Charles Bukowski rovina e vince il Festival di Carlo Conti

Carlo Conti: Finalmente è arrivato il momento più atteso: il superospite di stasera, direttamente dal bar accanto al casinò di Sanremo il grande scrittore Charles Bukowski!

Questa la presentazione, poi si sa, la famosa scala dell’Ariston è proibitiva per tutti, soprattutto per un ubriaco almeno, com’è in questo momento Bukowski, che infatti appena tenta il primo gradino: –Shit!(merda) –  inciampa e rotola giù nel panico generale. La bottiglia di liquore rotola con lui, si rompe e…

Conti: Cavolo… – accorso a soccorrere il famoso scrittore, mette i piedi sull’alcool rovesciato e scivola.

Bukowski di nuovo in piedi e ora sul palco, come non fosse successo nulla: Allora Carlo, quale cantante devo annunciare, oppure devo cantare io?

Conti, appena rialzatosi, ormai sporco di alcool e quindi circondato dallo stesso odore dello scrittore, sorride nervosamente, esita un attimo a pensare e poi sussurra: Si chiama Albano Carrisi il prossimo cantante

Bukowski: Abbiamo Carrisi, Ce l’abbiamo! E’ proprio qui! Cazzo!

Conti: No! No! ALBANO, ALBANO!

Bukowski: Abbiamo! Abbiamo!

Conti: Dì solo Carrisi!

Bukowski: Ok.

Conti: No ok, dillo!

Bukowski: Ok! – e recuperata la bottiglia, la alza in omaggio a… ci pensa… – Perché c’è tutta questa gente? Chi festeggiamo? Ah sì, a Carrisi! Abbiamo Carrisi!

Conti finge una risata fragorosa e dà una pacca così forte sulla schiena di Bukowski, da buttarlo in avanti e farlo tossire, così almeno lo zittisce, poi annuncia: Signore e signori, Albano Carrisi!

Bukowski: E io cosa avevo detto? Ma chi cazzo è poi sto Albano Carrisi, io conosco cantanti come Eminem, Manson, gli Squallor…

Albano capisce che è meglio entrare cantando da subito, per distrarre tutti e dare modo agli assistenti e a Conti di portare via Bukowski.

 

Dietro le quinte…

Conti: Signor Bukowski lei non solo non riceverà il suo compenso per la comparsa di oggi, ma dovrà risarcire la Rai.

Bukowski: Bravo, così sei sicuro che i soldi con cui ti pagano mezzo milione di euro per questo festival ti arrivino, molto furbo. Che due palle tutta questa serietà, questa gente perbene, questa platea ordinaria!! Bleah!!! E vogliamo parlare di quell’Albano??!!! Amore, rose, spine..ho il voltastomaco, vi prego abbattetelooo!!!!!

“Il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non ti rendi conto che qualsiasi idiota può vivere così e che la maggior parte lo fa?”

Conti, se fosse una persona con una carnagione più comune, sarebbe potuto arrossire di rabbia, ma appunto più scuro di com’è non riesce a diventare, e a Bukowski sembra quindi che non si sia offeso.

Conti: Appena Albano avrà finito, lei andrà a leggere una sua poesia, come ha fatto spesso, d’accordo? Almeno questo deve farlo, ha capito?

Bukowski: Ha capito!

Conti: Lasciamo perdere, non mi risponda più, lo faccia e basta.

Conti rientra sul palco dopo l’esibizione di Albano: Signore e signori, per scusarsi di quanto accaduto, il signor Bukowski si presta ora a leggere una sua poesia, quindi… Charles Bukowski!- questa volta fatto entrare di lato, invece che dalla scala.

Le luci si spengono, Bukowski si schiarisce la voce: Ehm, ehm, ehm. Dall’opera omnia del maestro Mark Zuckerberg da Facebook,

Farsi i cazzi miei…

Conti, che prima non era diventato rosso, ora non riesce a diventare bianco, mentre ormai Bukowski procede con la poesia…

A tutti chiedo un mi piace,

a tutti e senza pace.

Esisto solo se vedete,

poi sparite, per nient’altro mi servite.

Aspettate… così sparisco anch’io!

