‘L’inizio della notte’, la scienza del futuro secondo Damiano Leone

L’inizio della notte è il nuovo romanzo distopico di Damiano Leone edito Leucotea Edizioni. Il libro introduce il lettore in un’atmosfera fantascientifica e, a tratti, utopica; la narrazione si svolge, infatti, in un contesto che descrive uno scenario di un prossimo futuro apocalittico in cui predomina la distopia. Damiano Leone, però, non tralascia di veicolare importanti messaggi al lettore che, nel corso del romanzo, presenta con maestria attraverso una narrazione attenta e minuziosa.

La storia ha luogo a New York, nella prima parte del terzo millennio; a causa dei cambiamenti climatici anche la popolazione è ormai mutata, sia nella propria visione del mondo che nel percezione delle cose. La protagonista assoluta dell’intera narrazione è la casa farmaceutica Genetic Project fondata dal misterioso miliardario greco Alexandros Cristhopoulos. Il team della Genetic Project è formato da  quattro scienziati, Filippo Grassi, Takeda Nakai, Birgitt Horward e Sara Randi, che lavorano a un progetto rivoluzionario: la creazione di un elisir che possa manipolare la genetica umana. Fra le peculiarità della sostanza creata dagli scienziati c’è quella di rallentare l’invecchiamento fornendo quindi la possibilità di godere di una vita più lunga, ma soprattutto la capacità di far nascere degli esseri umani con delle potenzialità maggiori, sia dal punto di vista fisico che intellettuale e morale.

Fra le diverse tematiche affrontante nel romanzo, l’autore non dimentica di delineare una precisa psicologia dei personaggi che popolano le pagine de L’inizio della notte. Non solo, quindi, argomentazioni che virano sulla fantascienza ma anche la descrizione dei tratti personali e delle loro storie, tutte di grande spessore e impatto, che ben fanno comprendere la personalità dei vari soggetti, rendendoli unici e distinguibili. È il caso di Sara Randi, ex giornalista, che ha perso suo figlio a causa di una bomba. L’amore per il giornalismo e per la verità saranno le due peculiarità che contraddistingueranno una delle creatrici dell’elisir.

Alla tematica del cambiamento climatico, l’autore accosta quella delle mutazioni genetiche: nella realtà distopica del romanzo si inserisce un nuovo tipo di umanità che possiede un DNA modificato e migliorato. La nuova generazione è nominata i ‘’Nuovi’’: una razza diversa ed evoluta sotto ogni punto di vista, soprattutto quello morale, di cui la stirpe umana non appartenente alla nuova progenie risulta spesso manchevole. I Nuovi rispetto agli altri esseri viventi possiedono un profondo rispetto per l’ambiente e per i simili, non hanno alcun tipo di impulso truculento verso l’altro né ideologie che mirano alla supremazia o all’aggressività. Mentre gli essere umani sono immersi in uno scenario apocalittico in cui primeggiano le guerre, le carestie e disastri ambientali, l’Homo homini lupus di Plauto, citato e teorizzato da Thomas Hobbes, diventa una realtà: la lotta per la sopravvivenza è una costante, così come la sopraffazione che induce l’umanità a una involuzione. In questo contesto la generazione de i ‘’ Nuovi’’ è un barlume di speranza. Ma proprio perché pura e concretamente superiore per moralità e intenti,  gli altri esseri viventi, consci di questa evidenza, considerano la nuova razza temibile e in ogni modo tentano di sopraffarla. Alla nuova generazione de i Nuovi appartiene Eleni: Damiano Leone, nell’introdurre questo nuovo personaggio, ha sempre la delicatezza di non far apparire il soggetto superiore rispetto alla ‘’vecchia generazione’’.

Eleni, successivamente, instaura un rapporto determinante con un altro personaggio appartenente al romanzo: Alessandro. L’autore presenta il nuovo personaggio letterario, Alessandro, come un soggetto semplice, seppur caratterizzato da peculiarità che lo contraddistinguono: una forte personalità e una velocità prominente a livello di riflesso e pensiero. Nonostante le prime avversità dovute da alcuni timori da parte di Alessandro, che riconosce in Eleni una concreta diversità rispetto a sé stesso, i due giovani nel corso della lettura si avvicineranno sempre di più anche grazie, e soprattutto, al pieno sviluppo delle capacità emotive della stessa Eleni che faranno da collante alla genesi di questa relazione. Da questo punto di vista, all’interno de L’inizio della notte, in uno scenario in cui distopia e fantascienza che ricorda Orwell, si intersecano c’è spazio anche per l’amore: ecco quindi che l’autore dona al lettore dialoghi densi di emozione e sentimento, un amore che diverrà dirompente e reale il cui culmine sarà una vera e propria relazione fra i due giovani innamorati.

‘L’inizio della notte’: il nuovo avvincente romanzo di Damiano Leone che si interroga sulla sopravvivenza dell’umanità in un futuro apocalittico

Damiano Leone pubblica “L’inizio della notte”, romanzo distopico e “utopico” che narra di scenari apocalittici futuri, che vedono l’umanità ridotta a una minoranza, decimata dai cambiamenti climatici, dalle calamità naturali, dalle scarsità di risorse e dalle ondate di pandemie. Ambientato nella prima parte del terzo millennio, nel testo si racconta del progetto della Genetic Project, una multinazionale farmaceutica con sede a New York, che si prefigge di immettere sul mercato un elisir di lunga vita, in grado di triplicare la durata della vita umana. Questo proposito troverà però l’opposizione del potere “invisibile” della finanza e delle più grandi potenze mondiali – i cosiddetti 10 – tra i quali spiccano la Cina, la Russia e gli USA, che vorrebbero questo preparato solo per pochi eletti, in primis loro stessi, con la scusa di non mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa del pianeta.

