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Quale promozione musicale per gli indipendenti? Le minacce di Spotify

Dopo aver presentato per sommi capi le criticità presenti nel mondo nelle piattaforme musicali e le difficoltà che riguardano gli indipendenti nell’articolo La verità sulle piattaforme musicali streaming. Parte prima – ‘900 Letterario | Letteratura del ‘900, critica, eventi letterari, cinema, politica, attualità, affrontiamo quest’ultime con maggiore approfondimento.
La questione rispetto a qualche anno fa è peggiorata di molto: se prima c’era proprio chi faceva business con gli ascolti finti mettendo giù veri e propri piani di routine con VPN e tanti artisti creati ad hoc, oggi si assistente alla confusione più totale, a causa della mancanza di regole. La musica italiana ad esempio, negli ultimi anni, ha subito un livellamento verso il basso, un appiattimento: cinque produttori e cinque autori hanno fatto la maggior parte delle canzoni che infatti son tutte uguali, suonano allo stesso modo, hanno gli stessi ingredienti e la parte tecnologica della produzione conta molto di più della scrittura, per non parlare dei contenuti, come ha giustamente sostenuto anche l’ex leader degli Afterhours Manuel Agnelli.
Spotify minaccia di fare multe agli artisti: se si lancia un brano, e questo inizia ad arrivare ai 600 ascolti, di colpo torna a 400. Le case discografiche creano artisti fantasma per riempire le playlist e per non far ruotare (e pagare) gli artisti.
Amazon ad esempio non risponde alla richiesta di delucidazioni da parte degli utenti e i produttori e gli artisti indipendenti. Non è semplice orientarsi nella jungla delle piattaforme musicali, spesso non si conoscono nemmeno le zone d’ombra e le criticità da cui dipende il successo di un artista.

 

Problemi riscontrati dall’artista indipendente nella distribuzione e promozione musicale

L’artista indipendente, sulla base della propria esperienza personale e delle collaborazioni con altri artisti, ha evidenziato le seguenti criticità relative al settore della distribuzione e promozione musicale:

  • Costi elevati e scarsa trasparenza nei guadagni: La produzione musicale richiede investimenti significativi, ma i ricavi derivanti dagli ascolti sulle piattaforme di streaming spesso non riflettono adeguatamente gli sforzi e le spese sostenute dagli artisti.
  • Distributori e piattaforme poco chiari: Sebbene alcune piattaforme come Spotify, Amazon e Apple forniscano strumenti di monitoraggio per gli artisti, altre come Tidal, YouTube, Qobuz e Napster risultano poco trasparenti. I report sugli ascolti non sempre corrispondono ai pagamenti erogati dai distributori.
  • Pagamenti irregolari e ritardi: Molte piattaforme inviano report con cadenza trimestrale o semestrale, talvolta con ritardi ancora maggiori, complicando la gestione e la programmazione finanziaria degli artisti.
  • Differenze nei compensi: I pagamenti variano considerevolmente in base alla piattaforma e al distributore, senza una chiara spiegazione riguardo alle tariffe applicate o alle trattenute effettuate.
  • Assenza di strumenti di promozione: La maggior parte delle piattaforme non consente agli artisti di autopromuoversi; solo Spotify offre strumenti a pagamento a questo scopo, mentre le altre limitano fortemente la visibilità degli artisti emergenti.
  • Concorrenza sleale: L’assenza di regole chiare e di strumenti promozionali penalizza gli artisti indipendenti rispetto a quelli più affermati, limitando le opportunità di diffusione.
  • Comportamenti poco corretti da parte di alcune etichette: Alcune etichette emergenti trattengono percentuali elevate (fino al 50%) senza fornire un reale supporto promozionale o servizi concreti agli artisti.
  • Albo degli artisti indipendenti: Considerando la distinzione tra artisti sotto etichetta e artisti totalmente autonomi, sarebbe auspicabile istituire un albo ufficiale degli artisti indipendenti “verificati”. La verifica potrebbe basarsi su parametri quali il deposito di un brano presso SIAE o Soundreef e la sua effettiva distribuzione.
  • Radio: Le emittenti medio-grandi tendono a trascurare gli artisti indipendenti. Considerata l’elevata produzione musicale, per accedere alle radio o essere valutati, dovrebbe essere obbligatorio disporre di un editore, come avviene da sempre. Una possibile soluzione potrebbe essere l’introduzione di una quota obbligatoria di passaggi per musica indipendente e in lingua italiana.

L’artista ritiene dunque necessaria una regolamentazione che garantisca maggiore trasparenza, equità nei compensi e accesso a strumenti di promozione per tutti gli artisti.

Ulteriori preoccupazioni dell’artista indipendente sulla situazione attuale

L’artista indipendente esprime preoccupazione per lo stato attuale della musica indipendente, evidenziando principalmente:

  • Costi di produzione elevati e ritorni economici limitati: Nonostante i significativi investimenti per produrre musica, gli artisti indipendenti faticano ad ottenere compensi adeguati, soprattutto a causa della mancanza di regole chiare nella distribuzione.
  • Mancanza di trasparenza da parte di piattaforme e distributori: Spesso i dati sugli ascolti e sui guadagni sono poco chiari o discordanti, con report che non corrispondono ai compensi effettivamente ricevuti.
  • Pagamenti irregolari: Alcune piattaforme pagano con notevoli ritardi, mentre alcuni distributori non effettuano affatto pagamenti, aggravando la gestione finanziaria degli artisti.
  • Limitazioni imposte dalle piattaforme: Piattaforme come Spotify e Deezer impongono soglie minime di ascolti per erogare i pagamenti e, in certi casi, rimuovono brani sospettando frodi quando gli ascolti aumentano troppo rapidamente.
  • Problemi legati alla promozione: Gli artisti indipendenti non hanno pari opportunità di promozione; solo Spotify consente una promozione a pagamento, mentre altre piattaforme non offrono possibilità concrete di autopromozione.
  • Assenza di regole chiare sugli ascolti fraudolenti: La mancanza di definizioni e procedure trasparenti espone gli artisti al rischio di rimozioni arbitrarie dei brani senza un processo equo. Di fatto, manca una “carta dei servizi” per gli artisti.

L’artista conclude sottolineando l’urgenza di definire regole precise che garantiscano equità, trasparenza e pari opportunità per tutti gli artisti emergenti e indipendenti.

 

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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