Io, Pee Gee Daniel, osservatore di esseri umani

Salve, mi presento: il mio nome è Pee Gee Daniel. Anche se questo, a ben vedere, già non è vero. Voglio dire: il nome con cui firmo le mie opere, come forse si può intuire, non è registrato in alcun ufficio anagrafe. Si tratta di uno pseudonimo, ovvero di un nome d’arte (o nom de plume, più propriamente). E allora, visto che ci siamo, cominciamo proprio da qui… Come mai uno pseudonimo? Come mai Pee Gee Daniel?

Chi è Pee Gee Daniel

Quella che da sempre mi è apparsa evidente è la discrasia che solitamente intercorre tra persona e artista, tra l’individuo storico-empirico che campa la vita giorno per giorno (“Signor Grigiastro, Qualunque dei Qualunqui” per dirla con Gadda) e la sua trasfigurazione artistica con la quale – chissà perché – non capita quasi mai che collimi. È appunto per ribadire una tale legge che sin da subito scelsi di camuffarmi con un soprannome letterario che rimarcasse definitivamente le differenze ontologiche tra me autore e me povero tapino di tutti i giorni. Perché se l’uomo qualunque vive, gode, soffre, si annoia, si entusiasma, va a fare la spesa, paga luce e gas, prende lo Spritz al bar con gli amici, fa addormentare i figli quand’è ora, è poi il distillato più rarefatto e sottile di tutta questa sua esistenza ordinaria che andrà invece a sostanziare i suoi scritti, rendendolo interprete, a seconda delle volte, più o meno efficace del proprio tempo, nonché delle eterne dinamiche umane.

Io, Pee Gee Daniel, parto da studi filosofici e la mia narrativa altro non è che la prosecuzione pratica di un mio pensamento teorico che da allora si è andato formando. Ammetto che sia più comodo, e anche più gradevole, raccontare una storia con trama, costruire attitudine e psicologia dei personaggi, perdersi in descrizioni e digressioni piuttosto che prestarsi con diligenza alle regole disciplinari della metafisica, ma – fatto salvo tutto questo – quel che ancor più mi premeva era applicare la mia personale visione del mondo in corpore vili, per così dire, passando cioè dai postulati universali alle vicende particolari e feriali in cui essi si riverberano.

Nel corso della storia della letteratura le visioni dell’uomo che si sono via via avvicendate sono state quella animista, quella teistico-morale, quella religiosa, quella umanistica e infine quella antropologica. La mia scrittura tenta il passo ulteriore e definitivo verso un punto di vista prossimo alla zoologia, ovvero puramente etologico.

Questa è un po’ la mia cifra stilistica: osservare gli umani pressapoco come l’entomologo osserva e annota gli schemi comportamentali della comunità di ditteri che tiene sotto esame. Tali osservazioni vengono da me condotte quasi sempre attraverso quella sorta di lente grandangolare che è il grottesco. Amo rintracciare storie e personaggi che qualcuno dei loro aspetti renda in qualche maniera fuori dal comune, sposando una teoria del tutto personale che vuole che proprio attraverso l’eccezione si confermi meglio la regola e che ciò che ci appare insolito, eslege, straordinario serva in realtà a mettere in luce situazioni e momenti anche piuttosto comuni, resi magari più visibili (e risibili) da quell’apparente carattere di eccezionalità.

Non tenendo conto di articoli vari, raccontini, poesie, brevi monologhi disseminati in numerose raccolte e antologie, ho pubblicato sinora una decina di libri. Tutti di narrativa, fuorché un saggio di filosofia che tenta di scoprire i meccanismi e le ragioni della comicità. Visto che, per l’appunto, l’atteggiamento ludico, irriverente, ironico-socratico e ridanciano è uno dei fondamentali di tutta la mia produzione letteraria.

