Reazionario, pessimista, razzista, antimoderno, antidemocratico e anti-yankee. Prima ignorato, poi demonizzato e banalizzato. Misconosciuto per molti , non è uno scrittore per tutti: un uomo "contro il mondo, contro la vita". Ma nonostante ciò, H. P. Lovecraft è divenuto oggi una figura pop. Riscopriamo un autore che ha odiato così profondamente la vita, tanto da aver fatto del suo disgusto un'opera d’arte. Nella storia dell’umanità sono esistiti autori ignorati o addirittura umiliati quando erano in vita, per poi essere onorati dai posteri, divenendo dei veri e propri classici, colonne portanti di un determinato pensiero. Howard Philips Lovecraft è sicuramente uno di questi. Oggi le sue opere vengono ristampate in massa e i suoi miti sono impressi nell’immaginario collettivo. La conseguenza principale di questo stato di cose è che tutti parlano di Lovecraft, anche se non lo hanno mai letto: la sua figura viene banalizzata, in quanto unicamente ricondotta alle creazioni più famose (da Cthulhu a Nyarlathotep, dal Necronomicon alle Montagne della follia). Ad un livello più profondo, invece, il fascino di questo personaggio deriva proprio dalla sua caratterizzazione. Nell’introduzione alla raccolta di tutti i racconti lovecraftiani, Giuseppe Lippi scrive: «ama il mondo greco-romano, non il presente industrioso; riverisce il Settecento coloniale, non l’indipendentismo di “queste colonie di rivoltosi”; è anglofilo, antiyankee, insofferente al modernismo». È razzista, reazionario e disprezza la società democratica, progressista e consumista. Il suo pessimismo, definibile come “cosmico”, lo porta ad apprezzare i valori puritani: l’importante, nella permanenza in questo mondo orribile, è rimanere puri. Come afferma Michel Houellebecq nel suo saggio H. P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita: «il personaggio di Lovecraft affascina anche perché il suo sistema di valori è totalmente opposto al nostro».
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