Un iniziale braccio di ferro coinvolgerà i vertici dell’azienda genetica con i leader mondiali, almeno sino a quando gli interessi di entrambi non collimeranno, a seguito delle mutate condizioni di sopravvivenza sulla Terra.  La società fondata dal filantropo Alexandros Cristhopoulous e diretta poi dai suoi quattro amici più cari – Filippo Grassi, Sara Randi, Takeda Nakai e Birgitt Howard – aveva, intanto, sviluppato, una nuova stirpe di “superumani” – i cosiddetti “Nuovi”, maggiormente dotati, sia dal punti di vista fisico, intellettuale che morale. Riuscirà l’umanità a sopravvivere al collasso delle risorse, a salvarsi e ad accettare una convivenza pacifica, con un essere umano superiore e all’avanguardia?

 

Informazioni biografiche

Damiano Leone nasce a Trieste nel 1949. Nella prima parte della vita si è interessato alle discipline scientifiche con particolare riguardo per l’astronomia. Di professione chimico, in seguito ad alcune vicende che lo inducono ad abbandonare il lavoro, inizia a riprodurre artigianalmente armi e armature antiche. Da oltre trent’anni si dedica alla storia, all’arte e alla letteratura classiche. Al termine dell’attività lavorativa si trasferisce in un paesino montano del Friuli dove trova il tempo e la tranquillità per dedicarsi attivamente alla narrativa. Con le edizioni Leucotea pubblica nel 2012 il romanzo storico “Enkidu”, poi nel 2015 “Lo spettatore”. Seguono nel 2018 “Il simbolo” altro romanzo storico e infine nel 2020 “Il guaritore” pubblicati entrambi da Gabriele Capelli Editore. E infine, a ottobre del 2022 pubblica “L’inizio della notte”.

 

Casa editrice

 Edizioni Leucotea” nasce nel 2011. Sin da principio, il romanzo ha caratterizzato la loro linea editoriale: copertine dai colori accesi e la banda in alto Pantone 300C divengono il loro marchio di riconoscibilità. La grande attenzione all’innovazione e agli esordienti porta, nel 2014 alla creazione del marchio Project. La narrativa non è l’unico genere trattato da, sin dagli inizi il marchio Biblioteca delle Soluzioni ha trattato di  economia, e divulgazione. Le letture per l’infanzia sono affidate a BdS-Junior, mentre EBK è il marchio dedicato alla saggistica storico-filosofica è contraddistinto da poche pubblicazioni all’anno, selezionate per ricercatezza.

 

 

‘La società zodiaca’, il romanzo distopico di Andrea Paggi

La società zodiaca, libro scritto da Andrea Paggi ed edito Alter Erebus, è il romanzo perfetto per chi vuole proiettarsi in futuri lontani, riflettere su tematiche oniriche e fantascientifiche, pur non tralasciando problemi attuali. Quello che l’autore Andrea Paggi scrive è, a tratti, distopico:  induce il lettore a soffermarsi, pagina per pagina, nella riflessione di molti aspetti descritti nel libro ma che, tuttavia, appaiono realistici anche nel mondo di oggi. L’autore enfatizza alcune tematiche non mancando, con maestria, di descrivere la psicologia e la vita interiore dei suoi protagonisti inducendo il lettore ad empatizzare con alcuni dei soggetti descritti.

Nel libro non c’è un vero protagonista, ma tante storie che si intrecciano e si combinano in una società estremizzata che cela una velata – e forse neanche tanto indiretta – critica anche al tessuto sociale odierno. Una storia nelle storie, si potrebbe commentare, che inizia con uno psicologo-astrologo, Duccio Bertelli.

Il romanzo è ambientato a Firenze e proprio l’astrologo fiorentino profetizza una grave crisi nel 2023: dopo la pandemia e le guerre, rivolte ancora più sanguinose intaccano l’Europa portando allo scoppio di tumulti e malcontenti popolari. Queste rivolte sono dovute principalmente a una questione astrologica: il transito di Plutone in Acquario che già, molto tempo prima, aveva provocato la Rivoluzione Francese. Se dapprima nessuno crede alla chiaroveggenza di Bertelli, tutto cambia  quando l’astrologo inizia a riscontrare una certa popolarità sul web che crede alle sue previsioni. Intanto le rivolte non si placano e nel 2025, in seguito alle numerose insurrezioni, si decide di indire un Referendum per decidere una forma di governo adatta ad arginare lo status in cui, fino a quel momento, verte il tessuto sociale martoriato da tumulti.

Nasce, così, la Società Zodiaca: una forma di governo creata ad hoc e studiata per contenere eventuali sommosse popolari. Questo tipo di guida si basa sull’assunto che, ogni cittadino, deve eseguire un determinato compito ma, soprattutto, mette al bando le differenze: i simili devono stare con i simili per scongiurare danni politici e sociali.

La società zodiaca: un mondo in cui la sorte è scritta nelle stelle

Nel 2040 la Società Zodiaca è ancora la forma di governo vigente. Un cittadino è legato indissolubilmente al suo giorno di nascita e, quindi, al suo segno zodiacale. I mestieri sono assegnati in base all’oroscopo: gli Ariete sono dei militari, i Gemelli dei giornalisti, i Leone dei politici. Tutto segue una logica astrologica teorizzata da Duccio Bertelli: l’unico modo, secondo l’astrologo, per non incorrere in nuove crisi e riportare la società nuovamente allo sfacelo. C’è di più: il segno zodiacale non costringe solo ad assumere ruoli lavorativi che non si auspicano nemmeno,  ma obbliga anche a seguire una certa vita sentimentale. Sono ammesse esclusivamente famiglie omozodiacali; il calcolo delle nascite deve essere precedentemente e minuziosamente calcolato, in quanto la sorte di ognuno è già scritta nelle le stelle e solo seguendola si può aspirare a una società ideale, senza disoccupazione e malcontenti.

