“Grey”: un’occasione sprecata

Stessa spiaggia. Stesso sole. Stesso mare. Puntuale come la calura estiva, è arrivato in tutte le librerie del pianeta l’attesissimo Grey: Fifty Shades of Grey as told by Christian di E.L. James.  È un evento scontato. Dopo la portentosa risonanza ottenuta dalla trasposizione cinematografica di Cinquanta Sfumature di Grigio, la James non poteva esimersi dal deliziare i suoi followers proponendo la “riscrittura” di un libro, esempio lampante di una bieca strategia di mercato volta a raschiare il fondo del barile della trilogia  mommy-porn, con l’intento di continuare a infervorare la libido del genere femminile, almeno fino all’uscita nelle sale del secondo capitolo della sag(r)a del sesso: Fifty Shades of Dark, prevista per febbraio 2017.

Se nel primo volume ci si deve sciroppare i monologhi tra Anastasia e la sua Dea interiore, petulante e oltremodo fastidiosa, questa volta, con un fantasioso colpo di genio, la creatrice del sociopatico più desiderato sul globo ribalta la prospettiva e da voce ai pensieri più torbidi di Mr. Grey, intime riflessioni da cui scaturisce una psiche instabile e rasente alla schizofrenia: non vi è un solo istante in cui quest’individuo non litighi con se stesso guardandosi allo specchio o non parli di sé in terza persona. Christian è in preda a una tempesta ormonale degna di un adolescente, e quando non è impegnato a rimuginare su come legare, imbavagliare o fustigare Ana, tenta di lavorare. È qui nella descrizione della quotidianità del tenebroso dominatore che risiede tutta la mediocrità e la superficialità della trama, perché sostanzialmente l’esistenza di Mr. Grey è di una noia mortale; dalle video conferenze, alle riunioni con il suo staff, fino alle sessioni di palestra con il suo personal trainer, le giornate di tale individuo sono ripetitive in modo esasperante.

Peccato. Davvero. Un’occasione sprecata. La James si sarebbe potuta redimere davanti agli occhi dei critici più feroci, sviluppando meglio il passato di Mr. Grey, e fornendo una visione d’insieme più completa. A poco valgono, infatti, gli inserti che lasciano intravedere i drammatici trascorsi del protagonista, attraverso i  ricordi di un bambino dallo sguardo spaurito, se la banale conclusione a cui si giunge è che tutte le privazioni da lui subite, lo hanno reso l’uomo che è oggi. Non c’è nulla da fare, alla James piace giocare facile e camminare a braccetto con insulsi stereotipi.

Con questa riscrittura, la furba e priva di talento autrice britannica avrebbe potuto attrarre nella sua orbita coloro che si definiscono estimatori della letteratura BDSM, e invece, tralasciando qualche soliloquio inserito ad hoc al fine di chiarire al lettore medio il mainstream alla base dell’universo sadomasochista –  come la necessità del dolore misto al piacere, il bisogno del controllo assoluto o l’eccitazione irrefrenabile alla vista di alcuni atteggiamenti del partner (si veda l’incessante rosicchiamento del labbro), l’autrice opta per un esegetico e generoso copia e incolla dall’opera precedente, con tanto di dialoghi e mail esattamente uguali, non può di certo permettersi di sciupare l’identità del testo originale. Un abbecedario sulle sfumature dell’eros che a stento raggiunge la sufficienza e che elude e vanifica la complessità sociale presente all’interno del mondo del bondage.

Sorvolando sulla conferma che Christian sia un soggetto dissociato dalla realtà, con una forte avversione per il contatto fisico e assillato da svariate fisime, la pecca maggiore della James consiste nel non essere stata capace di mantenere una promessa nei confronti dei suoi fans: quella di realizzare e consacrare un punto di vista totalmente nuovo sulla vicenda, quella di sedurre chi legge attraverso la visione che il protagonista ha della timida e impacciata Miss Steele. Ebbene quest’ultima è assente, no nel senso che non c’è ma nel senso che non risulta partecipe dell’evoluzione narrativa. Tutto il romanzo è imperniato attorno ai vaneggiamenti di Christian, egocentrico e logorroico trascina un’ingessata e silenziosa  sottomessa tra le immobili paludi di una sessualità ciclica e tediosa, blandita da un canovaccio ridicolo e surreale.

La James sceglie di fermarsi prima, sulla soglia dell’ordinario, preferisce non mettere in crisi un modello ben congegnato e rassicurante, e a chi sperava di poter esplorare, senza censura, i meandri oscuri della mente di Mr. Grey non rimane che alzare gli occhi al cielo e attendere la prossima sculacciata.

 

 

Dal best seller al film: la frigidità di Cinquanta sfumature di grigio

Come ha fatto un libro come Cinquanta sfumature di grigio a vendere 100 milioni di copie? Come è possibile che la pellicola omonima, ispirata al romanzo, abbia dominato il box office delle ultime due settimane, in tutto il mondo?

