Dal 18 Aprile è disponibile in tutti gli store online il libro dal titolo “L’umana Fragilità” dello storico e critico d’arte Francesca Callipari. Un’analisi storico artistica ma anche socio-antropologica sul rapporto dell’uomo con la morte, che ci conduce in un viaggio introspettivo volto ad approfondire aspetti che troppo spesso tendiamo ad allontanare per paura, invogliandoci al tempo stesso a scoprire un po’ di più alcune grandi opere della Storia dell’arte.
È questo uno dei temi più diffusi dell’intera storia dell’arte e ciò si spiega non soltanto per il fatto che rappresenti uno degli aspetti ineludibili dell’esistenza ma perché, inesorabilmente, esso si intreccia con tutti gli ambiti e i valori fondamentali della civiltà. Sin dalla notte dei tempi la morte ha avuto un ruolo centrale nell’immaginario collettivo, configurandosi come pensiero estremo e tappa inevitabile per qualsiasi riflessione incentrata sulla vita e sui suoi significati. Il tema viene qui analizzato attraverso l’arte, prendendo in esame due secoli importanti e densi di cambiamenti nei quali essa è stata grande protagonista: ovvero il Seicento e il Settecento.
Un tema trattato dal punto di vista storico ma che si intreccia per forza di cose con la contemporaneità: come affermato dalla stessa autrice l’idea di questo libro è nata proprio nel periodo covid, durante il lockdown che “di colpo ci ha fatto ricordare in maniera così pressante la caducità della nostra esistenza, facendo emergere chiaramente quanto l’uomo contemporaneo sia impreparato ad accogliere la morte e quanto, anzi, la paura lo conduca al punto di negarla”.
Con un linguaggio chiaro e adatto ad ogni tipo di fruitore, Francesca Callipari procede all’analisi delle singole opere, cercando di scavare nell’interiorità degli artisti e del lettore, facendo sì che sia l’arte stessa con la sua magia a mitigare le nostre paure, invitandoci alla riflessione.
L’autrice
Laureata in Storia dell’arte moderna presso l’Università di Firenze con una tesi in Storia della miniatura medievale, è oggi critico d’arte e curatore mostre e si occupa prevalentemente di artisti emergenti. Ha curato mostre in Italia e all’estero. È membro del Comitato di Selezione Artisti per l’Atlante dell’Arte contemporanea e membro del Comitato Internazionale curatori della Biennale di Firenze.
Ideatrice della mostra itinerante I Love Italy, si impegna nella valorizzazione e promozione del talento italiano anche attraverso la Web Tv “I Love Italy TV – Gallery”. Tra i suoi libri già pubblicati: il romanzo “L’odiato amore” (2014) vincitore del Premio Miglior “Opera Prima” al Premio Internazionale Sirio Guerrieri.
Il catalogo del progetto «Percorsi della fede. L’arte di Andrey Esionov in 7 chiese di Roma» è stato presentato martedì 21 marzo nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli a Roma. Il volume, di 172 pagine, racconta la mostra omonima dell’artista russo Andrey Esionov, che si è tenuta da maggio a novembre 2022 in alcune delle principali basiliche e chiese della Capitale italiana.
Il libro contiene un saggio del noto critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi, oltre ai testi della direttrice del Pantheon Gabriella Musto, del direttore della Casa Russa a Roma Daria Pushkova, del giornalista e scrittore Francesco Bigazzi, del giornalista e presentatore Julian Makarov e di altri autori.
«Il tema del lavoro di Andrey Esionov sono i valori cristiani. La raffigurazione sembrerebbe appartenere prevalentemente al Rinascimento, ma invece è tuttora attuale. L’artista ne comprende bene l’essenza, con l’aiuto del Vangelo ci mostra la profondità del valore della nostra civiltà. E lo fa con molto talento, usando un linguaggio artistico moderno», ha affermato Alexander Avdeev, ambasciatore russo presso la Santa Sede, alla presentazione del volume.