I bambini concepiti secondo un calcolo errato sono invece gli anomali: figli di nessuno, potenziali pericoli per questa società che l’astrologo dipinge come aurea. Partorire un figlio anomalo significa spedirlo al centro relegati dove vivrà per sempre in una cella. Di questo si occupano Alberici e Panunzio ma, se da un lato ci sono  gli ispettori e i militari con Ariete Tv sempre accesa, dall’altro c’è la fazione dei ribelli che lotta contro questa tirannia spacciata per società democratica e ideale. Ai ribelli, nel corso delle pagine, si unirà Ciuto: un ragazzo anomalo cresciuto in cella che riesce poi a scappare e diventa amico di Don Sebastiano, Ada, e Lorenza e tutto il gruppo. Dall’altro lato Corrado Barberini insieme all’infermiera Anna, Tiziana e Antonio: tutti protagonisti di una storia nella storia che, alla fine della lettura, si intreccia in un quadro globale, completo e quasi realistico. Dopo una serie di colpi di scena e intrighi, la Società Zodiaca è ormai sconfitta e l’autore trasporta i suoi lettori alle vicende dei protagonisti dieci anni dopo.

L’universo segnato dall’algoritmo

Se nell prima parte del testo capeggia l’azione, nella seconda parte del libro si vuole indurre il lettore a riflettere su quanto accaduto. Ciuto è cresciuto, Don Sebastiano è ormai anziano, qualcuno non c’è più e quasi tutti sembrano essere ritornati alle loro consuetudini. La società zodiaca sembra un ricordo lontano, perché adesso c’è un’altra forma di tirannia, seppur tecnologica, di cui le persone non riescono a fare a meno: l’algoritmo. I telefoni intelligenti sono scoparsi per lasciare il posto ad ologrammi e braccialetti personalizzati che determinano la vita di ognuno. Una metafora molto attuale e pungente, poiché tutt’oggi siamo costantemente bombardati da immagini e notizie dal web che inducono alla spersonalizzazione, quasi, per adeguarsi alle mode del momento.

La situazione raccontata dall’autore è qui ampiamente estremizzata, ma ben descrive la società di oggi dove il termine algoritmo si associa, per lo più, ai social network riferendosi alle linee guida da seguire, precisamente, per arrivare in alto: esser riconosciuti, visti, lodati. Oggi, avere potere, significa anche e soprattutto – forse – esser popolari su internet.

Andrea Paggi

Questa teoria è la stessa di Don Mario, amico di Don Sebastiano: l’incidente di un ragazzo avvenuto anni prima, lo convince che la tecnologia avrebbe portato al collasso delle interazioni e dell’intera società. Una teoria condivisa anche dal Professore, come si scoprirà nelle ultime pagine: alla liberazione di tutti gli anomali, dopo la sconfitta della Società Zodiaca, qualche ragazzo aveva continuato a vivere in uno ‘’stato di natura’’ insieme al Professore e all’Astrologo: l’obiettivo era dimostrare che la tecnologia era fallimentare, mentre la vita in connessione con gli elementi era l’unica via perseguibile. Un piano che andrà a gonfie vele, fino a quando Bertelli e il Professore non decideranno di mandare un anomalo nella società: Geri, amico di Ciuto, che in preda alla negazione dell’algoritmo come forma di potere sulle vite di ognuno, si ribellerà compiendo un’azione inimmaginabile.

Simbolismi non del tutto velati

Oltre alla linea narrativa avvincente, si evince chiaramente che lo scopo dell’autore è anche criticare alcuni aspetti della società moderna. L’uso smodato della tecnologia, nel testo, cambia anche la forma fisica dei protagonisti: la classica mano ad artiglio che spesso compare quando si tiene in mano uno smartphone nell’atto di usarlo. Alcuni personaggi della storia, poi, avranno delle ripercussioni in seguito all’uso della troppa tecnologia. L’intelligenza artificiale ha ormai sporcato anche i sentimenti; è diventata la padrona del mondo, con un’onnipotenza talmente dilagante da spodestare persino gli uomini che si dicono importanti. Adesso è la macchina a dominare, persino i pensieri, persino le emozioni. C’è un passaggio del romanzo, quello fra Don Sebastiano e Ciuto, che è emblematico:

«Ma il progresso ci ha portato alla società che conosciamo, questo lo so anche io. Non esiste la fatica, la vita di tutti è eccezionale.»

«Sì, ma tu non sei manco capace di capire se una ti piace o no. Te lo deve dire il computer.»

 

Parafrasando Alessandro Manzoni verrebbe da dire: “Non Sempre ciò che vien dopo è Progresso”. Il progresso, come ben spiega l’autore, non è naturale come l’evoluzione ma ha una sola direzione: l’economia. Andrea Paggi, nel testo, riesce a ironizzare su alcuni aspetti della società attuale in un modo dolce-amaro, arrivando anche a introdurre un mondo in cui non si lavora, ma dove ogni cittadino riceve un sussidio a prescindere; senza provare l’ebbrezza dell’ambizione, in un universo dove ormai le macchine hanno sostituito gli individui.

Per ultima l’immagine dell’acqua che evidenzia come tutto possa avere una fine: persone, aspetti sociali, eserciti ma che si riferisce anche al singolo auspicando un possibile risveglio da torpore che un mondo preconfezionato apporta a ogni cosa, senza dimenticare una lezione importante: tutto scompare di fronte alla Natura, la vera sovrana.

‘Quarantine Prophets – Futuro fragile’, il romanzo distopico di Luca Speranzoni

“Quarantine Prophets – Futuro fragile” di Luca Speranzoni, pubblicato da HarperCollins Italia, è un affascinante romanzo fantascientifico dalle sfumature intimistiche, che racconta una lenta e inesorabile apocalisse in cui la mente umana acquisisce misteriosi poteri a causa di un virus di natura metafisica, chiamato “il morbo dei profeti”, che colpisce su scala globale.

Ci troviamo negli Stati Uniti, in New Mexico: Samuel Burrow fa la guardia carceraria nella prigione di massima sicurezza di Santa Fe; vive giornate tutte uguali, con una vena violenta che cerca di tenere sotto controllo e una depressione non diagnosticata. Un’occasione inaspettata lo porta a lavorare a Clearwell, anche chiamata “il Pozzo”, una struttura di quarantena nel nord degli Stati Uniti, ai confini con il Canada.

