Contrariamente a quello che saremmo indotti a pensare, la parola scritta ha un margine d’imprecisione, di aleatorietà, di inafferrabilità di cui è priva la parola orale, arricchita di tutta la gestualità e di un rapporto diretto, emotivo, con chi la ascolta. Perciò la parola scritta deve trovare una sua espressività attraverso percorsi estremamente complessi e specifici. Ne era convinto lo scrittore Giuseppe Pontiggia, che articolava il suo pensiero in due brevi lezioni del 1987 e del 1988, ora riunite nel libro Scrittori non si nasce. Il linguaggio della narrativa con un’introduzione di Daniela Marcheschi.
Come spiega l’autore, bisognerebbe coltivare la scrittura come qualcosa di segreto, di clandestino, per avvicinare zone misteriose di sé stessi e conoscere il mondo. C’è un momento decisivo in questo esercizio, quello in cui gli strumenti messi a fuoco attraverso il lavoro di anni producono, con il concorso della cosiddetta ispirazione, l’evento nuovo che è il linguaggio narrativo. Perché “un romanzo non può permettersi di essere inverosimile, la realtà spesso lo è”.
Pontiggia sapeva che, se il linguaggio influenza la vita sociale come insegna l’antropologia linguistica, anche la vita sociale influenza il linguaggio; e in ciò sta la grande responsabilità di ogni essere umano, e dello scrittore ancora di più, in quanto da addetto lavora con la parola in una data comunità. Una funzione culturale e civile insostituibile, la sua, per la tutela di un bene comune. (Daniela Marcheschi)
Giuseppe Pontiggia (1934-2003) pubblica nel 1959 il suo primo romanzo autobiografico La morte in banca. Consulente delle case editrici Adelphi e Mondadori, si dedica alla saggistica e alla critica letteraria. Vince il Premio Strega nel 1989 con La grande sera, il Super Flaiano nel 1994 con Vite di uomini non illustri, il Premio Chiara alla carriera nel 1997 e il Premio Campiello, il Premio Società dei Lettori e il Pen Club nel 2001 con Nati due volte, romanzo tradotto in molte lingue che ha ispirato il film Le chiavi di casa di Gianni Amelio.