13 Aprile 2024, al via la terza edizione del Festival culturale dei borghi rurali della Laga

Il 13 Aprile 2024 sarà ufficialmente inaugurato il Festival Culturale dei borghi rurali della Laga. L’evento sarà presentato presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia, in Via Savini 50, Teramo. La conferenza stampa si terrà invece venerdì 12 aprile 2024 alle ore 10:30 presso il Parco della Scienza, in via Antonio De Benedictis, 1 a Teramo. Nel corso della conferenza verrà presentato il calendario del Festival culturale dei Borghi della Laga. Sarà presente l’Assessore alla Cultura di Teramo Antonio Filipponi. Oltre ai rappresentanti istituzionali, saranno presenti i referenti del Coordinamento del Festival dei Borghi e la Responsabile dell’ufficio Stampa del Festival Lisa Di Giovanni.

Alla sua terza edizione il festival coinvolgerà quattro Regioni dell’Italia Centrale come l’Abruzzo, il Lazio, le Marche e l’Umbria e cinque province: Ascoli Piceno, L’Aquila, Perugia, Rieti e Teramo. Diciotto i comuni promotori insieme all’Associazione “FederTrek Escursionismo e Ambiente” e al “Coordinamento Territoriale delle Comunità della Laga”. L’evento sarà patrocinato dal Ministero della Cultura, della Società Geografica Italiana e dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Un tema, quello dell’anno 2024, che dialoga con le precedenti edizioni in maniera strabiliante. Il comitato Organizzatore presieduto dal Responsabile Roberto Gualandri, ha infatti realizzato l’evento “Le comunità della Laga riunite: le sfide per un nuovo Appennino”. Tematica che intende presentare una versione diversa della vita in montagna.

L’evento partirà di fatto con l’inaugurazione del 13 Aprile, ma si estenderà fino a dicembre, con un viaggio itinerante capace di coinvolgere 66 deliziosi borghi rurali d’epoca longobarda. Un progetto che intende premiare tutti coloro i quali dopo gli eventi drammatici del sisma avvenuto nel 2016, sono rimasti in quei Comuni, dedicando la loro vita alle terre in cui sono cresciuti.

A seguito della cerimonia d’apertura, seguirà la Presentazione del Festival nell’area picena nella giornata di martedì 16 Aprile presso il PalaRozzi di Folignano (AP), all’interno della rassegna “LibrArte 2024”, in una sorta di intreccio evento fuori dal comune.  La terza presentazione del progetto, avverrà invece a Roma il 23 Aprile presso il Palazzetto Mattei in Villa Celimontana sede della Società Geografica Italiana. In quest’occasione sarà dato più spazio al valore geografico e scientifico del progetto.

Di grande impatto anche il “FuoriFestival”, la novità introdotta quest’anno, che intende attraverso la legge quadro n° 349/91 sensibilizzare il pubblico alla salvaguardia delle aree naturali protette. Da quest’esigenza nasce il progetto “Missione Parchi, riprendiamo il cammino”. Un percorso a piedi che si estenderà nei maggiori Parchi Nazionali dell’Italia centrale e che attraverserà nell’ultima settimana di maggio, anche il territorio della Laga. Un obiettivo comune, quindi, ovvero la ricostruzione di una reciprocità tra gli enti parco e le comunità residenti.

Saranno 57 le iniziative giornaliere di “borgo in borgo”, dove numerosi itinerari tematici saranno da stimolo per tutte le fasce d’età. Un progetto capillare che si estende su un vasto territorio, capace di intrecciare insieme opportunità, bisogni, idee, a favore non solo delle Comunità residenti, ma anche pronto ad accogliere schiere di visitatori nel comprensorio dei Monti della Laga e dei Monti Gemelli. Un programma vasto con iniziative trasversali pronte ad ingolosire un vasto pubblico.

Di grande valore la presentazione del calendario eventi “Luoghi che rigenerano l’anima, anime che rigenerano luoghi” a cura di Barbara Diletti e Domenico Cornacchia.

Numerose le personalità che presidieranno gli eventi: la referente territoriale del coordinamento delle Comunità della Laga Nadia Ragonici, il Presidente Nazionale Federtrek Alessandro Piazzi, il Presidente del Coordinamento delle Comunità della Laga Roberto Gualandri e molti altri. L’evento sarà moderato da Lisa di Giovanni, giornalista e scrittrice e responsabile dell’ufficio stampa del Festival.

Un Festival che si propone come ponte tra le vecchie e le nuove generazioni, volgendo di fatti lo sguardo ad un futuro dove i saperi e le memorie si fondono insieme, ricostruendo un importante rapporto intergenerazionale.