I quesiti posti non vogliono essere provocatori, né fornire un’accezione negativa a un fenomeno che è entrato nella percezione comune, a prescindere dalle opinioni divergenti sullo stesso. Le domande, invece, suggeriscono una semplice riflessione sulle motivazioni alla base del poderoso espandersi di tale “evento”, inizialmente caso letterario, in seguito campione di incassi al cinema.
Ecco alcuni dati: Il romanzo erotico Fifty Shades of Grey (scritto da E.L. James e primo episodio di una trilogia) ha venduto circa 82 milioni di copie negli States, e 27 milioni di copie nel Regno Unito, raggiungendo i vertici di tutte le classifiche letterarie e collocando i tre volumi tra le serie di maggior successo di tutta l’editoria moderna. I diritti di traduzione sono stati acquistati da 37 paesi e il primo libro ha stabilito il record come tascabile di tutti i tempi, superando, addirittura, la saga fantasy di Harry Potter.

Il frigido (aggettivo terribile per un film che vorrebbe e dovrebbe essere erotico) ed esilarante film diretto Sam Taylor Johnson, e che vede nei panni dei protagonisti, gli ormai celeberrimi, Dakota Johnson e Jamie Dornan, (rispettivamente Ana Steele e Christian Grey) ha incassato 280,5 milioni presso i botteghini di tutto il pianeta, e si è confermato come la pellicola più vista in 50 paesi, spesso accompagnata da momenti di isterismo collettivo: al Grosvenor cinema di Glasgow, tre donne sono state portate in questura per aggressione, avrebbero, infatti malmenato un uomo, che aveva intimato loro di fare silenzio durante la proiezione della pellicola.
Tralasciando i giudizi sull’opera cartacea e sul lungometraggio, l’intenzione è quella di capire non solo perché ci sia stato tanto seguito verso un testo che di per sé non mostra nemmeno una trama innovativa, ma anche di porre in luce le ragioni socio-culturali, che hanno determinato una passione globale e sfrenata per Christian Grey e la sua stanza rossa.

Una prima osservazione va fatta riguardo alla funzione sociale della letteratura: i romanzi e le storie in essi raccontate, sovente, rappresentano il barometro dei valori presenti all’interno del tessuto sociale, una sorta di istantanea che racchiude quell’amalgama di etica, trasformazioni e contraddizioni inerenti a un determinato momento storico. La modernità ha generato una profonda trasformazione nei rapporti di coppia. La consolidazione della condizione paritaria tra i due sessi, ha messo a dura prova le relazioni amorose, causando un’estrema confusione dei ruoli. In tal senso, i volumi dell’autrice inglese codificano le incertezze e i dilemmi di tali legami, e ripristinano drasticamente i ruoli predefiniti, attraverso il BDSM (bondage & disciplina, dominazione & sottomissione, sadismo & masochismo): uomo/dominatore, donna/sottomessa.

“Credo che per una certa porzione piuttosto ampia di popolazione Cinquanta sfumature di grigio conservi un gusto semi-pornografico, una pericolosa infrazione di confini, ma allo stesso tempo, fornisca ruoli classicamente romantici”. (Roiphe).

La mirata individuazione delle insicurezze e dei timori di Ana Steele rispetto ai sentimenti che prova per Christian e la raffigurazione delle stesso personaggio femminile, goffo, carente di auto-stima e facile preda, quindi, dell’identificazione di massa, fissano, probabilmente, la linea di confine tra la fama ottenuta dal celebre mommy porn, e la già fiorente industria editoriale a tematica sessuale. D’altronde E.L James si limita a mescolare i generi della storia d’amore erotica e tradizionale, ed è noto che tali temi siano uno dei settori che producono maggior profitto nel mercato dell’editoria. Secondo il sito internet della Romance Writers of America, i romanzi d’amore costituiscono il 46% di tutta la massa del mercato dei tascabili venduti negli Stati Uniti; da una recente statistica, Harlequin ha rilevato che almeno la metà dei suoi clienti compra una media di trenta romanzi al mese. La combinazione tra forme narrative collaudate e il BDSM, sembra essere stata la chiave di volta alla base della rapida diffusione del libro. A questo punto è necessario sviscerare l’argomento principe della trilogia, ovvero il sesso e le pratiche sadomasochiste.