Il mio modello di partenza è il romanzo ottocentesco con il suo inconfondibile stile internazionale e interculturale. Meglio sarebbe parlare però di un’azione programmaticamente parodistica su quello stesso pattern iniziale, che mi dà modo di ricorrere a una forma talora persino ampollosa per trattare (per giustapposizione) contenuti non di rado deteriori e riprovevoli. Oltre a ciò ho scritto il libretto di un musical dal titolo Cogli l’attimo, con le musiche di Fabio Zuffanti e arrangiamenti di Luca Scherani, e curo da qualche anno un corso teatrale all’interno di un carcere alessandrino insieme all’attore Omid Maleknia, grazie al quale abbiamo allestito e portiamo in tournée Spettacolo d’evasione, che vede una mezza dozzina di detenuti parlare del trauma carcerario e dei motivi che li hanno condotti in galera attraverso brillanti pezzi cabarettistici.

Attualmente sono in attesa che la casa editrice Kipple pubblichi il mio nuovo romanzo Freakshow, incentrato sulla storia di un manipolo di fenomeni da baraccone (tanto per restare in tema di eccezionalità), e sto portando a termine un copione teatrale cucito addosso a tre bravissimi giovani attori.

Jojo Moyes: “Io prima di te”

Lo baciai, cercando di riportarlo indietro. Lo baciai e tenni le labbra contro le sue finché i nostri respiri si mescolarono e le lacrime che sgorgavano dai miei occhi diventarono sale sulla sua pelle, e mi dissi che, da qualche parte, minuscole particelle del suo corpo sarebbero diventate minuscole particelle del mio, assorbite, inghiottite, vive, eterne. Volevo imprimere anche il più piccolo pezzettino di me contro di lui. Volevo lasciare qualcosa di mio dentro di lui. Volevo dargli ogni briciolo di vitalità che sentivo e costringerlo a vivere. Mi resi conto che avevo paura a vivere senza di lui. <<Com’è che tu hai il diritto di distruggere la mia vita>> volevo chiedergli <<ma io non ho voce in capitolo nella tua?>>. Ma avevo fatto una promessa.

Leggere Io prima di te (Mondadori, 2013) della scrittrice britannica Jojo Moyes può essere per molti giovani lettori un’esperienza letteraria di passaggio. Ci si può impiegare settimane prima di trovare il coraggio di mettere per iscritto la portata delle emozioni che è in grado di suscitare la lettura di questo libro tanto osannato nella reta che prilifera di e-book Young Adult parecchio stereotipati. Ed Io prima di te l’impronta la lascia, eccome. La copertina può trarre in inganno. Lo sfondo rosa e la ragazza in primo piano fanno pensare ad un romanzo rosa, una commedia leggera già letta e riletta.

Io prima di te racconta la storia di una comune ragazza inglese, né colta, né speciale, né bellissima. Louisa Clark è fidanzata da sette anni con un uomo che ormai non ama più, con il quale sta assieme quasi esclusivamente per abitudine. Ha perso il lavoro ed è in cerca di un nuovo impiego per aiutare la famiglia, in gravi condizioni economiche, ad andare avanti. Dopo una serie di esperienze lavorative disastrose si imbatte in un annuncio promettente: si cerca una donna che funga da ‘dama di compagnia’ per un ricchissimo uomo tetraplegico. Dato che l’impiego non prevede conoscenze infermieristiche pregresse, Louisa si reca al colloquio e inaspettatamente ottiene il lavoro. Viene scelta per la sua simpatia e la sua parlantina, indispensabili per allietare le giornate di Will Traynor, trentacinquenne depresso e costretto su una sedia a rotelle, scorbutico e intrattabile, privo ormai della voglia di vivere.

Per Will, giovane e affascinante manager della City, abituato agli sport estremi e alla bella vita, adattarsi alla condizione di tetraplegico è stato ancora più difficile che per un qualsiasi altro paziente. La voglia di indipendenza e l’impossibilità di fare anche solo una delle cose che amava lo hanno reso un emarginato, un uomo burbero sempre chiuso in casa che ha rotto i ponti con tutti i suoi amici e chiunque gli ricordasse la sua vecchia vita. Il rancore e il senso di impotenza sono ben trattati nel romanzo, così come l’angoscia e la paura per il proprio incerto futuro. Louisa, allettata dal lauto salario, accetta subito il lavoro, ma rimane incuriosita dalla durata del suo contratto: solo sei mesi. Scoprirà ben presto che Will Traynor, dopo un tentativo di suicidio fallito, ha stretto un patto con la madre: le ha concesso sei mesi di tempo prima di ricorrere al suicidio assistito presso una rinomata clinica svizzera. Ecco la reale motivazione di quella stramba offerta di lavoro; Louisa infatti ha il compito di portare un po’ di vitalità nella ormai squallida esistenza di Will Traynor invogliandolo a vivere, nonostante la tetraplegia, nonostante tutto.