«Siamo in un luogo particolare, forse l’unico in Europa dove la cultura è sopra ogni barriera politica – ha proseguito il direttore della Casa Russa a Roma, Daria Pushkova – proprio per questo è qui che l’arte di Andrey Esionov ha trovato il suo percorso, la sua strada verso i cuori degli italiani. E il dialogo fra i cuori, secondo me, è l’unica via giusta per la comprensione reciproca».
Il catalogo contiene anche una lettera ad Andreу Esionov dell’Arciprete Rettore del Pantheon Daniele Micheletti con la richiesta di donare al Pantheon il dipinto “La Buona Notizia” al termine della mostra. L’artista ha risposto di sì: «Il quadro è stato dipinto appositamente per la mostra del 2022, quando tutta l’Italia e l’intero mondo cattolico ha celebrato l’Anno della Famiglia. E io, ovviamente, ho considerato un onore donare la mia tela al Pantheon. Quello che è importante per un artista è che la sua opera trovi il suo posto, un suo giardino, in cui verrà conservata e dove la gente la potrà ammirare». Anche altre chiese hanno rivolto all’artista richieste analoghe.
«L’incredibile successo della mostra è stato ancor più palese quando abbiamo smontato i quadri dalle basiliche al termine dell’esposizione. Il responsabile di un’altra chiesa che non aveva avuto i dipinti all’interno del proprio edificio, ci ha chiesto di poterne esporre uno – commenta l’organizzatore della mostra, Lorenzo Zichichi, de Il Cigno GG Edizioni di Roma, che ne ha curato il catalogo, – e così «l’Annunciazione» è stata collocata durante il periodo natalizio nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli».
La presentazione del catalogo è stata accompagnata da un concerto eseguito dai giovani musicisti del Conservatorio Santa Cecilia: la soprano Desirée Giove e l’ensemble di violoncellisti sotto la direzione del M° Riccardo Martinini. Hanno eseguito le musiche di Rachmaninov, Mozart, Villa-Lobos, Bach e altri compositori.
I maestri moderni della storia dell’arte: Balla, de Chirico, De Pisis, Magritte, Picasso, Morandi insieme ai contemporanei De Dominicis, Castellani, Di Stasio, Kounellis. Sono soltanto alcuni degli oltre 50 artisti che dal Novecento fino ai giorni nostri hanno accompagnato la vicenda storica e umana di Alvaro Marchini, della sua famiglia e della galleria La Nuova Pesa di Roma. Una selezione di oltre settanta opere si potrà ammirare al CIAC di Foligno fino al 21 agosto.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno presenta dal 21 maggio al 21 agosto 2022 la mostra “Una storia nell’arte. I Marchini, tra impegno e passione”. Dopo l’esposizione di successo all’Accademia Nazionale di San Luca a Roma, da cui promana l’operazione culturale conclusasi lo scorso aprile, la mostra è ospitata al Centro Italiano Arte Contemporanea (CIAC). Un progetto unico e ambizioso, realizzato con la curatela di Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Flavia Matitti, Italo Tomassoni e con il coordinamento di Gianni Dessì.
Grazie alla generosità di numerosi prestatori, saranno esposte a Foligno più di settanta opere selezionate fra quelle della collezione di Alvaro Marchini e della sua famiglia con una incisività specifica per l’aspetto più contemporaneo della Collezione.
La storia di Alvaro Marchini è stata scandita dall’impegno imprenditoriale e politico (comandante partigiano, medaglia d’argento della Resistenza, cofondatore della società che editò “l’Unità”, organo del Partito Comunista) e dalla passione per l’arte, che lo porta a collezionare e ad aprire nel 1959 a Roma la galleriaLa Nuova Pesa, con sede, prima in via Frattina e dall’autunno 1961, in via del Vantaggio. L’esperienza ricca e complessa nasce come tentativo cruciale di annodare e promuovere un’idea di possibile prassi estetica all’insegna della figurazione.
La prima stagione della galleria, tra il 1959 e il 1976, vede coinvolto un gruppo di artisti e intellettuali, da Antonello Trombadori a Renato Guttuso, da Corrado Cagli a Pier Paolo Pasolini, da Alberto Moravia a Carlo Levi, legati ad Alvaro Marchini da amicizia, oltre che da una familiarità culturale e ideologica. Anche Simona e Carla, le due giovani figlie di Alvaro, partecipano attivamente alla gestione della galleria. Chiusa La Nuova Pesa nel 1976, Alvaro Marchini continua l’attività imprenditoriale e collezionistica sino alla morte, avvenuta il 24 settembre 1985.