 

 

 

Venezia 2020: vince prevedibilmente ‘Nomadland’ di Chloé Zhao, tra i film italiani si salva ‘Notturno’ di Rosi

Come da previsione, “Nomadland”, film pieno di cose giuste, come tanto va di moda adesso vince come miglior film Venezia 2020. Una regista donna, Chloé Zhao, nata a Pechino con studi di cinema a New York. Un’attrice con il carisma di Frances McDormand. Gli americani che vivono nei camper, parcheggiandoli al ritmo dei lavori stagionali: perché sono poveri, e perché – suggerisce il film – sono gli eredi dei pionieri con i carri. Un Leone d’oro impeccabile, dal punto di vista della politica festivaliera.

I film in gara per il Leone d’oro hanno messo a dura prova. L’indiano Chaitanya Tamhane, il nome del regista si dimentica all’istante, butta addosso allo spettatore due ore di musica classica. Indiana naturalmente, come il sitar per accompagnamento. Un giovanotto si esercita moltissimo, ma non riesce a sfondare, non vince nessun concorso di canto, quindi odia e disprezza chi molla la tradizione e va su YouTube per fare un po’ di soldi mentre lui è poverissimo. Di fissati è pieno il mondo, non abbiamo l’esclusiva. Per fortuna ci sono i film Fuori concorso. “La voce umana” di Pedro Almodovar con Tilda Swinton. Almodovar ha avuto i suoi momenti bui. Ma quel che tocca diventa cinema, sempre. Fuori concorso anche dubbio “The Duke” di Roger Mitchell. Il Duca di Wellington, s’intende. Ritratto da Goya in un dipinto comprato per 140.000 dalla National Gallery che incuriosisce un pensionato inglese. Non lo vuole per sé, ma per pagare il canone della BBC ad altri pensionati. Helen Mirren è sua moglie occhialuta e ingolfata in abiti grigi e marroncini da casalinga. Casalinga anni 60, Il film è ben scritto a partire da una storia vera, ben recitato, divertente. Niente di meglio per fare pace con il cinema.

Venezia 2020: i film italiani in concorso

E i film italiani in concorso a Venezia 2020? Belli. Bellissimi. Imperdibili. Fanno tenerezza le autopromozioni che stanno scortando la presentazione nelle sezioni principali e collaterali del festival di Venezia 2020, pilotato con abilità, competenza e un pizzico di spregiudicatezza dal duo Ciccutto-Barbera dei titoli battenti bandiera tricolore.

A dirla chiaramente vi hanno trovato accoglienza, tra le mille difficoltà dell’edizione strappata con le unghie e con i denti (e i 120 milioni del Fondo Unico dello Spettacolo erogati dal ministro gattopardo Franceschini) agli incubi del Covid, tutti quelli disponibili all’inizio di una stagione che avremmo pudore a definire “pubblica”. Se andremo o meno ancora al cinema nelle sale delle nostre città è, infatti, un quiz per ora irrisolvibile, ma Venezia 2020 ce l’ha messa sicuramente tutta per dare visibilità e favorire la promozione della produzione nostrana: strategia sicuramente sensata se non obbligata e pazienza se, specialmente per quanto riguarda la corsa al Leone, non è che i ditirambi mediatici ci abbiano regalato certezze indiscutibili.

Prendiamo “Miss Marx” della quarantacinquenne Susanna Nicchiarelli, un film non banale nelle motivazioni e sceneggiato con un’accuratezza inusuale a Cinecittà e dintorni: ricollegandosi al filone delle vite dei personaggi vissuti all’ombra dei vip, la regista romana vi mette in scena in costumi ottocenteschi, in inglese e senza attori di spicco la sconosciuta al grande pubblico Eleanor Marx, sestogenita del filosofo di Treviri, che fu vicina agli ideali paterni con ardente attivismo e scelte di lotta rivolti alla tutela dei diritti delle donne e l’abolizione dello sfruttamento del lavoro minorile.

La contraddizione che sta alla base della rievocazione, ovvero il suo aspetto, più stimolante sta nella figura del suo, purtroppo veritiero, compagno di vita e d’ideologia, un tale Aveling sedicente darwinista, ateo arrabbiato, dedito soprattutto alle scappatelle coniugali, in definitiva una sinistra figura di socialcomunista ipocrita ed egocentrico: la povera ragazza interpretata da Romola Garai, anche per questo destinata a una fine tragica, sperimenta, insomma, sulla propria pelle lo spegnersi di un’illusione e la precarietà degli stili di vita militanti. Tutto molto, troppo diligente, con tanti quadri fissi e il messaggio proto-femminista e anti-maschilista sempre a bagnomaria nel ritmo, col risultato di fare apparire le scenografie e le musiche “a contrasto” temporale un po’ dimesse, sommesse e lontane dalla pungente brillantezza dei modelli d’ispirazione che svariano dalle atmosfere punk al delizioso “Maria Antonietta” di Sofia Coppola.

