I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso (Ortica Editrice, 2022) è un romanzo storico di Giuseppe Franza ambientato nel tredicesimo secolo nel Regno di Napoli. Il testo descrive il territorio campano in epoca medievale: l’avventura parte dalle paludi della Bolla (l’attuale Comune di Volla), prosegue nei vicoli del centro della Napoli angioina, approda nel contado di Sarno, nell’abbazia della Cava, nella città di Salerno e, infine, al feudo di Castellabate e nell’antica Velia.
La protagonista della vicenda è Rafilina, una ragazza originaria del piccolo casale di Torrecuso, in Terra Beneventana, che rifiuta di obbedire alle imposizioni sociali e religiose della sua epoca. Afflitta da problemi di salute, viene riconosciuta come un’indemoniata e per questo viene affidata dai genitori a un monaco benedettino, padre Ciommo, che ha il compito di accompagnarla fino al convento napoletano di San Domenico, laddove si è appena trasferito dalla Francia il frate Tommaso D’Aquino, il grande teologo della Chiesa.
Giuseppe Franza dimostra di maneggiare abilmente la materia di cui tratta, le abitudini e i costumi, in cui ha ambientato la storia. Il romanzo è a metà tra un’avventura picaresca, parodia di una quête medievale, e la solita vulgata sul Medioevo oscurantista, periodo buio, nemico del libero pensiero, farcito di sofismi evitabili in diversi passaggi. Il titolo è un po’ fuorviante perché non si parla molto di esorcismi e situazioni tipicamente gotiche o horror, ma di un’avventura di rivalsa di una giovane donna, vittima dell’intolleranza diffusa e dei pregiudizi della sua epoca.
L’Aquinate, messo di fronte alla vergine, non appare convinto che Rafilina sia realmente insidiata da un diavolo ma conduce comunque un primo esorcismo.
Il diavolo è tornato, figli miei, e alcuno può negarlo» disse ancora Marinello, «ma il potere suo è unicamente sostenuto dalle passioni di quegli uomini ancora incapaci di comprendere l’intimo senso del nuovo comandamento espresso dinanzi allo scriba da nostro Signore. Il comandamento che dice: ama il prossimo tuo come te stesso.
La giovane, però, si ribella, si chiude nel mutismo e continua a protestare contro coloro che vorrebbero salvarla e che in realtà non fanno altro che tormentarla. L’unico che pare rispettarla è Zosimo, un pezzente che la accompagna nel suo viaggio fino in Cilento. Qui si chiude l’avventura, in una terra sconvolta da una razzia dei pirati saraceni.
Nel romanzo, l’autore cerca di ricostruire l’ambiente sociale e culturale medievale del Meridione italiano, descrivendo luoghi, costumi e situazioni con grande vivacità che rendono la lettura scorrevole. Il racconto si interroga sulla vera realtà del male e sulle necessità degli ultimi della società, svilite o sfruttate da cui si sente superiore. Rafilina è davvero una vittima di una possessione demoniaca? Oppure è solo una giovane che si ribella al proprio stato di minorità e ai meschini orizzonti in cui è costretta?
Il Medioevo tuttavia non è solo superstizione e guerre, ma anche grandi valori di eroismo, di carità, di altruismo, di amore; è un periodo storico pieno di pathos, di ideali, di conflitti, ma anche di matematica, di geometria, di opere d’ arte irraggiungibili e di forte senso spirituale: già definire questo periodo storico come “medioevo” è un problema di base, in quanto ci sono tanti “medioevi” uno più complesso e diverso dell’ altro, di cui uno studioso, uno scrittore dovrebbe tenere sempre conto.