Un mese dopo la figlia Simona, quasi a lenirne la perdita, apre una nuova galleria nella stessa città e con lo stesso nome, ma nuovo indirizzo, via del Corso. In un’ideale continuità sentimentale, si avvia a farsi testimone del proprio tempo sino a giungere ai nostri giorni.
“È sullo svolgimento della Collezione a cura della figlia Simona Marchini, spiega il curatore Italo Tomassoni, che sofferma l’attenzione della mostra di Foligno che si ricollega alla tradizione e alla vocazione del CIAC che, dalla sua istituzione (2009), è impegnato sulle figure del contemporaneo. L’area vasta sulla quale di affaccia il secondo tempo de La Nuova Pesa è frammentata e frammentaria. Fuori da ogni assiologia, le strategie si adeguano alla retorica di un individualismo sul quale pesa la tecnologia, il virtuale, la rete e tutto ciò che allontana il reale.
Simona Marchini, che incarna un tempo necessariamente altro, rispetto a quello del padre, dal 1985 al 2020 realizza quasi 250 esposizioni, uno spaccato del vero, del vissuto e di ciò che sopravvive, soprattutto a Roma, di valori artistici dispersi e difficili. Scopre realtà creative portandosi fuori tiro dal coinvolgimento ideologico che aveva caratterizzato l’attività del padre Alvaro. Evita le correnti, privilegia liberamente il soggettivo, intercetta i lacerti di un’arte divenuta labile, volatile, mutevole e che, tuttavia, rappresenta ciò che ‘passa’ l’esperimentazione estetica del suo tempo. Tutto resta dentro il panorama fluttuante di opere prese nel gioco rituale dell’autoritratto. È come se ogni lavoro si riflettesse su uno specchio che rimanda l’autore”.
Il suggestivo percorso espositivo realizzato al CIAC ricopre tutto l’arco del Novecento fino ai giorni nostri. L’esposizione segue in linea generale il criterio cronologico: insieme a una selezione dei “classici” relativi alla fase storica della Collezione, documenta la nuova ricerca artistica che rivela inedite soluzioni di figurabilità.
Il visitatore potrà ammirare, tra le altre, opere di Giacomo Balla, Georges Braque, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, René Magritte, Pablo Picasso, Giorgio Morandi, Renato Guttuso continuando poi con i lavori contemporanei di Carla Accardi, Luca Maria Patella, Cesare Tacchi, Mimmo Jodice, Enrico Castellani, Stefano Di Stasio, Felice Levini, Vettor Pisani, Maurizio Mochetti e Salvo.
Tra gli importanti nuclei in mostra, si segnala una significativa raccolta dei disegni magistrali di George Grosz, Otto Dix e Scipione, che si potranno ammirare in dialogo con le opere pittoriche dei grandi maestri del Novecento. Particolarmente rara è inoltre l’esposizione dell’opera su tavola di Gino De Dominicis “Senza titolo”, facente parte della mostra che lo stesso artista realizzò nel 1996 nella galleria La Nuova Pesa, quando, oltre ad altre opere, espose l’installazione “L’Appeso”. Altrettanto rara in una mostra è l’opera “Senza titolo” di Jannis Kounellis, un olio su tela, metallo e coltello del 2013.
La mostra “Una storia nell’arte. I Marchini, tra impegno e passione” intende rendere omaggio a chi ha dato testimonianza attiva della cura, della conservazione e della promozione dell’arte. Allo stesso tempo offre l’occasione per riflettere sul Novecento, un periodo cruciale della nostra cultura.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo edito dall’Accademia Nazionale di San Luca, con i testi introduttivi di Claudio Strinati, Segretario Generale dell’Accademia, Umberto Nazzareno Tonti, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, e Gianni Dessì, in qualità di coordinatore, nonché i saggi dei curatori Italo Tomassoni, Fabio Benzi, Flavia Matitti, Arnaldo Colasanti, una conversazione con Lucio Villari e le testimonianze di Carla e Simona Marchini.
