trump: No, non da dove venite – sapeva che in Italia molti paesi iniziano con Monte etc… – chi siete?
Montalbano: Pe o culo mi pgghi? Montalbano sono.
Trump: And you?
Andrea Camilleri: Camilleri.
Trump: So, Montalbano and Camilleri, sto cercando Taormina.
Montalbano: Qui sei a Vigata.
Trump: Ok, quanto dista dal muro col Messico questa Vigata?
Montalbano si gira verso Camilleri: Ma chistu è chillu che ce l’ha con il clima?

Camilleri: Chistu ce l’ha con tutti.
Trump: Oh – sbotta – stop boys, ti ho riconosciuto a te sai – dice rivolgendosi a Camilleri, e questi pensa che si riferisca ai suoi libri, al teatro etc… ma sopravvaluta Trump -Tu ti sei schierato con il comunista greco, Tsipras, I ricord – perché come i provinciali italiani credono che l’inglese si formi storpiando l’italiano, Trump crede che l’italiano abbia la struttura dell’inglese, anche se con parole diverse, quindi appunto ricordare è ricord.
Camilleri: Feci anche altro

Trump: Which altr?
Camilleri: Ho rivoluzionato in qualche modo sia l’italiano che il siciliano, rendendoli una cosa unica, il vigatese, parlato dal commissario Salvo Montalbano, il protagonista, dove non si distingue il dialetto dalla lingua nazionale, così da risultare al tempo stesso comprensibile ai non siciliani, ma familiare ai siciliani.
Trump era sconvolto, in Sicilia non usavano il messicano!
Camilleri: Comunque qui nei mie libri ci sono anche le cartine, tenga, si orienti. – gli passa il primo romanzo su Montalbano, La forma dell’acqua.
Trump ride: L’acqua non ha forma, ne era sicuro.
E’ una metafora, cioè le cose possono assumere la forma manipolata che si vuole, come fa lei con le sue politiche.

Trump: Yes metafora… Yo entiendo. – e li guarda sperando di fare bella figura con lo spagnolo.
Montalbano non ne può più: Sceeemo sei, ma pecchè non te ne andasti, eh?
Trump: Ok keep calm Montalban! – e sgomma via.

27 maggio 2017, G7 di Taormina

Gentiloni: Cosa studi Donald?
Trump chiude un libro che sta ripetendo ad alta voce: Spagnolo, così capisco cosa dicono gli immigrati che cercano di invadere il mio Paese.
Gentiloni: Posso vedere? – Trump gli passa La forma dell’acqua di Camilleri – Spagnolo?!
Trump: Yes, ho incontrat due immigrati messicani qui da voi.
Gentiloni: Messicani!?…

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