Quando al festival di Cannes del 1981 fu proiettato L’uomo di ferro (Czlowiek z zelaza) di Andrzej Wajda , destinato a vincere la Palma d’oro e successivamente a essere nominato all’Oscar per il miglior film straniero, l’emozione fu grande, ma l’apprezzamento non altrettanto unanime. Inutile nascondere, infatti, che lo slancio cosí fortemente anticomunista del soggetto poneva dei problemi all’accorto unanimismo della gestione Jacob e alla propensione assolutoria di molti addetti ai lavori nei confronti delle cosiddette democrazie popolari.
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