È stata costruita di recente, per ospitare gli individui di cui tutti parlano di continuo alla radio, in tv e sui social: i cosiddetti profeti, persone che improvvisamente manifestano capacità di chiaroveggenza, alterazione della percezione e manipolazione delle memorie altrui. Samuel ha finalmente l’opportunità di iniziare una nuova vita e di avere uno scopo, così da non sentirsi più un fallito; un giorno, però, viene colpito da una visione: vede il futuro, e il suo presente cambia per sempre, perché ora è uno di loro. Da secondino passa a prigioniero, rinchiuso nella struttura insieme agli altri profeti. Disprezzato dai suoi ex-colleghi e odiato dagli altri detenuti, per poter sopravvivere dovrà esplorare la natura di un potere che considera solo un fardello.

«Il morbo dei profeti apre le porte della percezione umana. Non sono sintomi. Non sono allucinazioni. È un incubo. Ma è tutto vero».

Luca Speranzoni, scrittore e sceneggiatore, ci fa immergere in una vicenda sorprendente, ricca di personaggi finemente caratterizzati, di ingegnosi espedienti narrativi e di intense riflessioni sull’essere umano e sulla società odierna. Nonostante il tema possa far pensare al Covid19, la creazione dell’universo narrativo dei profeti si focalizza invece sulla descrizione di una sorta di pandemia delle idee, in cui la detenzione di visionari in grado di rivoluzionare il mondo assume una potente valenza metaforica.

L’opera alterna presente e passato – e sprazzi di futuro – per raccontare del viaggio di consapevolezza e di maturazione di Samuel che, presentato all’inizio del libro quasi come un antieroe, diviene in seguito un paladino della libertà altrui che riesce a mettere da parte anche i propri desideri per il bene collettivo. Tra sacrifici necessari, scelte difficili, paradossi temporali, la nascita di fraterne alleanze e feroci lotte tra fazioni di profeti, si dipana un’intricata vicenda in cui Samuel – tramite le sue facoltà di premonizione dei possibili futuri – dovrà cercare una via di fuga da Clearwell sia per se stesso ma soprattutto per Mikaela, la ragazza dallo stravagante potere di cui è innamorato.

Quarantine Prophets – Futuro fragile” è un romanzo visionario e dall’intrigante componente surreale, ambientato in un mondo al collasso caratterizzato da controverse strutture di contenimento, pericolosi aneliti anarchici e l’applicazione arbitraria della legge marziale; è un’opera cerebrale e al contempo emozionante, che ricorda l’estrema forza degli esseri umani e la loro capacità di rialzarsi sempre, anche dopo le cadute più rovinose.

 

SINOSSI DELL’OPERA. Qualcuno vorrebbe curarli. Qualcuno vorrebbe sfruttarli. Tutti vogliono catturarli. Un nuovo tipo di prigione. Un gruppo di profeti rinchiusi contro la loro volontà. Una guardia carceraria tormentata dal passato. Un amore nascosto nel futuro.

 

BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Luca Speranzoni nasce a Pavullo nel Frignano nel 1983 e nel 2007 si trasferisce a Torino, dove frequenta il Master Holden in tecniche della narrazione. Da quel momento racconta senza fermarsi. Scrive in diverse lingue e in diversi medium; dal cinema alla narrativa, dal fumetto al teatro, specializzandosi nella sceneggiatura cinematografica e nella narrazione romanzesca. Di tanto in tanto scrive anche di un’altra grande passione, la filosofia della scienza e l’epistemologia. Si ricordano, nella sua produzione, la rappresentazione multimediale “Giudizio Universale”, lo spettacolo-evento per la 45ma giornata nazionale degli Emirati Arabi Uniti, la graphic novel “Il Bacio della Lucertola” e i film “Yonder” e “L’ultima Notte”. Con Fabio Guaglione crea il mondo di Quarantine Prophets che inizia con il romanzo “Futuro Fragile” e con la graphic novel “Epifania”, edita da Panini Comics.

 

 

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‘Dastan verso il mare’ di Laura Scaramozzino: una storia di fantascienza e rinascita per giovani lettori

Dastan verso il mare, edito da Edizioni Piuma, è l’ultimo romanzo di Laura Scaramozzino. Classe 1976, la scrittrice torinese ha condotto per dodici anni il programma culturale Dimensione Autore presso la nota emittente piemontese Radio Italia Uno.

Laura ha progettato e tenuto corsi di scrittura creativa di primo e secondo livello per associazioni culturali e presso enti pubblici a Torino, provincia e a Palermo. Ha pubblicato per i tipi della OAK Editions, il manuale di scrittura creativa: “Percorso creativo. Un viaggio chiamato scrittura” e il romanzo tratto da una storia vera “L’uomo che salvava le anatre e inseguiva il Big Bang”, Sillabe di Sale Editore.

Ha partecipato alla raccolta di racconti di fantascienza al femminile curata da Emanuela Valentini dal titolo Materia oscura, Delosdigital edizioni. Nel 2019 un suo racconto è stato selezionato per la raccolta di racconti fantastici: Strane creature a cura di Lorenzo Crescentini, edito Watson. Sempre quest’anno, l’autrice è stata selezionata per entrare nell’Antologia del premio di racconti weird: Esecranda.

Nel mese di maggio del 2019 è uscito il suo primo romanzo distopico edito da Watson edizioni intitolato Screaming Dora. A giugno è stata pubblicata la raccolta di racconti Il grande racconto di Klimt, Edizioni della Sera in cui appare Cesare va lontano. A novembre è uscita Materanera, antologia di racconti gialli ambientata a Matera, edita da Bertone. Un suo racconto appare, inoltre, nella raccolta Piemontesi per sempre, Edizioni della Sera. Suoi racconti appaiono sulla webzine Cose di altri Mondi, curata da Giovanni Mongini e sul giornale on line Il CorriereAl, nella rubrica AlLibri, a cura di Angelo Marenzana. Ha collaborato con il sito Tom’s Hardware.

Edizioni la Piuma e la collana i Codici

Dastan verso il mare è il secondo appuntamento della collana I Codici di Edizioni Piuma, dedicata ai mondi fantastici per giovani lettori, tra distopie, ucronie, fantascienza e steampunk.