La ragazza entrerà a forza nella vita di Will, andando contro le sue reticenze, il suo sarcasmo, le sue cattive maniere, facendo breccia nel muro di inavvicinabilità che l’uomo ha eretto attorno a sé, prima con l’amicizia poi con un sentimento più forte. L’allegria contagiosa di Louisa, caricata dall’autrice rendendola quasi un personaggio comico (vedesi anche i suoi discutibili gusti in fatto di abbigliamento), riuscirà a riportare Will nel mondo esterno ma, inaspettatamente, sarà lui a ‘insegnare’ a lei a vivere, a trasmetterle quell’audacia che tutti dovremmo avere nell’affrontare la vita giorno per giorno, attimo per attimo, cogliendo ogni momento come fosse l’ultimo. I personaggi sono delineati quanto basta, approfonditi sì, ma lasciando sempre alcune domande inespresse (un libro in fondo per metà lo scrive l’autore e per metà il lettore).

Lo stile è fluido e scorrevole, con parti volutamente più lente per dare l’idea della vita monotona e ripetitiva che si respira nella dépandance di Will, tra lo scetticismo iniziale di lui e l’incapacità di lei di relazionarsi con un uomo che non vuole relazionarsi con nessuno. Il finale facilmente intuibile sin dall’inizio, ma non per questo meno intenso e commovente quando arriva. Io prima di te è un libro che distrugge. Forse perché nella sua semplicità e leggerezza non ci si aspetta una riflessione così forte sulla vita e la morte, sulla libertà di scelta dell’individuo portata fino all’estremo. Quello che ci si chiede è: fino a che punto la vita è degna di essere vissuta? Nel romanzo non si dà una risposta a questa domanda, ma si afferma espressamente che a volte, purtroppo, l’amore non basta a guarire ogni cosa e che si può aiutare solo chi vuole essere aiutato, come afferma lo stesso Will:

«So che la maggior parte della gente pensa che vivere nelle mie condizioni sia praticamente la cosa più terribile che possa capitare, ma potrebbe anche andare peggio. Potrei finire per non essere più in grado di respirare da solo o di parlare, oppure avere dei problemi circolatori che potrebbero implicare l’amputazione degli arti. Potrei essere ricoverato per un tempo indefinito. La mia non è una gran vita, Clark, ma quando penso a quanto potrebbe peggiorare certe notti resto disteso sul letto e mi manca il respiro. Deglutì. E sai una cosa? Nessuno vuole sentir parlare di tutto questo. Nessuno vuole sentirti dire che sei spaventato, o che soffri, o che hai paura di morire per colpa di qualche stupida infezione presa per caso. Nessuno vuole sapere come ci si sente a essere consapevoli che non farai più sesso, non mangerai mai più il cibo che hai cucinato con le tue stesse mani o non potrai più tenere tuo figlio tra le braccia.Nessuno vuole sapere che qualche volta mi sento così intrappolato su questa sedia che ho soltanto voglia di gridare come un pazzo al pensiero di trascorrere un altro giorno inchiodato qui. […] Tutti vogliono vedere il lato positivo. Hanno bisogno che io veda il lato positivo. Hanno bisogno di credere che esista un lato positivo».

L’animo sentimentale di molti è profondamente in conflitto con questo concetto, ma in certe questioni, come è giusto che sia, il giudizio deve restare sospeso. Quello che è certo è che Io prima di te non si dimentica, e qualsiasi libro leggerete subito dopo vi deluderà inevitabilmente.