I servizi di mostra, le visite guidate e gli approfondimenti sono a cura di Maggioli Cultura.
Dopo il successo ottenuto dalla esposizione “L’Inferno di Dalì”, che ha visto la partecipazione di oltre 1.300 visitatori, la Galleria delle Arti presenta la mostra “Goya. I disastri della guerra”, una selezione delle celebri incisioni dal titolo originale “Los desastres de la guerra” che Francisco Goya produce dopo essere stato inviato a Saragozza nel 1808 dal generale Palafox, al fine di documentare graficamente l’eroica difesa dell’esercito spagnolo dalle truppe napoleoniche.
L’efferatezza fu tale che il pittore decise invece di testimoniare la “intrahistoria” bellica, descrivendo i soprusi e le barbarie e condannando ogni tipo di guerra in maniera imparziale.
L’artista registra con inclemente realismo le atrocità commesse durante gli scontri e tra il 1808 ed il 1823 realizza un ciclo di disegni dai quali viene tratta una serie di 82 incisioni ad acquaforte su rame, in cui denuncia gli orrori della guerra, racconta la carestia del popolo spagnolo e critica il potere monarchico e della Chiesa attraverso immagini allegoriche e figure dalle sembianze mostruose.
La Galleria delle Arti espone una selezione di 33 tavoleimpresse dai rami originali incisi da Goya, che mettono in luce la figura del grande maestro in qualità di moderno fotoreporter.
L’esposizione segue l’ordine numerico delle tavole, i cui i titoli sono talvolta correlati, quasi dando origine ad un dialogo tra le stesse. Tutte le incisioni in mostra, provenienti da una collezione privata di Roma, hanno una dimensione variabile tra 155x205mm e 175x215mm.
La mostra ha l’intento di condurre il visitatore a una riflessione più ampia e profonda nei confronti delle conseguenze che la guerra ha portato e porta tutt’oggi con sé.
La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile dal mercoledì alla domenica dalle ore 18.00 alle ore 21.00, fino al 5 giugno 2022.
GOYA. I DISASTRI DELLA GUERRA
Dal 19 maggio al 5 giugno. Dal mercoledì alla domenica dalle ore 18 alle ore 21.
c/o La Galleria delle Arti
Via dei Sabelli, 2 – 00185 Roma
Tel 375.7223987
Ingresso Gratuito
Le Opere in mostra
TAV. 1 – TRISTES PRESENTIMINETOS DE LO QUE HA DE ACONTECER
TAV. 3 – LO MISMO
TAV. 4 – LAS MUGERES DAN VALOR
TAV. 7 – ¡QUÉ VALOR!
TAV. 9 – NO QUIEREN
TAV. 11 – NI POR ESAS
TAV. 15 – Y NO HAY REMEDIO
TAV. 26 – NO SE PUEDE MIRAR
TAV. 27 – CARIDAD
TAV. 30 – ESTRAGOS DE LA GUERRA
TAV. 32 – ¿POR QUÉ?
TAV. 34 – POR UNA NAVAJA
TAV. 35 – NO SE PUEDE SABER POR QUÉ
TAV. 36 – TAMPOCO
TAV. 37 – ESTO ES PEOR
TAV. 44 – YO LO VI
TAV. 45 – Y ESTO TAMBIÉN
TAV. 49 – CARIDAD DE UNA MUJER
TAV. 50 – ¡MADRE INFELIZ!
TAV. 52 – NO LLEGAN A TIEMPO
TAV. 55 – LO PEOR ES PEDIR
TAV. 60 – NO HAY QUIEN LOS SOCORRA
TAV. 62 – LAS CAMAS DE LA MUERTE
TAV. 66 – ¡EXTRAÑA DEVOCIÓN!
TAV. 67 – ESTA NO LO ES MENOS
TAV. 69 – NADA. ELLO DIRÁ
TAV. 71 – CONTRA EL BIEN GENERAL[
TAV. 72 – LAS RESULTAS
TAV. 74 – ¡ESTO ES LO PEOR!