I Codici è una nuova linea ispirata alla letteratura di mondi possibili e alternativi per giovani lettori. Pubblicare per i ragazzi è una sfida a tutti gli effetti per una casa editrice. Questo target si porta dietro una criticità notevole, cioè quella dell’abbandono della lettura, ma di fatto si tratta di un pubblico che continua ad incuriosirsi alle storie, solo che lo fa in modo diverso, cioè muovendosi fluidamente nei mondi digitali (tra game e social).

Stiamo parlando della generazione Z che frequenta e vive nei social, diventa Creator di contenuti (youtubers, instagrammer, TikTok), si sfida online nei game, scrive e legge su Wattpad.

I ragazzi tra i 10 e i 14 anni hanno bisogno di contenuti a loro dedicati, che non siano troppo kids o troppo Young Adult.  I romanzi che pubblicheremo si potranno ispirare a mondi: ucronici, dieselpunk, steampunk, cyberpunk, solarpunk, fantascienza… insomma, tutti generi che esistono già ma per un pubblico adulto.

Le tematiche trattate:

  • Come vivremo in un futuro prossimo?
  • Come ci prenderemo cura del pianeta
  • Quali nuove tecnologie intratterranno l’umanità?
  • Come vivremo i nostri sentimenti?

Il formato della collana sarà in A5 con una copertina che è anche un poster realizzato da un bravissimo illustratore (Paolo d’Altan), questo per impreziosire e alimentare la voglia di collezionare ogni scenario raccontato nei romanzi.

Ad aprile uscirà il primo titolo per {I Codici XL} Everlasting di Juliette Pierce. Le due linee editoriali si affiancheranno per coprire e allargare ancora di più il bacino di lettori appassionati. {I Codici XL} tratterà romanzi di fantascienza per Young Adult che tocchino più da vicino molti dei disagi che vivono i giovani.

La casa Editrice prosegue quindi l’arricchimento del suo catalogo con titoli che sottolineano l’interesse per un piano editoriale di romanzi Sci-fi dedicati ai ragazzi. In questo nuovo anno Edizioni Piuma continua il suo lavoro con lo stesso impegno oltre a coltivare speranze. L’impegno è quello di cercare di pubblicare storie il più possibile di qualità, perché crediamo fortemente che non si possa più essere editori senza avere idee ben precise, al contrario è necessario misurarsi e rinnovarsi velocemente per stare vicino ai giovani lettori e accompagnarli nella loro crescita per regalare emozioni e spunti mai scontati o banali.

Edizioni Piuma è una casa editrice piccola e indipendente, ibrida nei suoi contenuti sia cartacei che interattivi. Pubblica libri illustrati e app-story per giovani lettori. Desidera sviluppare progetti in cui l’esperienza della lettura sia ridisegnata secondo un approccio multisensoriale e dinamico dell’apprendimento della storia.

Con Dastan verso il mare – ha dichiarato l’editrice Francesca Di Martino – Edizioni Piuma prosegue l’esplorazione dei mondi fantastici dedicati ai giovani lettori. Lavorare con Laura Scaramozzino è stata un’esperienza più che positiva. Siamo rimasti felicemente colpiti per come sia stata brava nell’affrontare la scrittura per un pubblico più piccolo, nonostante il suo background fosse per adulti. Sia nella scelta delle tematiche a tinte forti e sia nella qualità della scrittura, Edizioni Piuma è davvero orgogliosa di presentare Dastan verso il mare. Malgrado sia mancato un contatto fisico con l’autrice, data l’emergenza pandemia, il feeling non è mai venuto meno. Diamo per certo che si comprenda l’importanza di una buona storia per ragazzi, perché confidiamo di far arrivare romanzi buoni per qualsiasi età proprio come quello di Laura Scaramozzino”.

 

Dastan verso il mare: Sinossi

Il freddo è una lastra d’acciaio tra le ossa e la pelle, anche adesso che la primavera è vicina e non battiamo più i denti nel buioDa qualche giorno, tra le chiazze di neve dura, il sole accende la sabbia e le sterpaglie di erba salina. Di fronte a noi il deserto asiatico si estende in direzione dei grandi laghi, verso occidente. Macchie di salvia e acacie rompono la monotonia del paesaggio. Eppure, la notte ci stringiamo ancora nelle coperte di lana e ci rannicchiamo come polpette ghiacciate. Il vento percuote la baracca, sibilando. Tra le pareti s’insinua il respiro nebbioso del Lungo Fiume. Dormono tutti, tranne il Custode di guardia, illuminato dal chiarore del braciere. Gli occhi cerchiati sotto lo shalpac.

 

Queste le parole di Dastan, un ragazzo scampato alla terribile guerra che ha distrutto la Terra. Dopo il terribile conflitto tra le Dittature Mondiali, i superstiti vivono in una zona compresa tra la steppa e il lungo fiume che l’attraversa. Poi più nulla.

Il protagonista proviene da una città già esistente prima della dittatura e del Grande Disastro, famosa per la presenza di un vecchio Cosmodromo da cui molto tempo prima partivano missioni spaziali internazionali. I bambini sono ormai poco più di un centinaio, mentre gli adulti, meno numerosi, si dividono in due fazioni avverse. Da una parte, ci sono i Custodi della Vita, uomini – le donne adulte sono tutte morte – che vorrebbero ripopolare il mondo educando e proteggendo i bambini dai Seguaci dell’Alleanza che progettano, invece, l’eliminazione sistematica di tutti i bambini. Il loro compito è catturarli tutti ed eliminarli in modo che non possano mai più ripopolare il mondo. Il capo di questa setta è Sergej: neurobiologo in possesso di una tecnica ipnotica in grado di piegare la volontà di chiunque. L’uomo intende catturare i bambini e fornire loro, sempre sotto ipnosi, una droga potente che li conduca a una condizione estatica, paradisiaca e infine alla morte. Rimasto in un bunker con i suoi assistenti, durante il conflitto, è riuscito a sopravvivere, ma dopo essere risalito in superficie e aver visto gli effetti della guerra, i cadaveri delle donne e dei bambini, è impazzito e ha elaborato il suo orribile piano di morte.

