‘La porta dell’inferno’: l’esordio dell’avvocato internazionalista Massimo Maria Tucci

La porta dell’inferno, edito da Gruppo Albatros Il Filo, è il primo romanzo di Massimo Maria Tucci

Ex magistrato tributario, Tucci, è professore universitario e avvocato internazionalista che i suoi clienti ritengono di successo. Ha girato il mondo ricavandone la convinzione che i sentimenti dell’uomo, buoni o cattivi, sono uguali a qualsiasi latitudine. Autore di numerosi testi scientifici, ha scritto ora il suo primo romanzo: il noir metropolitano ambientato a Torino.

La porta dell’inferno: Sinossi

La porta dell’inferno- Copertina del libro

Il romanzo appartiene alla collana Nuove Voci Tracce

– Arnaldo! – Il mio nome mi è stato urlato a pochi cen-
timetri dall’orecchio sinistro. Il lieve dolore mi fa sobbalzare

e il dito che ho sul mouse ha un sussulto. La freccia scatta
come un centometrista, slitta a sinistra, dribbla le icone sullo
schermo e va a incunearsi nella casella “spedisci” della posta
elettronica. Il messaggio che stavo scrivendo si dissolve per

intraprendere il suo misterioso viaggio elettronico e io ri-
mango da solo a fissare lo schermo vuoto.

Non proprio da solo, per la verità, perché l’autore dell’urlo
ora mi sta di fronte e brandisce un forchettone di legno.
– Mark! – sbotto – quante volte devo dirti di non urlarmi
vicino all’orecchio? Lo sai che mi fa un male cane…

– Almeno tu mi trattassi come un cane – mi urla di riman-
do Mark, agganciandosi senza logica apparente alla mia ulti-
ma parola. Del resto la logica non è mai dalla parte di Mark

quando è irritato. Anzi, non è mai dalla parte di Mark e basta.
Mi sta di fronte in grembiule con l’immagine di Linus ai
fornelli, forchettone in mano e pantofole di peluche ai piedi.
Anche così infuriato è bellissimo, i capelli biondi il cui oro
si riflette nelle pagliuzze degli occhi nocciola chiaro e nei
pochi peli che lui chiama barba.

L’omicidio di una ragazza trovata nuda nella piscina di un palazzo della Torino bene fa emergere una città parallela in cui si muovono sette sataniche, club di scambisti e professionisti di specchiata fama apparente. Protagonista è l’avvocato Arnaldo Bertini che, senza perdere la
sua ironia, sarà costretto a indagare perché finito egli stesso nella rosa dei sospettati. Andrà in cerca dell’assassino con il supporto morale di Mark, coinquilino stilista e cuoco raffinato, e l’aiuto professionale di un rassicurante agente investigativo. Dalle loro indagini verrà fuori
il lato oscuro del capoluogo piemontese. Al protagonista il compito, forse impossibile, di richiudere la porta dell’inferno.

Scrive Balbara Alberti nella Prefazione: Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo. Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire. Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del  viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

L’avvocato Arnaldo Bertini ha catalizzato l’attenzione di molti lettori. Il libro, infatti, soprattutto nell’edizione ebook, ha venduto migliaia di copie. Dopo il successo del primo romanzo l’autore annuncia un sequel, due romanzi e due casi da risolvere: uno  a Milano nel mondo della moda e l’altro in Africa. Bertini è lontanissimo dagli investigatori come Sherlock Holmes o il Dottore Ingravallo di Quer Pasticciaccio brutto di Via Merulana, è piuttosto come dice l’autore “il vicino della porta accanto. Bello ma non sa di esserlo, pigro quel tanto da impedirgli di diventare un carrierista. Fondamentalmente un mite che, suo malgrado, finisce per trovarsi in un mare di guai che non ha cercato ma che comunque non fa nulla per evitare perché in fondo ha un profondo senso della moralità e del dovere che, in questo secolo ventunesimo, non sono di moda, come l’onestà troppo profonda verso se stessi e gli altri.