TAV. 76 – EL BUITRE CARNÍVORO
TAV. 78 – SE DEFIENDE BIEN
TAV. 79 – MURIÓ LA VERDAD
TAV. 80 – ¿SI RESUCITARÁ?
A 250 anni dalla nascita di Giambattista Brocchi, avvenuta a Bassano del Grappa il 17 febbraio 1772, la Città di Bassano del Grappa celebra il suo figlio illustre per l’eredità culturale affidata ai suoi scritti e alle collezioni naturalistiche e per aver fondato coi suoi lasciti il museo e la biblioteca civica cittadini.
Il primo appuntamento è un importante convegno in programma sabato 30 aprile al Museo Civico di Bassano del Grappa, che inaugura il calendario di iniziative rivolte a far riscoprire ed apprezzare al pubblico moderno i tanti campi d’interesse di uno studioso innovativo, figura fondamentale nella storia della geo-paleontologia italiana ed europea, da taluni considerato “forse la nostra massima gloria”.
“Primo donatore del nostro Museo e della nostra Biblioteca, a Giambattista Brocchi dobbiamo la fondazione di quella straordinaria istituzione che ancora oggi è un punto di riferimento per la città di Bassano del Grappa – afferma Barbara Guidi, direttrice del Museo civico – Celebrare questo poliedrico personaggio di scienza e cultura, a duecentocinquant’anni dalla sua nascita, è non solo un atto dovuto, ma un gesto che rinnova e rinsalda il legame tra l’Istituzione, custode di storia e memoria con lo sguardo rivolto al futuro, e la sua comunità”.
“L’anniversario è una straordinaria occasione per scoprire la figura di colui che non fu solo un sommo paleontologo ma uno studioso poliedrico e un grande innovatore – spiega il botanico Giuseppe Busnardo, curatore del progetto – Giambattista Brocchieccelse in molte discipline e per questo il programma delle celebrazioni, oltre al convegno, contemplerà una serie di iniziative volte ad approfondire i diversi aspetti della sua figura, come studioso dell’antichità, alpinista-ante litteram, addirittura giardiniere…”
Il convegno ospita la Lectio Magistralis di Stefano Dominici (curatore Museo di Storia Naturale di Firenze, professore a contratto di Paleontologia dell’Università di Firenze) dal titolo “Dal Brenta al Beagle. Giambattista Brocchi e il dibattito sulla storia delle specie dal 1796 al 1836″. Dopo i saluti delle autorità e del direttore dei Musei Civici Barbara Guidi, sono previsti gli interventi di Francesco Berti in merito alla riedizione critica de “Giornale delle osservazioni fatte ne’ viaggi in Egitto, nella Siria e nella Nubia da G.B. Brocchi“; di Stefano Pagliantini su Giambattista Brocchi e la nascita della Biblioteca Civica di Bassano; di Giuseppe Busnardo sul progetto di restauro dell’erbario egiziano di Brocchi; di Martina Polo sull’intitolazione del Liceo cittadino al naturalista bassanese. Il convegno sarà moderato da Paolo Mietto, studioso senior, già professore associato di Geologia Stratigrafica dell’Università di Padova.
“Forse la critica inglese non ha mai parlato con tanto favore di un’opera non inglese e ovunque ho sentito parlare di voi in Germania, in Inghilterra, in Francia”. Con queste parole nel 1817 il botanico Alberto Parolini raccontò all’amico Giambattista Brocchi l’accoglienza riservata in Europa alla sua “Conchiologia fossile subappennina”, pubblicata a Milano nel 1814. L’opera catalizzava conoscenze accumulate in decenni di studio della fauna adriatica per mano di Giuseppe Olivi e Stefano Renier e nasceva dal confronto tra questa e le conchiglie fossili raccolte da Brocchi in tutta Italia.
Erede degli insegnamenti geologici di Giovanni Arduino, Alberto Fortis e Antonio Gaidon, acuto conoscitore della letteratura naturalistica, Brocchi presentò al mondo intero una sua originale idea sulla storia delle specie. Per la risonanza internazionale che ebbe la teoria, basata su solidi dati scientifici e sopravvissuta alla sua morte nel 1826, è considerato uno dei fondatori della paleontologia moderna, un precursore della biologia evoluzionistica e una delle massime glorie della geologia italiana.