Ignaro delle motivazioni dei seguaci di Sergej, Dastan e gli altri bambini, sotto la supervisione dei Custodi, affrontano il lungo viaggio verso il mare. Durante il viaggio Dastan si affeziona ad Adel, una ragazzina coraggiosa, con la quale si confida e inizia a relazionarsi. Purtroppo, una notte arrivano i Seguaci e catturano tutti i bambini e anche Adel. Per Dastan rimasto solo, l’ultima azione disperata non può che essere quella di cercare di salvare Adel ad ogni costo.

La scrittura coinvolgente e un epilogo a sorpresa trascinano il lettore a scoprire la storia fino alla fine senza mai abbassare la guardia.

Dastan verso il mare – ha spiegato l’autrice è una storia di rinascita e di fiducia. Si può sempre ricominciare, anche dopo un evento terribile. Credo che, mai come oggi, questo sia un messaggio attuale, soprattutto per i ragazzi. Per me scriverlo è stato come guardare le cose attraverso gli occhi di un ragazzo di undici anni. Con la paura, ma anche con la speranza in un futuro diverso in cui solidarietà e spirito di adattamento diventino valori imprescindibili. Dar vita a una storia così è stato come guardare al futuro intravedendo qualche spiraglio in più”.

 

https://www.edizionipiuma.com/it/dastan-verso-il-mare/

‘La fattoria degli animali’ di George Orwell: quando manca il cielo

Tutto inizia con la notte, la dittatura, ogni dittatura inizia con al notte, ogni dittatura è e rimane notte, e inizia con la notte quella imponente metafora della dittatura, sovietica in particolare, che ne è il libro di George Orwell, La fattoria degli animali, romanzo distopico del 1945 che esamina lo sviluppo di un regime popolare di matrice rivoluzionaria violenta.

Il filosofo tedesco Hegel affermava che la filosofia è come la nottola di Minerva, l’uccello che prende il volo di notte, metafora, questa notte, del crollo di un’epoca, della sua stabilità, della sua certezza di essere se stessa, forte, ed eterna: ma tutto crolla e il crollo è la notte dell’esteriore, della materia, e la filosofia, la nottola, spicca il suo volo per preparare nuove certezze, partendo di nuovo da se stessa, dalla propria coscienza. Così ne La fattoria degli animali crolla l’impero di Jones, il Padrone, l’uomo. Tutto inizia, in questo libro, dalla notte dell’uomo. Jones è ubriaco, ed è notte, e gli animali, coloro che sono i deboli non ce la fanno più. –tutto inizia con la notte in una dittatura. Notte, questa è la prima parola, terrificante, del libro di Orwell sulla dittatura, su ogni dittatura, sull’ideologia… notte. La dittatura che non è altro che ideologia, cioè notturno della ragione, che non è altro che oppressione, liberticidio, cioè notturno della volontà. Questa storia, questa metafora, inizia nella notte. Di notte c’è una cosa che si vede meno di altre, ed è la cosa più importante, di notte, una notte senza stelle non si vede il cielo.

La fattoria degli animali: una lettura filosofica

Il primo capitolo de La fattoria degli animali cita Jones ubriaco che rincasa, gli animali che si riuniscono, si cita quell’immensa voragine aperta dalla parola notte, ma nulla si dice delle stelle, le uniche che possono forare il buio, ferirlo. E’ una notte senza stelle, neppure una cometa annuncia che il vecchio maggiore, il maiale che incita alla rivoluzione, sia il Salvatore. L’oriente non bussa alla porta di questa stalla, perché è la porta del pensiero che muore, dell’azione costretta, della parola che si spegnerà. Si urla alla rivoluzione, alla libertà. Il romanzo di Orwell si apre sulla terra, una terra di padroni e schiavi, di forti e deboli, e così come ci si apre, questa storia ci si chiude. Tutto avviene sulla terra, il primo grande assente, la prima vittima di ogni dittatura e di quella russa nello specifico, è il cielo, il divino, ma anche in generale, la capacità, la libertà di ognuno di proiettare i propri sogni, di innalzarsi nella propria interiorità fino a concepire se stesso non più oggetto di ordini, disordini, soprusi, ma come indipendenza. Come ogni futura dittatura, si parte da catene spezzate, da speranze che irrompono, che rivendicano, che gioiscono, che si illudono. Illusione che non è neutra: c’è chi illude e chi viene illuso. Ecco la seconda terribile parola de La fattoria degli animali ma è una parola che non è esplicita, non lo può essere, perché l’illusione è frutto della notte, del buio, illusione è tante parole, è tutte le bugie raccontate, i sogni spezzati, l’aria pesante, la cappa morale, l’ignoranza intellettuale, l’analfabetismo culturale. L’illusione è il sudore che esce da questa storia e dalle storie dei singoli animali dopo la rivoluzione. Perché ogni dittatura nasce con il consenso consapevole di pochi, l’illusione di altri, e l’opposizione dei non illusi, che devono morire.

Morte ecco la terza, ultima parola di questo buio storico, di questo muro da fucilazione della libertà, come una trinità di parole che non termina con la resurrezione e la speranza, ma con la morte e la rassegnazione: la notte non lascia più sorgere il cielo, la libertà, l’illusione convince di averla realizzata, la morte impone l’illusione ai vivi e il silenzio ai dissidenti, morti.

Certo, a volte il cielo sembra apparire, ma è sempre una sua immagine falsa: o illusione dei deboli o propaganda dei forti, perché dove non c’è libertà, non può esserci cielo.
Sia all’inizio che alla fine il corvo, Mosè, parla del paradiso, ma non è un vero paradiso, è una ricompensa materiale, che invece della consistenza di un soffio, eterea come la fede sincera che ad esso crede, difficile, da tradurre nel pensiero per la sua ineffabilità, qui invece il nome del paradiso è Monte Zuccherocandito, vera e propria soddisfazione materiale concessa fintamente all’infelice della terra, all’incatenato sofferente, molto più simile in realtà ai trenta denari di giuda con cui Mosè, corvo prima di Jones poi dei maiali, vende se stesso. Il cielo di notte, ancora una volta, non si vede, il paradiso di notte, non si vede.