10 libri natalizi da leggere

Volete immergervi totalmente nell’atmosfera natalizia leggendo un libro in tema? Quali sono i capolavori da leggere sotto l’albero di Natale o da regalare ad amici e parenti? Proponiamo una classifica dei 10 libri natalizi da leggere durante le festività.

1. Partiamo con l’intramontabile Canto di Natale di Charles Dickens, il libro più importante della serie Libri di Natale di Dickens, serie di storie che comprende anche Le campane, Il grillo del focolare, La battaglia della vita e Il patto col fantasma. Come dimenticarsi dell’arido e avido Ebenezer Scrooge!  Il romanzo è uno degli esempi di critica di Dickens della società oltre ad essere una delle più famose e commoventi storie sul Natale nel mondo. Lo scrittore unisce al gusto del racconto gotico l’impegno nella lotta alla povertà e allo sfruttamento minorile, attaccando l’analfabetismo.

2. Il pianeta degli alberi di Natale di Gianni Rodari, un classico per bambini e ragazzi, una favola a metà tra fantascienza e i mondi alla rovescia tanto amati dall’autore italiano:

Dove sono i bambini che non hanno

L’albero di Natale

Con la neve d’argento, i lumini

E i frutti di cioccolata?

Presto, presto, adunata, si va

Nel Pianeta degli alberi di Natale,

io so dove sta.

 

Che strano, beato Pianeta…

Qui è Natale ogni giorno.

Ma guardatevi attorno:

gli alberi della foresta,

illuminati a festa,

sono carichi di doni.

Crescono sulle siepi i panettoni,

i platani del viale

sono platani di Natale.

Perfino l’ortica,

non punge mica,

ma tiene su ogni foglia,

un campanello d’argento

che si dondola al vento.

[…]

3. Alla poesia attribuita allo scrittore americano Clement Moore, The night before Christmas, dobbiamo  la concezione contemporanea di Babbo Natale, del suo aspetto fisico e della consegna dei regali sulla slitta. Del medesimo autore segnaliamo anche Uno stupido angelo, nel quale Moore immagina un Natale ben lontano dalle atmosfere fiabesche. Moore infatti dà vita ad un racconto dissacrante e parodistico con un Babbo Natale che risorge dall’oltretomba per fare una carneficina. Divertente, a tratti anche volgare, ma sicuramente originale.

4. One wintry night, di Ruth Bell Graham  è una storia di speranza: narra di un ragazzo che scopre il grande progetto di Dio per gli uomini attraverso la natività.

5. Fuga dal Natale, di John Grisham è un romanzo divertente e spensierato che affronta con ironia le vicende di una coppia intenzionata a saltare il Natale per non ritrovarsi travolta dallo spirito consumistico che purtroppo caratterizza questo periodo.

6. The best Christmas pageant ever, di Barbara Robinson è un romanzo non convenzionale che narra di sei terribili fratelli che sono lo spauracchio di ogni bambino della scuola. Quando gli Herdman sentono parlare della recita di Natale, si mettono in testa di accaparrarsi i ruoli principali, pur non avendo mai messo piede in una Chiesa.

7. Per chi ha voglia di mistero consigliamo la lettura de Il Natale di Poirot, di Agatha Christie, un giallo pieno di colpi di scena e dai mille indizi.

8. L’albero di Natale, del grande favolista Hans Christian Andersen (noto soprattutto per le fiabe La sirenetta, Mignolina, La principessa sul pisello, Il brutto anatroccolo), che racconta di un piccolo abete che non vede l’ora di crescere per diventare grande e bello come gli altri abeti che lo circondano. Vuole andare via anche lui, come quegli alberi maestosi che all’avvicinarsi del Natale i boscaioli tagliano e caricano sui carri.

9. The Polar Express, di Chris Van Allsburg, romanzo pieno di buoni sentimenti, reso celebre dall’omonimo film d’animazione firmato Robert Zemeckis.

10. La più grande storia mai raccontata, di Fulton Oursler che narra la storia dei Vangeli del Nuovo Testamento per una versione romanzata ricca di messaggi sociali.

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