 

https://www.gruppoalbatros.com/prodotti/la-porta-dellinferno-massimo-maria-tucci/

 

Max Deste – “Il desiderio di cadere”

“Il desiderio di cadere” dello scrittore e musicista svizzero Max Deste è un romanzo crudo e drammatico in cui è presente anche una vena ironica, che riesce ad alleggerire la storia raccontata; Jack, il protagonista dell’opera, è la voce narrante che accompagna il lettore in una vicenda che parla di perdita e di dolore ma anche della possibilità di rinascere e di ritrovare l’equilibrio. Jack è un uomo indolente e tendenzialmente svogliato, che nella vita ama fare solo due cose: leggere e scrivere; è infatti autore di una raccolta poetica e di due romanzi ma non ha mai avuto l’intenzione di pubblicarli, perché è convinto che si debbano conoscere le opere di uno scrittore solo dopo la sua dipartita.

«Ero entrato in uno spazio amorfo, senza tempo, e avevo perduto il senso dell’orientamento. Ogni inquietudine si era dissipata. Fu a quel punto che un profondo desiderio di fondermi con il mondo esterno s’impossessò di me, un desiderio di sciogliermi in quella luminosità accecante, ancorarmi nel vuoto, cadere e non tornare mai più indietro».

Jack è una persona decisamente sui generis, e non gliene si può fare una colpa visto quello che ha dovuto passare: egli è stato ricoverato in ospedale per quindici mesi, dove ha subito numerose operazioni e in cui ha lottato contro una forte depressione dopo un grave incidente in canoa; prima di essere soccorso ha inoltre trascorso sette giorni trascinandosi in una zona boschiva impervia per tentare disperatamente di sopravvivere, nonostante le numerose e dolorose fratture. Nell’incidente è stata coinvolta anche Lea, sua moglie da solo un giorno, che purtroppo versa in un coma irreversibile. La convalescenza di Jack è vissuta nella tristezza, nella solitudine e nella rassegnazione; oltre al trauma emotivo, egli si rende anche conto di avere una grave disfunzione erettile, probabilmente causata dai numerosi psicofarmaci prescritti per la sua depressione. Non è un quadro confortante per una persona che ha sempre sofferto di un certo male di vivere anche prima della sciagura di cui è stato vittima; per fortuna arriva in suo aiuto un guaritore colombiano, Pedro, che ha lasciato la psicoterapia tradizionale per dedicarsi a metodi alternativi: con lui inizia un rituale di psico magia, in cui rivive tutte le fasi dell’incidente. In queste sedute si utilizza la potenza catartica del racconto e della verbalizzazione dei propri traumi; Jack comincia a riprendere contatto con sé stesso, e finalmente ha di nuovo uno scopo dopo una lunga parentesi di vita troppo caotica e disorientante.

Con un linguaggio tagliente e senza filtri, Max Deste ci presenta il travagliato flusso di coscienza di Jack e ci rende partecipi della sua faticosa risalita, mentre tenta di ricostruirsi una vita professionale e sentimentale nonostante tutto intorno a lui sembri crollare inesorabilmente. E quando si arriva allo spiazzante finale pare quasi di averlo conosciuto personalmente quest’uomo scavato dal dolore, che è riuscito tenacemente e a volte inspiegabilmente a rimanere attaccato alla sua crudele esistenza.

 

SINOSSI DELL’OPERA. Essere vittima di un grave incidente in un momento particolarmente bello della vita, riemergerne dopo un percorso faticoso, ritrovare un senso delle cose e rimettersi in gioco fino a tornare a guardare il mondo con una prospettiva rinnovata. Un viaggio verso una rinascita, quello del protagonista del romanzo “Il desiderio di cadere”, l’ultimo lavoro dello scrittore e cantante ticinese Max Deste.