Un’aspra critica a tutti i regimi totalitari

C’è poi l’asino, Benjamin, il cinico che la sa lunga, tanto quanto la sua vita, un verghiano che non crede alla sostanza della rivoluzione: la vita sarà sempre fame e miseria, ma questa consapevolezza, che lo mantiene critico, attento, non si traduce mai in rivolta, lui è appunto Verga, non lo schiavo ribelle Spartaco. Vede gli inganni del regime, ma sa che non può farci nulla e al tempo stesso è come se sapesse che anch’esso è transitorio, il cielo non esiste, figuriamoci se può esistere in terra, la rivoluzione è più falsa di Dio. Solo una volta rompe il suo eremo morale e corre per avvertire che stanno per uccidere Gondrano. Ma quest’unica corsa della sua vita, quest’unico slancio non ottiene il successo.
Eccolo infine lui, il cavallo, ma si può dire l’uomo. Il cavallo Gondrano, immenso Gondrano, mille lavoratori sono dentro di lui, tanta è la sua forza fisica e ancora più grande è la forza della sua volontà, ma misera purtroppo è la forza del suo pensiero: non riesce mai ad imparare più di poche lettere dell’alfabeto, ed ogni volta la propaganda del regime dei maiali lo sconfigge, lo crocifigge alla menzogna, lui si sforza di ricordare le leggi infrante, le speranze calpestate. Sembra quasi che la sua onestà e inquietudine a volte stiano per prevalere, ma sono attimi, frammenti, sassi in confronto alla montagna della storia che lo schiaccia. Eppure anche lui è una montagna, trascina pietre fino alla fine, ma in fondo ciò che gli fa esplodere i polmoni non è il peso della roccia, ma della contraddizione, tira il suo carico cercando di raggiungere un sogno che fa sempre un passo indietro mentre Gondrano lo fa in avanti, destinati a non raggiungersi mai, mentre le menzogne che si porta dietro pesano sempre di più. Gondrano in fondo è l’uomo come dovrebbe essere, onesto, lavoratore, ma è anche come l’uomo non dovrebbe essere, cieco, ignorante, fino a diventare un complice onesto del male.

Manca non solo il cielo ne La fattoria degli animali, ma anche la ragione. Kant diceva nella Critica della Ragion Pratica che esiste un regno morale, dei fini, dove gli uomini collaborano e sono esseri morali proprio grazie alla ragione. Ma per esserci ragione deve esserci critica, e per esserci critica deve esserci pensiero, cioè proprio ciò che i maiali non vogliono. La ragione nella storia non è riuscita sempre a imporsi e ancora oggi lotta per farlo, ma spesso è vinta non dalla fede, ma della fede cieca, che è fanatismo. Gondrano crede fanaticamente che Napoleon (il capo dei maiali) abbia sempre ragione. La ragione di Gondrano dorme il sonno dell’ignoranza, dell’onestà cecità.
Ed ecco che alla fine del libro e di queste vite massacrate, anche il passo penultimo, quello prima della morte – quella sì rivoluzionaria, perché liberatrice da tutta quella soffocante libertà socialista – quel passo penultimo che è la pensione e il riposo nel campo destinato al pascolo degli animali anziani, viene rubato della gola alcolista dei maiali, che scelgono di coltivarlo per produrre birra e alcool: non solo il cielo, ma anche l’ultimo gradino prima di giungerci viene rubato dai cuori e dai corpi dei sottomessi della rivoluzione. Non ci si riposerà mai, si passerà dal lavoro alla morte, dalla dittatura che è silenzio della vita, alla morte che è dittatura del silenzio. Per questo La fattoria degli animali è un inno al ragionamento e all’individualismo, sotto forma di favola.

La dittatura non avrebbe potuto tollerare quello spazio vuoto per il pascolo del riposo dei giusti, perché il riposo, la pensione, avrebbe implicato il fermarsi, la sosta dal lavoro e il rischio che il pensiero sorgesse nuovamente non più distratto dalla forza, il rischio che il miracolo dell’uomo libero si facesse spazio tra la nebbie del regime: il miracolo, il cielo, non devono esserci.

E noi chi siamo? Sappiamo che la storia ha dato ragione a Benjamin, nessuno ha mai visto la morte di un asino dice lui, ma l’asino ha visto la morte dei cicli storici: Jones, lo zar Jones è caduto, ma Benjamin è rimasto, ed è ancora vivo alla fine de La fattoria degli animali, quando ormai i maiali della prima ora sono vecchi. La storia ha dato ragione a Benjamin ma la nostra storia non può giustificarlo, perché Benjamin sapeva e non ha fatto nulla, e come diceva John Stuart Mill: «Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla>>, che rinuncino al cielo.

‘Il mondo nuovo’: la società senza futuro di Aldous Huxley

Aldous Huxley (1894-1963), visionario e tormentato autore inglese, pubblica nel 1932 la sua opera, forse, che sarà destinata a diventare una delle pietre miliari per il genere distopico/fantascientifico: appassionato di filosofia (avvicinatosi anche al misticismo) Huxley non ha problemi a imbastire un racconto di spietata visione filosofica sul futuro dell’umanità. Come in ogni narrazione distopica, i pensieri e le azioni degli uomini sono immaginate sino alle estreme conseguenze, ma qui c’è un qualcosa in più che caratterizza Il mondo nuovo (1932), opera di fantascientifica di Huxley.

