Quante volte sentiamo dire che la scuola italiana è in crisi, che i docenti hanno perso la propria autorità e che i ragazzi ne sanno sempre meno? Dove risiede la causa della decadenza della scuola italiana?
Secondo il prof. pugliese Antonio Carulli, nella concezione della scuola come ascensore sociale, con la sua falsa inclusività, omologazione culturale, che significa abbattere la meritocrazia e la selezione, risiede il motivo principale delle gravi problematiche che attanagliano la nostra scuola, definita “progressista”.
Antonio Carulli, partendo da una serie di analisi frutto dell’esperienza quotidiana, denuncia questa situazione anomala e propone alternative nel libro “Contro la scuola progressista” (Passaggio al bosco), analizzando in una invettiva incandescente, le dinamiche di un disastro che ha preso forma nello spazio di un ventennio, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso.
Spiegando il senso dell’insegnamento, Carulli offre la modalità per scoprire il significato vero della parola cultura e indica anche una riflessione razionale su ciò che registra giorno dopo giorno: la fine dell’eccellenza italiana.
Il libro si sofferma sugli aspetti culturali del problema, tralasciando quelli di natura economica (fondi) e logistica, per affermare l’importanza di rifondare una scuola che non può scadere nel servizio sociale, in quanto essa è luogo di relazioni umane, di socializzazione e di apprendimenti, di conoscenza e trasmissione del sapere snaturata anche dalle teorie nuoviste di matrice aziendalista.
La soluzione per Carulli è far studiare se si vuole iniziare ad alzare il livello qualitativo della scuola.
1 Nella sua visione, cosa non dovrebbe mai essere la scuola?
Semplicemente, un luogo dove non si fanno mandare più le poesie a memoria, dove non si traduce più, dove non si boccia più, dove si fa educazione civica intesa malamente come contestazione sterile del governo in carica al posto di storia, dove la storia dell’arte è vista come una materia inutilmente complementare.
2 Qual è il principale problema che affligge la scuola italiana?
Burocrazia, interessi privati, docenti che non aprono un libro da quarant’anni, docenti che fanno gli psicologi e gli amici degli studenti e, peggio ancora, dei genitori degli studenti, docenti che contestano sistematicamente le scelte del ministero dell’istruzione, docenti che giocano a fare i bastian contrari in nome di una non meglio precisata nozione di democrazia perennemente attentata, gli evangelizzatori dell’anti-tradizione, dell’esotico, dell’arcobaleno, dei diritti senza doveri, di mondi, stati e stadî lontani, dell’eccezione perenne senza norma sottesa trasgredita.
3 Spesso in molti ci si lamenta che la scuola non è mai stata fondata sul merito. Cosa ne pensa?
I primi a non volerlo mi pare siano quei docenti che scambiano il rispetto delle regole per autoritarismo, l’appiattimento per democrazia, le regole introdotte a difesa del pubblico ufficiale per deriva dittatoriale.
4 La scuola progressista danneggia i più deboli? E’ in contrasto dunque con il concetto stesso di meritocrazia?
La storia dell’Italia della seconda parte del Novecento ha mostrato come la maggior parte delle persone proveniente da contesti culturali indubbiamente non disastrati, epperò non propriamente abbienti, alla fine sia riuscita ad assurgere a buoni livelli della macchina professionale. Siamo la seconda generazione dopo la prima che ce l’ha fatta. Il problema semmai va cercato fuori della scuola, magari nelle conventicole. Il solito problema dell’Italia dove tutti conoscono tutti. Il tema, più supposto che reale, dell’appianamento delle difficoltà iniziali su cui possa disputarsi la partita del merito non è affare dell’istituzione scolastica ma della politica in genere. La scuola deve istruire non occuparsi del lavoro, perlomeno non primariamente. La scuola come vettore di mobilità sociale ha svuotato di senso l’insegnamento e fatte deserte le università.
5 Come fare per alzare il livello qualitativo?
Far studiare. Ma perché ciò accada occorre che i docenti per primi tornino farlo. L’educazione è mimetica.
6 Quali autori sono imprescindibili (e che però vengono snobbati o trattati superficialmente) per la formazione dei ragazzi?
Ce n’è un sacco. Basti qui semplicemente ricordare come viene trattato Manzoni (ovviamente da quelli che non l’hanno mai letto integralmente) o lo stesso D’Annunzio che non si studia perché sarebbe stato genericamente fascista quando poi fascista non è mai stato. O Giovanni Gentile, che da essere il nostro filosofo teoreticamente più agguerrito, è solo due righine nei libri di storia, l’autore della riforma e l’ucciso dai partigiani.
7 Cosa si augura per il suo libro? E cosa spera venga recepito soprattutto da ragazzi?
Sono ormai troppo adulto per credere che un libro possa chissà che. I giovani invece mi pare siano le vittime incolpevoli di questo sistema, non solo scolastico. Che finge di salvarli al solo scopo di salvare i propri privilegi. Quelli i quali rifiutano i titoli e/o le desinenze di genere o i dettami di ciò che può essere unicamente detto e fatto (e ce ne sono, per grazia di Dio) sapranno ben recepire questo libro. Ne ho avuto già qualche esempio.