 

BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Max Deste è uno scrittore e cantautore svizzero. Laureato in lettere a Losanna con una tesi su Silone, in seguito ricercatore presso il FNS, attualmente vive nel Canton Ticino, dove è insegnante di scuola media e docente DFA. Dopo la raccolta poetica “Chiarori in una notte senza stelle” (2006) e la trilogia teatrale “Le metamorfosi” (2011), ha pubblicato tre romanzi: “Show Surprise” (2013), “Segui il tuo respiro” (2017) e “Il desiderio di cadere” (2022). Sul piano musicale si segnalano in particolare gli ultimi album da solista: “Ok Silenzio” (2018), “Antidoto 21” (2021) e il singolo “Innesca la felicità” (2021), diffuso in centinaia di radio, con il quale ha raggiunto il secondo posto della classifica indie italiana.

 

 

Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo

Collana: Nuove Voci – Strade

Genere: Narrativa contemporanea

Pagine: 324

 

 

 

Contatti

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‘Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago’ di Anita: una storia d’amore e di forza

Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago, edito dal  Gruppo Albatros Il Filo, è l’esordio letterario dell’autrice genovese Anita.

Anita è nata nel 1988 e vive a Genova. Grazie alla scrittura è riuscita ad affrontare paure e fragilità. Proprio per questo motivo nasce Anita, nome di fantasia che le ha permesso di liberarsi dalla convinzione di essere sbagliata, riconquistando se stessa.

 

Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago: sinossi

Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago è uscito nel 2020. Il romanzo, corredato dalla prefazione di Barbara Alberti, racconta di un amore drammaticamente meraviglioso.

Continuo a pensare incessantemente a quella mattina, a quando mi sono svegliata e la persona che più ho amato nella mia vita non era più accanto a me. Era andato via per sempre. La sera prima ho parlato con lui, gli ho detto quanto lo amavo, l’ho baciato, mi sono addormentata stringendo la sua mano e qualche ora dopo non ho più sentito il suo cuore. La notte passò velocemente. Troppo velocemente. Il suo battito era sempre più debole fino a quando si fermò di colpo. La mattina seguente ero abbracciata al suo corpo disteso, immobile, freddo. Ancora il suo profumo nell’aria ma lui non era più con me. Continuavo a guardare quella pelle sempre più bianca. Sono rientrata a casa dopo due giorni e le lenzuola conservavano ancora la sua sagoma, il suo corpo sembrava ancora sdraiato nel nostro letto. Lo sento ancora vicino, ma non c’è, mi manca l’aria e lui non è qui con me. Non mi basta percepire la sua presenza, io voglio il suo corpo, voglio vederlo. Mi ero illusa stupidamente di potermi abituare all’idea. Speravo con tutta me stessa che questo dolore atroce e terribile fosse meno soffocante, invece mi sento strappare il cuore, come se qualcuno mi prendesse a calci e non riuscissi a difendermi. Ho la terribile sensazione di avere la testa immersa in una vasca d’acqua ghiacciata senza poter tornare su e riprendere fiato. Mi sento soffocare, non riesco a respirare e lentamente sento il buio intorno a me. Un silenzio assordante, un ossimoro che spezza la mia anima, mi toglie la serenità, probabilmente anche la vita, due parole così diverse ma tanto esplicite da farmi tremare anima, mi toglie la serenità, probabilmente anche la vita, due parole così diverse ma tanto esplicite da farmi tremare.

Una donna che racconta un passato e un presente travagliati con una tenerezza e una fragilità in cui potersi rivedere e confrontare, un viaggio in un amore drammaticamente meraviglioso.

Anita e Agostino uniti da un destino che li dividerà, forse invidioso di un sentimento così travolgente e peccaminoso da scatenare contro di loro la morte: una tragedia che però non li fermerà, continuando a sopravvivere a emozioni come rabbia, odio e paura.