 

Conti: Tocca a Vasco Rossi! Fate entrare Vasco Rossi! Fatelo entrare!!!!- Urla, ma Rossi aveva nel frattempo trovato la bottiglia di Bukowski e aveva voglia di ricordare una vita spericolata, così ora beve e non viene a cantare: “Eh bei tempi, quanti ricordi, mi piace questo Bukowski, non ho mai letto un suo libro ma so che piace ai bimbiminkia e agli ubriaconi, alla sua salute!! E poi ci troveremo come le star a bere del wisky al Roxy Barrrr…”

Intanto è tutto uno scrosciare di applausi e un postare su facebook questa poesia, sia video che parole.

 

Serata finale…

Conti: Da casa il voto è unanime… il vincitore della 67esima edizione del festival di Sanremo è… – non ci crede – è… Charles Bukowski. – lo dice senza enfasi, totalmente spaesato, dice solo a bassa voce – Ma non è un cantante.

Bukowski, con atteggiamento sprezzante: “Resistere significa semplicemente tirare fuori i coglioni, e meno sono le chance più dolce è la vittoria.”

All’improvviso appare sul palco Albano che aveva sentito quello che aveva detto Bukowski e si rivolge alla platea:

I poveracci che denigrano il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non vi rendete conto che qualsiasi idiota può vivere anche così soprattutto co l’aiuto della bottiglia e della droga che non li costringe a pensare alla loro miseria?

La platea si scalda e applaude fragorosamete Albano. Sbuca anche Vasco Rossi alticcio che inizia a cantare: Bravo Albano! “No si puòòòò fare quello che si vuole, non si può spingere solo l’acceleratoreeeeee…!”

Conti: che grande edizione questa!

Bukowski è un po’ amareggiato e in difficoltà: Calimero, resto sempre io il vincitore di questa stucchevole manifestazione per famigliole felici!

5 frasi per ricordare Charles Bukowski, beniamino dei ragazzi pseudo-ribelli

Senza dubbio lo scrittore americano di origini tedesche Charles Bukowski è tra i maggiori esponenti del cosiddetto “realismo sporco”, filiazione del minimalismo, caratterizzato da uno stile sobrio e preciso nell’utilizzare parole per le descrizioni. In questo modo i personaggi delle storie narrate da Bukowski risultano tratteggiati superficialmente, ritratti della loro ordinarietà e volgarità.

Bukowski è stato un autore molto prolifico: ha scritto sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie, per un totale di oltre sessanta libri. Il contenuto delle sue opere è autobiografico, caratterizzato da un rapporto morboso con l’alcol, da esperienze sessuali descritte appunto in maniera realistica e da rapporti complicati con le persone. Disinibito e antisociale, il sopravvalutato e ammantato di riverenza liturgica Bukowski è autore di scritti celebri come Storie di ordinaria follia, L’amore è un cane che viene dall’inferno, Le ragazze che seguivamo, Non c’è niente da ridere, Post Office, Donne, Hollywood! Hollywood!, Factotum.

Scrittore semisconosciuto fino a qualche decennio fa, Bukowski è asceso al successo tra i ragazzi pseudo intellettuali-ribelli (che vorrebbero, purtroppo per loro, essere come lui), soprattutto grazie a Facebook dove innumerevoli sono i post condivisi contenenti le “massime” più celebri dello scrittore. Con buona pace degli osannanti del suo linguaggio crudo, del suo irritante sprezzo verso le persone “normali” e della sua anarchia.

 

 

  1. L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino.

 

 

  1. La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto.

 

 

  1. “Per ogni Giovanna d’Arco c’è un Hitler appollaiato dall’altra estremità dell’altalena. La vecchia storia del bene e del male.”

 

 

  1. “Attenti a quelli che cercano continuamente la folla, da soli non sono nessuno. ”

 

 

  1. “L’amore è una forma di pregiudizio. Si ama quello di cui si ha bisogno, quello che ci fa star bene, quello che ci fa comodo. Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.”

 

Pulp, di Charles Bukowski, un pasticcio narrativo

Il primo approccio che si ha con Bukowski, soprattutto se non vi si è preparati, può essere straniante se non addirittura disturbante. Senza alcun dubbio, è un genere unico al mondo. Questo assolutamente non significa che sia il migliore, il più piacevole, il più lodevole; significa solo che non leggerete mai un altro autore altrettanto diretto, esplicito e crudo.