Il progetto dedicato al 250° anniversario di Giambattista Brocchi è a cura di Giuseppe Busnardo ed è promosso dal Comune di Bassano del Grappa e organizzato da Musei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa; il progetto si fregia inoltre degli importanti patrocini di Società Botanica Italiana, Accademia Olimpica di Vicenza, Associazione Nazionale dei Musei Scientifici, Società Geologica Italiana, Società Paleontologica Italiana e della Società Italiana di Malacologia.
Shanghai, Cina – Si terrà in diverse città della Cina una mostra internazionale per sostenere l’educazione dei bambini in Cina con artisti provenienti da più di venti paesi.
Le città dove si svolgerà la mostra saranno Pechino, Shanghai, Hangzhou, Nanchino, Shenzhen, Guangzhou, Chengdu, Chongqing, Changsha, Wuhan, Qingdao Xi’an Art.
Mostra internazionale d’arte sun rainbow, fondo di beneficenza per l’educazione
Con i fruttuosi risultati della riforma e dell’apertura della Cina, Il Paese asiatico è entrato in una nuova fase.
Pur ottenendo notevoli risultati in campo economico, anche il campo della cultura e dell’arte necessitano di ulteriore sviluppo in Cina. Attualmente il Paese si sta concentrando sul funzionamento e sulla gestione di opere d’arte internazionali di alta qualità, cooperando con eccezionali artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo e promuovendo la divulgazione delle discipline umanistiche e dell’arte nella società cinese e gli scambi culturali internazionali.Parte del reddito del fondo sarà donato ai bambini nelle aree svantaggiate per la loro istruzione.
L’artista surrealista portoghese Santiago Ribeiro è il mentore e il promotore della più grande mostra surrealista del mondo nel 21° secolo, Surrealism Now International, il suo lavoro è stato esposto a livello globale così come a Berlino, Mosca, New York, Dallas, Los Angeles, Mississippi, Indiana , Denver, Varsavia, Saint Nantes, Parigi, Londra, Vienna, Pechino, Firenze, Madrid, Granada, Barcellona, Lisbona, Belgrado, Montenegro, Romania, Giappone, Taiwan, Brasile, Minsk, Nuova Delhi, Jihlava (Repubblica Ceca ) e Caltagirone in Sicilia e diverse città in Portogallo. Times Square a New York, Stati Uniti, ha riportato molte volte informazioni sulla sua mostra e le sue opere sono state raccolte da collezionisti in molti paesi.
Le opere dell’artista portoghese (nato a Coimbra e ideatore del progetto Surrealism Now, realizzato con il supporto della Bissaya Barreto Foundation) paralizzano lo sguardo, cosicché gli elementi spesso considerati insignificanti, assumono un segreto e una valenza tutte loro, lasciando che la nostra mente compia ulteriori associazioni oniriche.Di fronte alle opere di Ribeiro, che sono attraversate da un linguaggio dove l’individuo e la materia oltrepassano la propria anatomia, scavando nei propri desideri e aprendo i cardini agli spazi di una morale assente, giocando con i nostri impulsi, sembra che si debba andare alla ricerca del fantasma del sonno.
In tal senso il surrealismo di Ribeiro mostra ciò che potrebbe essere se liberassimo totalmente il nostro subconscio; saremmo degli omini nudi e non vedenti che vanno a sbattere contro i paletti dell’immoralità e del masochismo. Tuttavia la nostra volontà, la nostra coscienza e la nostra libertà di scelta ci vengono in soccorso e ci rendono davvero liberi, essendo l’essere umano non solo un complesso biochimico.
Video in italiano tradotto in cinese da Jin Yaotong realizatto da Vincenzo Cali, Annalina Grasso, Maurizio Bianucci
La stagione 2021 delle mostre d’arte al Forte di Bardsi apre con un’importante esposizione dedicata ai Macchiaioli, movimento artistico attivo soprattutto in Toscana che ha rivoluzionato la storia della pittura italiana dell’Ottocento. Dal 16 febbraio al 6 giugno 2021, il polo culturale valdostano ospita la mostra I Macchiaioli. Una rivoluzione en plein air.
Curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi – Visit Different in collaborazione con il Forte di Bard, la mostra presenta 80 opere di autori in grado di analizzare l’evoluzione di questo movimento, fondamentale per la nascita della pittura moderna italiana.
Nella seconda metà dell’Ottocento, Firenze era una delle capitali culturali più attive in Europa, punto di riferimento per molti intellettuali provenienti da tutta Italia. Al Caffè Michelangelo, si riuniva un gruppo di giovani artisti accomunati dallo spirito di ribellione verso il sistema accademico e dalla volontà di dipingere il senso del vero. Nacquero così i Macchiaioli, il cui nome, usato per la prima volta in senso dispregiativo dalla critica, venne successivamente adottato dal gruppo stesso in quanto incarnava alla perfezione la filosofia delle loro opere.
«In un momento di grande difficoltà e smarrimento come quello che stiamo attraversando è indispensabile continuare ad investire nella cultura, prezioso motore di sviluppo per il territorio – evidenzia la Presidente del Forte di Bard, Ornella Badery -. Questo nuovo progetto si colloca bene nella filosofia espositiva del Forte di Bard che ogni anno propone appuntamenti di grande richiamo dedicati all’arte. L’auspicio, nonostante le tante incertezze che stiamo vivendo, è che anche questa mostra possa incontrare i favori del pubblico e della critica ed esser anche motivo ed occasione di crescita e arricchimento personale».
«Questa mostra offre molti spunti per rileggere la storia risorgimentale e quegli anni complessi – spiega il Direttore del Forte di Bard, Maria Cristina Ronc -. Anni rivoluzionari, costellati di nomi e personaggi da riscoprire e da rileggere nella prospettiva del tempo che è intercorso. Il Forte di Bard non è “solo” un luogo espositivo ma prima ancora è un edificio storico e come tale in questa occasione, più che in altre, amplia e dialoga con l’esposizione dei Macchiaioli e con le vite e le opere di questi pittori soldati. Ci piace ricordarne uno. Nino Costa, arruolato nel reggimento dei Cavalleggieri d’Aosta a Pinerolo che dopo varie peregrinazioni si sposta a Firenze e frequenta il Caffè Michelangelo. Lì conosce Giovanni Fattori, certamente il nome più noto tra i Macchiaioli, e che lo stesso Costa rammenterà come colui che “gli aprì la mente e lo incoraggiò”».
Il percorso espositivo all’interno delle Cannoniere del Forte di Bard, prende avvio dalle opere di Serafino de Tivoli, precursore della rivoluzione macchiaiola, che si confronteranno con un lavoro giovanile di Silvestro Lega, dallo stile ancora purista, per giungere alle espressioni più mature della Macchia con Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Raffaello Sernesi, Odoardo Borrani e Cristiano Banti, che si allontanano definitivamente dalla tradizionale pittura di paesaggio italiana ma anche dalla lezione della scuola francese di Barbizon, particolarmente incline a indugiare in tendenze formalmente raffinate e legate al romanticismo, per scegliere un approccio più asciutto e severo, cogliendo impressioni immediate dal vero.
Non mancano i dipinti a interesse storico, con i soldati di Giovanni Fattori, né tantomeno quelli firmati dai protagonisti del gruppo dopo gli anni sessanta, quando la ricerca macchiaiola perde l’asprezza delle prime prove e acquisisce uno stile più disteso, aperto alla più pacata tendenza naturalista che andava diffondendosi in Europa. La mostra si chiude con una riflessione sull’eredità della pittura di Macchia.