Agostino si è innamorato dello sguardo di Anita, Anita è stata conquistata dalla semplicità genuina di Agostino, ma dopo pochi mesi dall’inizio del loro sentimento vengono travolti dal dramma della malattia, un tumore cardiaco colpisce il giovane. La sentenza dei medici è drammatica: solo un trapianto lo potrà salvare.

Finalmente la chiamata tanto attesa arriva, ma la cattiva sorte non li abbandona: qualche giorno prima ad Anita, dopo aver accusato violenti episodi di difficoltà respiratoria, viene diagnosticato un tumore avanzato ai polmoni e consigliato di iniziare immediatamente le cure, ma lei si rifiuta di intraprendere le terapie per stare vicino ad Agostino, nella speranza di iniziare un percorso di guarigione a fianco del suo grande amore.

Durante gli screening di routine effettuati prima del trapianto i due innamorati si salutano, dandosi un addio silenzioso nella paura che durante l’intervento qualcosa possa andare storto, ma neanche un’ora dopo il cardiologo che avrebbe dovuto operare Agostino spiega ad Anita che, per colpa di un’incomprensione, la famiglia che aveva dato disponibilità per l’espianto degli organi ora non firmerà più il consenso, condannando così il giovane alla morte.

La coppia decide di passare le ultime ore di vita insieme, abbracciata in un letto d’ospedale per darsi un addio straziante agli occhi di tutti, anche del personale medico che nei mesi prima aveva conosciuto quell’amore viscerale e inspiegabile.

Anita ci porterà quindi nella descrizione angosciante di cosa vuol dire affrontare la morte di chi si ama facendone un racconto dettagliato e, circa un anno più tardi, straziata e sfinita dalla perdita dell’amato e dalla malattia che l’ha colpita, deciderà di anticipare la morte ricordando fino all’ultimo quell’uomo che l’ha salvata dalla paura e dalla solitudine, eternamente grata di aver vissuto un amore così totalitario e carnale.

Spaventata da ciò che non sa, si convince che dopo la morte inizierà una nuova vita, alla ricerca inconsapevole di un amore che saprà riconoscere, ritrovando così Agostino e quell’amore diviso da due corpi ma unito da due anime che si cercheranno per sempre.

Dalla penna di Anita ha preso vita una storia dalla grande carica emotiva. Un romanzo scevro dai toni sdolcinati tipici dei romanzi rosa.  Un amore intenso e struggente che vive nel tempo, oltre la vita, oltre la morte ma anche una storia dove malattia e amore si fondono irrimediabilmente. Questi temi non sono di certo nuovi: Romeo e Giulietta ed Anna Karenina sono gli archetipi dell’amore eterno. Bianca come il latte e rossa come il sangue, Ad un metro da te e Colpa delle stelle invece quelli del connubio malattia-amore. Eppure il romanzo emana un’aura innovativa: Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago rappresenta una doppia nascita: da una parte quella dell’opera stessa pagina dopo pagina e, dall’altra, quella di Anita, nome di fantasia che ha permesso all’autrice di liberarsi dalla convinzione di essere sbagliata, riconquistando se stessa.

“Questo libro – spiega la scrittrice – nasce quasi all’improvviso, mentre guardavo fuori dalla finestra ho sentito la necessità di mettere nero su bianco e descrivere i miei pensieri, le mie fantasie e, forse, anche le mie paure. La spinta è arrivata dalla voglia irrefrenabile di dare voce alle emozioni provate, regalando così un volto a tutto questo”.

Un viaggio che il lettore intraprende al fianco della protagonista. Un’opera profonda, ricca di pathos per chi la leggerà e colma di riscatto e catarsi per l’autrice, perché è proprio grazie alla scrittura se Anita è riuscita ad affrontare, appunto, paure e fragilità. E si auspica lo abbia fatto in modo non melenso e retorico, incentrando l’attenzione sul rapporto malattia-relazione d’amore.

 

 

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