Tutta la narrazione è pervasa da quel senso di oppressione tipico delle opere distopiche/post apocalittiche: e qui Huxley dimostra, per l’epoca in cui ha scritto il suo romanzo, di essere capace di vedere già molto al di là dell’orizzonte del suo tempo. Ecco quindi che il mondo che descrive, il mondo del 2500 circa, è stretto dalla morsa non solo dei “controllori” ma anche di pratiche scientifiche spietate e di indottrinamenti subconsci a cui tutta la popolazione è sottoposta. “Il Processo Bokanovsky è uno dei maggiori strumenti della stabilità sociale! Uomini e donne tipificati; a infornate uniformi”; è questo quello che il direttore del “Centro di incubazione e di condizionamento” spiega ai suoi allievi: qui gli embrioni vengono infatti creati, sviluppati secondo precise esigenze per essere inidirizzati in particolari e precise categorie di persone (gli alfa, i beta, i gamma, i delta e gli epsilon) che hanno determinate caratteristiche e determinate peculiarità in base al loro quoziente intellettivo programmatogli. “Comunità, Identità, Stabilità” è il motto planetario che ricorre in questa società che vede quindi annullata ogni forma di personalità individuale e ogni libera espressione: in questo modo i Controllori hanno la pretesa di assicurare la felicità delle persone:una felicità creata, indotta, controllata, frutto dello spietato calcolo scientifico e quindi non reale.

Noi condizioniamo le masse a odiare la campagna concluse il Direttore. Ma contemporaneamente le condizioniamo ad amare ogni genere di sport all’aria aperta. Nello stesso tempo facciamo sì che tutti gli sport all’aria aperta rendano necessario l’uso di apparati complicati. In questo modo si consumano articoli manufatti e si adoperano i mezzi di trasporto. Ecco la ragione delle scosse 20 elettriche”. I bambini infatti venivano educati alla visione dei libri e dei fiori in concomitanza con scosse elettriche e assordanti rumori, in questo modo si trovano a sviluppare un disgusto verso questo genere di cose.

In questa società massificata, Huxley fa però emergere due protagonisti: Lenina e Bernand, entrambi infatti si distinguono da tutti gli esseri umani che si incontrano nel romanzo. Lenina per alcuni periodi è alla ricerca di un partner “fisso”, contravvenendo alle “regole” della società che invece vuole che il sesso e il godimento erotico siano esaltati e praticati, così da prevenire frustrazioni e sentimenti negativi. Bernard invece è uno psicologo che dimostra un alto grado di consapevolezza per quanto riguarda il fatto che la felicità che vivono è illusoria,  indotta in alcuni casi dalla “soma”, una droga sintetica che provoca stati di euforia e che addirittura accompagna anche le persone verso la morte. Nel romanzo si parla di Corso Elementare di Coscienza di Classe, di Lezione Sessuale Elementare, del ruolo di “Assistente Predestinatore”, del Collegio di Ingegneria Emotiva, del  Direttore delle Incubatrici, del trattamento di Surrogato di Passione Violenta: tutto ciò che serve per far emergere un quadro incredibilmente asfissiante della società che Huxley immagina.

Ma non è tutto, infatti: “Bisogna scegliere tra la felicità e ciò che una volta si chiamava la grande arte. Abbiamo sacrificato la grande arte. Ora abbiamo i film odorosi e l’organo profumato”, così racconta Mustafa Mod, il controllore dell’Europa occidentale, quando ricorda la decisione dell’annullamento di ogni forma di espressione artistica umana: l’arte non bisogno praticamente solo di sensazioni pure, ed è quindi nemica dello sfruttamento delle risorse, quello a cui invece tutto è qui volto e indirizzato: si indirizzavano i bambini verso godimenti e felicità per giochi che ad esempio richiedevano un grosso dispendio di materiale elettrico per esser costruiti.

Ma per capire cosa veramente è il mondo disegnato da Huxley, si deve aspettare l’incontro con il “Selvaggio” John, conosciuto da Bernarnd e Lenina durante il loro esilio in Islanda, a causa dei loro comportamenti giudicati eccentrici dal controllore dell’Europa Occidentale. John e Linda, sua madre, sono cresciuti e vissuti nelle “riserve”, ovvero dove vivono gli appartenenti alla casta degli alfa non allineati con il Governo. John ha però una altra peculiarità: è riuscito a leggere alcune opere di Shakspeare (L’Amleto, Romeo e Giulietta, l’Otello) prima che tutti i libri venissero distrutti. Ciò gli permertte di affrontare il governatore dell’Europa occidentale in un discorso appassionato tra le diverse visioni del mondo: “Adesso il mondo è stabile. La gente è felice; ottiene ciò che vuole, e non vuole mai ciò che non può ottenere. Sta bene; è al sicuro; non è mai malata; non ha paura della morte; è serenamente ignorante della passione e della vecchiaia; non è ingombrata né da padri né da madri; non ha spose, figli o amanti che procurino loro emozioni violente; è condizionata in tal modo che praticamente non può fare a meno di condursi come si deve. E se per caso qualche cosa non va, c’è il “soma”… che voi gettate via, fuori dalle finestre, in nome della libertà, signor Selvaggio. Libertà!”

Il selvaggio John verrà quindi portato nel “nuovo mondo”, ma le conseguenze saranno disastrose: una volta resosi conto che è stato ormai irrimediabilmente attaccato e compromesso dalla società, deciderà di tornare nella sua isola e autoflagellarsi per espiare le sue colpe, ma a lungo andare troverà la morte.

L’intreccio che Huxley realizza nel Nuovo mondo è ravvisabile anche nel gioco che fa compiere alla figura di Henry Ford, vista come un Dio dalla società che descrive (infatti gli anni partono dalla data della sua nascita) e dalla figura di Sigmund Freud, molte volte chiamata indirettamente in causa: quindi i due miti della produzione  e della psicoanalisi. L’estremizzazione di queste due discipline portano Huxley a immaginare questa società disumanizzata in cui non c’è posto per l’arte, per i libri, per la libera espressione, in cui l’essere umano è programmato e condizionato psicologicamente sin dalla nascita verso una esistenza precisa e prestabilita in funzione della produttività.

Il suicidio del Selvaggio, forse l’unico elemento di speranza e di rottura, contribuisce a rendere ancora più cupa la visione del mondo futuro dell’autore inglese: il mondo nuovo che vede Huxley sembra essere quindi privo di una qualsiasi speranza in un futuro.

E questo, aggiunse il Direttore sentenziosamente «questo è il segreto della felicità e della virtù: amare ciò che si deve amare. Ogni condizionamento mira a ciò: fare in modo che la gente ami la sua inevitabile destinazione sociale”. (Il mondo senza futuro)

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