Anche “Padrenostro” di Claudio Noce riguarda la Storia o più precisamente la cronaca italiana: infatti il film autobiografico più o meno sottotraccia, ci riporta ai pessimi anni Settanta ricostruendo nel prologo l’agguato a Roma di un gruppo armato rosso a un magistrato dal punto di vista del figlio decenne. Il trauma (anche se l’obiettivo dei criminali si salva) costringerà il piccolo protagonista a rifugiarsi in un mondo immaginario che, ovviamente, stride non poco con la ruvidezza degli adulti e coetanei in carne e ossa: fino a quando un angelico fanciullo sbucato dal nulla non arriverà a riaddestrarlo alla vita vera.

La nobiltà degli intenti è fuori discussione, ma la composizione è piatta, un po’ da fiction della domenica in tv, la musica dilata senza averne bisogno i toni già di per sé iper-drammatici e persino Favino esibisce con inusuale malagrazia le progressive truccature d’epoca.

Come previsto non ha invece deluso “Notturno”, il nuovo film di Gianfranco Rosi, il regista dei premiatissimi “Sacro GRA” e “Fuocoammare”: una sorta di oratorio per immagini rare e preziose intonato dalla cinepresa lungo i confini del Kurdistan, Siria, Iraq e Libano in cui non si cercano lo scoop delle carneficine, bensì il sapore, l’odore, il rumore di un non-luogo dove le persone tentano di ricucire le proprie esistenze perennemente in bilico.

L’apocalisse mediorientale vi si manifesta, così, nei racconti, gli sguardi e i comportamenti dei bambini passati nell’incubo dei tagliagole islamici dell’Isis, le madri yazide annichilite dal ricordo dei figli torturati e uccisi, dai bracconieri che insidiano le anitre all’ombra dei pozzi di petrolio, delle guerriere peshmerga che non rinunciano alla cura personale e a qualche vezzo femminile nonostante indossino le tute mimetiche e imbraccino i Kalashnikov.

Il mix tipico di Rosi tra osservazione acuminata e artificio creativo non assomiglia a nessun tipo di documentarismo e ribadisce quanto lo stile sui generis di quest’approccio “in trance” sia più importante del giornalismo corrente o il didascalismo sociologico. Chiude il quartetto in tutti i sensi “Le sorelle Macaluso” dell’autorevole regista teatrale Emma Dante, un film per noi pressoché ingiudicabile in quanto tutto interno a una logica artistica pretenziosa, impettita e volutamente incontestabile, accanitamente autoreferenziale. Le cinque sorelle palermitane del titolo -che seguiremo nell’intero percorso di vita da bambine orfane a vegliarde- esprimono, infatti, ai nostri occhi forse non all’altezza di siffatto, perentorio lirismo (che si vorrebbe, invece, carnale e terragno), soltanto un seguito di episodietti, bisticci, salti temporali, appetiti di ogni tipo, flashback saffici, inserti musicali alla chi più ne ha più ne metta. Per chi ne ha voglia seguono metafore.

 

Venezia 2020: tutti i premi

 

LEONE D’ORO per il miglior film a: NOMADLAND di Chloé Zhao (USA)
LEONE D’ARGENTO – Gran Premio della Giuria a: NUEVO ORDEN (NEW ORDER) di Michel Franco (Messico, Francia)
LEONE D’ARGENTO Premio per la migliore regia a: Kiyoshi Kurosawa per il film SPY NO TSUMA (WIFE OF A SPY) (Giappone)
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a: DOROGIE TOVARISCHI! (DEAR COMRADES!) di Andrei Konchalovsky (Russia)
PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a: Chaitanya Tamhane per il film THE DISCIPLE (India)
COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile a: Vanessa Kirby nel film PIECES OF A WOMAN di Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria)
COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile a: Pierfrancesco Favino (nella foto) nel film PADRENOSTRO di Claudio Noce (Italia)
PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore emergente a: Rouhollah Zamani nel film KHORSHID (SUN CHILDREN) di Majid Majidi (Iran)
LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” assegnato dalla giuria presieduta da Claudio Giovannesi e composta da Rémi Bonhomme e Dora Bouchoucha a: LISTEN di Ana Rocha de Sousa (Regno Unito, Portogallo)

 

Fonti: https://www.ilfoglio.it/cinema/2020/09/05/video/i-film-in-gara-a-venezia-77-mettono-a-dura-prova-lo-spettatore-332944/

I film italiani a Venezia 2020

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