Lo si può associare alla corrente statunitense del “realismo sporco” o anche all’ “iperrealismo narrativo” ma potrebbe benissimo inserirsi nella teoria che vuole l’uomo del Don’t try non etichettabile. I suoi scritti, dalle poesie, alle ambigue novelle, al Taccuino di un vecchio porco (l’insieme di articoli pubblicati per il “giornale underground” Open city), alle Storie di ordinaria Follia, non sono altro che una cinica, e alcolica, riflessione sulla società, sulla vita, sulle religioni, sul mondo.

Heinrich Karl Bukowsky, “il cattivo ragazzo della letteratura” (come egli stesso si è definito), nasce in Germania e all’età di tre anni la sua famiglia si trasferisce in America, dove diventa Henry Charles, tipico tentativo questo, di assimilazione ed adattamento alla cultura di arrivo. Non che questo gli è stato di grande aiuto. L’accento tedesco, l’abbigliamento imposto dai genitori ed in seguito l’acne, il carattere chiuso e solitario, hanno reso l’infanzia e l’adolescenza di Bukowski tutt’altro che facile. A ciò va aggiunta la frequente situazione di disoccupazione del padre.

Alla somma di questi fattori non manca, inoltre, un prematuro incontro con l’alcol, già a tredici-quattordici anni, che segnerà una costante nella sua vita quotidiana e letteraria. Il risultato è proprio Charles Bukowski, una mente geniale ed altamente inusuale in ambito letterario, una persona controversa, difficile ma vera.

Pulp, una storia del XX secolo (1994), è uno dei romanzi più celebri, nonché l’ultimo, dello scrittore americano che tuttavia, molti lettori non sentono come una sua opera, dato lo stile diverso, che ha fatto addirittura pensare che ci fosse un’altra penna dietro, poiché è una prassi frequente per le case editrici, quella di sfruttare un nome famoso solo per far vendere il libro, facendo materialmente scrivere il romanzo ad altri scrittori mercenari in cerca di fama. E non a caso in Hollywood Hollywood!, romanzo di bel altra caratura, Bukowski aveva affermato che, al termine della loro carriera, alcuni scrittori celebri commissionavano romanzi a scrittori emergenti mettendo solo la firma alla fine del romanzo e facendolo passare per proprio.

La trama di Pulp è semplice, ma inspiegabilmente deviante il cui protagonista è un investigatore, Nick Belane, “il più dritto di L.A.”, un fallito, un altro alter ego alcolizzato e sconfitto dalla vita, costretto a risolvere casi improbabili e sempre più inspiegabili. Una storia che procede da un bar all’altro, in compagnia di corruzione, alcolismo, salute precaria e personaggi insoliti che vanno a pescare tra diversi generi, rendendo la storia spiazzante e con un vago ricordo di film noir.

Una storia del XX secolo, o forse, la storia del secolo. Perché, pensandoci bene, tutti gli elementi del vecchio e del nuovo secolo, si trovano in questa storia. Aforismi sparsi tra un bicchiere e l’altro offrono svariati spunti di riflessione. Disoccupazione, vite instabili e sregolate, scommesse, tradimento. Temi classici, ma affrontati in modi tutt’altro che convenzionali. Con ironia e cinismo, con pillole di una filosofia pessimista, con passaggi saltati e senza il rispetto del politicamente corretto, Pulp è un libro che diverte.

Come in Storie di ordinaria Follia, in cui pagine di corse di cavalli si alternano a storie di vita irrealistiche, metafore del deterioramento fisico e morale, per trovare capitoli come “La coperta” ,  “Appunti sulla peste” o ancora “Un brutto viaggio” in cui si legge uno dei paragoni più spiazzanti e brillanti mai battuti: “Ci avete mai fatto caso che LSD e televisione a colori hanno fatto una comparsa simultanea nel mondo dei consumi? Due visioni martellanti e colorate.”

Bukowski non è uno scrittore per tutti. È per chi accetta di oltrepassare i limiti delle buone maniere, del galateo, e prova a sfidare la società aprendosi consapevolmente al marciume presente nel mondo, prendendolo così com’è, senza speranza. Tuttavia il dubbio sulla paternità di tale romanzo, un vero pasticcio di narrazione e di stile, dove sono disseminati aforismi sulla vita e situazioni assurde, permane.

A chi volesse leggere il vero Bukowski, si consiglia la lettura di romanzi come Il Capitano è fuori a pranzo (che ci consegna un Bukowski più riflessivo), Donne, Panino al prosciutto, Hollywood, Hollywood.

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