Un percorso museale a cielo aperto per raccontare la storia e le storie di una delle istituzioni culturali più antiche della città di Napoli: la cittadella monastica di Suor Orsola Benincasa, oggi moderno campus universitario con numerosi settori di eccellenza nell’alta formazione. È questa l’idea progettuale alla base della convenzione siglata stamane tra il Comune di Napoli e l’Università Suor Orsola Benincasa per la riqualificazione e la valorizzazione dei “Gradini Suor Orsola”, l’antico sentiero che da oltre cinque secoli cinge la cittadella Monastica di Suor Orsola muovendosi per circa trecento metri, alternando in modo particolarmente suggestivo ampie gradinate a tratti in piani, da Via Suor Orsola al Corso Vittorio Emanuele.
Una strada pubblica abbandonata da anni che viene restituita alla città e ai cittadini proprio in una zona che ‘spacca’ orizzontalmente la città tra il Colle Sant’Elmo e il Golfo di Napoli nelle quale si intersecano già numerose scalinate che come raccontano molte guide “aprono scorci di rara amenità e bellezza. (dai gradini del Petraio alla Pedamentina di San Martino).
“Per una Università che da sempre investe con passione e dedizione nella sua ‘terza missione’ di azione culturale, sociale ed economica sul territorio, è un motivo di grande orgoglio e nel contempo di grande responsabilità l’affidamento per la conservazione e la valorizzazione di un bene pubblico così intriso di storia della città. Un impegno per il quale metteremo in campo quella fusione di energie tra la nostra secolare tradizione umanistica e la nostra moderna vocazione alle nuove tecnologie che rappresentano oggi il perno di una valorizzazione interattiva dei beni culturali in cui il ruolo dei cittadini sia anche attivo”. Così Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, anticipa le linee guida del progetto dei Gradini Suor Orsola.
“In questi ultimi anni Napoli – evidenzia il sindaco, Luigi de Magistris – è diventato un laboratorio esemplare del coinvolgimento delle forze produttive e culturali della città nella valorizzazione del suo territorio e questo nuovo progetto riflette anche il solido legame di collaborazione fattiva che abbiamo avuto come amministrazione comunale in questi anni con le Università che rappresentano un grande patrimonio della città”. Un impegno questo curato in modo particolare da Alessandra Clemente, assessore al patrimonio, ai lavori pubblici e ai giovani del Comune di Napoli, che sottolinea come “questo progetto possa portare nuove opportunità per il territorio e realizzi l’idea che uno spazio pubblico possa diventare ancora più di tutti se specificamente dedicato alla città, ai giovani e alla cultura”.
Suor Orsola: un percorso museale a cielo aperto tra giardini, chiese e archivi storici
Il primo passo del progetto curato in prima istanza da Giovanni Coppola, professore ordinario di Storia dell’Architettura del Suor Orsola ed attualmente da Alessio D’Auria, docente di Economia dei Beni Culturali del Suor Orsola, saranno pulizia, ripristino e riqualificazione della strada. Cinquantamila euro di investimento iniziale tutto a carico del Suor Orsola anche con l’installazione di nuovi sistemi di arredo urbano (panchine, fioriere e lampioni) collocati lungo la rampa per consentire l’accesso e l’esplorazione del futuro percorso museale che sarà realizzato con le moderne tecniche di valorizzazione dei beni culturali che rappresentano uno dei settori di eccellenza dell’Università Suor Orsola Benincasa che nel 1992 è stato il primo Ateneo italiano ad avviare un percorso di studi specificamente dedicato alla conservazione ed al restauro dei beni culturali.
I Gradini Suor Orsola andranno ad inserirsi in un sistema più ampio di percorsi culturali che l’Università Suor Orsola Benincasa ha costruito negli anni proprio nel cuore della città a ridosso dell’antica strada delle Colline, oggi corso Vittorio Emanuele attraverso il Complesso di Santa Caterina da Siena (oggi sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche) e il Convento di Santa Lucia al Monte (oggi sede del Dipartimento di Giurisprudenza) che affiancano la storica cittadella monastica di Suor Orsola che al suo interno ospita già tre musei (il Museo delle Scienze, il Museo Pagliara e il Museo dell’Opera Universitaria), tre chiese, numerosi giardini (tra cui lo splendido giardino botanico dei “Cinque Continenti”) una pinacoteca, biblioteche antiquarie, archivi storici, collezioni di sete, di spartiti musicali, di porcellane e di stampe.