La saga delle sfumature dell’eros contiene una fantasia potente, e quest’ultima giustifica il suo forte impatto emozionale. Il sogno simboleggia un compromesso per l’individuo, poiché contiene e nega, al contempo, un desiderio. Il sogno restringe la realtà e dilata lo spazio delle illusioni, proteggendo l’uomo dalle restrizioni della quotidianità. Fantasticherie che, quasi sempre, sono il riflesso di brame considerate illecite e proibite dalla comunità. I frequenti amplessi sono proposti come bondage, ma sono ben lontani dalla natura di quest’ultimo. Qui, il sesso possiede un’identità, un fine: il matrimonio e i figli consacrati nel finale della serie, di contro il BDSM è puro edonismo individuale, semplice piacere carnale. Sostanzialmente il sadomasochismo è estremizzato ed enfatizzato a utopia romantica. Ana non si sottomette a Christian e rivendica la sua autonomia fin dal principio. Non si tratta di una storia relativa a una succube e al suo dominatore, si tratta bensì di una storia che usa le pratiche del sesso estremo per delineare e risolvere le aporie e i conflitti di un rapporto di coppia del XXI secolo. Ana non possiede il masochismo di Historie d’O, autolesionismo che trascinerà la stessa verso la distruzione e infatti alla fine metterà il mordacchio al marmoreo Christian del film.

Si è davanti quindi a un libro scritto da una donna, per le donne e letto soprattutto da donne. Cosa vuol dire questo? Che il genere femminile odierno agogna a un modello iper mascolino, molto simile negli atteggiamenti a un amante/padrone? Che sussiste una nostalgia verso il passato, verso quei modelli considerati patriarcali, ma che forse nell’immaginario collettivo offrivano protezione? Verosimilmente, i libri, come il film, dispensano alle persone delle “ricette sessuali e romantiche”, qualcosa da portare a casa per migliorare apparentemente la propria routine.

Cos’è un best seller?

Erroneamente si pensa che il termine “best seller” (si prenda no in considerazione i vari King, Grisham, Roth, Miller, ecc..) indichi i libri più venduti; in realtà sta a significare “libri meglio venduti”. Ma cosa stabilisce il successo di un libro, e quindi fa di esso un best seller? Senza dubbio un fattore importante è costituito dalle strategie di marketing e dal controllo, o meglio, manipolazione del mercato per la promozione del libro ma, in realtà, non è propriamente cosi.

Sono le storie stesse a decretare o meno il successo di un libro che  oggi è da intendersi non più come opera letteraria ma come testo, mezzo di comunicazione in cui sono presenti vincoli di semantica, affinché sia chiaro al lettore. Quanto più la storia è aperta, ovvero universale, in cui tutti possono riconoscersi allora maggiore sarà il successo, un testo stereotipato quindi, con un linguaggio chiaro e che trasmette forti emozioni, che ha poco a che vedere con il letterario o il poetico ; una sorte di specchio in cui il lettore può riflettersi e compiere un viaggio mentale ed emotivo insieme ai suoi protagonisti.

A questo proposito trova pieno riscontro la “teoria” secondo la quale la letteratura sia polisemica e che vanta il maggior numero di sostenitori; tuttavia non sempre un libro di successo corrisponde necessariamente ad un libro di qualità, si veda l’esempio recente  di “Cinquanta sfumature di grigo”dell’inglese E.L. James (pseudonimo che nulla ha a che vedere con  Henry James), romanzo “erotico” , scontato, superficiale, con dialoghi ripetitivi, infantile, grottesco. Sarebbe troppo facile accusare la scrittrice di aver fatto leva sul sesso per guadagnare più facilmente, sebbene sia una tematica sicura, ma la verità è  che non c’è traccia di tecnica narrativa, di talento, di inventiva che sembra ricalcare il successo cinematografico di “Twilight” o di “Tre metri sopra al cielo”. Come spiegare un simile successo se non dal punto di vista sociologico? Si cerca soprattutto evasione, non riflessione ed originalità; l’abile strategia promozionale, soprattutto nel web, ha incuriosito  ed attirato moltissime persone. Ma la lista dei migliori/non migliori venduti è abbastanza lunga e sarebbe anche il caso di fare un mea culpa per la mancanza di volontà di leggere un romanzo più impegnativo ma avvincente e  soprattutto che possa essere legittimamente definito tale.

Top ten settembre 2013

HOSSEINI KHALED 
E L’ECO RISPOSE
Piemme 


 

LA RISPOSTA E’ NELLE STELLE 
FRASSINELLI 

 

CAO IRENE 
IO TI GUARDO
Rizzoli 

 

CAO IRENE 
IO TI VOGLIO
Rizzoli 

 

BROWN DAN 
INFERNO
MONDADORI 

 

CAO IRENE 
IO TI SENTO
Rizzoli 

 

JAMES E. L. 
CINQUANTA SFUMATURE DI NERO
MONDADORI 

 

JAMES E. L. 
CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSOMONDADORI 

MONALDI RITA – SORTI FRANCESCO 
IMPRIMATUR
Bezige Bij, De 

 

DICKER JOEL 
LA VERITA’ SUL CASO HARRY QUEBERT 
BOMPIANI 
 

 

 

 

 

Fonte: Hoepli.it

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