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Il Furto dei Munch, di Barbara Bolzan

Il 5 aprile 2004, un commando mette a segno una spettacolare rapina alla banca di Stavanger, in Norvegia. Il 24 agosto 2004, dal Museo Munch di Oslo vengono sottratti i dipinti L’Urlo e Madonna. Due fatti apparentemente non correlati, ma che trascineranno il lettore in una vertigine di intrighi, pericoli e misteri, portandolo nel cuore del mercato nero, dell’arte e della musica.
Quando i dipinti scompaiono, infatti, lasciando dietro di sé una scia di morte, Agata Vidacovich, coinvolta nel traffico d’arte, tenterà di venire a capo dell’intricata vicenda, mettendo a dura prova le proprie certezze. Sposata con un pianista di fama internazionale che ha ormai rinunciato alla propria carriera e al quale ha sempre mentito riguardo alla propria vera vita, Agata si ritroverà costantemente sul filo del rasoio, costretta a mettere a repentaglio tutto quello che ha di più caro per venire a capo di questo mistero. Dove sono finiti i quadri?
Il furto dei Munch è, come recita la sinossi del libro, un thriller avvincente, che si snoda tra Milano, Oslo e Trieste e che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Il Furto dei Munch, romanzo scritto da Barbara Bolzan e edito da La Corte editore, ha avuto un finale travagliato, essendo stato ispirato a fatti realmente accaduti (il furto al museo Munch di Oslo avvenuto nel 2004), i quadri, infatti, L’Urlo e Madonna (oggetto d’elezione nella trama) che durante la stesura del romanzo erano ancora dispersi, sono stati ritrovati poco prima dell’uscita del libro, costringendo l’autrice a modificare l’epilogo, per rendere più credibile la storia.

Lo stile della Bolzan è preciso, mai ridondante; la doppia vita di Agata (voce narrante) si alterna alle sue vicende private, al rapporto conflittuale con il marito, creando un doppio piano narrativo in cui la descrizione dei personaggi viene sviluppata in modo coerente e uniforme. La tecnica di mostrare alcuni eventi passati senza fornire spiegazioni non solo tende a rafforzare il ritmo, ma nel contempo consolida l’effetto sorpresa sempre presente all’interno del libro.

La nota di originalità s’intuisce, però, nella capacità della Bolzan di amalgamare arte e musica con il genere thriller (cosa non facile) coesione che probabilmente sarebbe potuta risultare artefatta e posticcia, se l’autrice non avesse avuto una reale padronanza degli argomenti trattati, e perché no anche una certa passione verso l’arte.

Il libro, quindi, non offre soltanto un genuino divertimento al lettore, ma insegna allo stesso anche molte cose su questo mondo e sui traffici illeciti delle opere d’arte; un giallo dall’architettura solida, coerente dall’inizio alla fine; nella trama, avvincente ed efficace, eccellente appare la definizione dei “caratteri”, fatto essenziale in un tipo di narrazione come quella del thriller che deve certamente attrarre l’attenzione del lettore con una tensione continua ma far bene comprendere anche quali siano gli orientamenti, le meditazioni e le riflessioni dell’autrice, talvolta inseriti in maniera implicita, talaltra più esplicita.

La Bolzan non tralascia il lato emozionale, l’amore, infatti, è sempre tra parentesi, appena percepito sullo sfondo, con il suo gioco di attrazioni e con il suo ciclico rimando ai sentimenti e al tormento della protagonista. Le tele di Munch quasi ossessionano Agata, prendono vita tra vertigini e colpi di scena, che fanno della storia un lavoro esemplare di ordine e di equilibrio.

Barbara Bolzan nasce nel 1980 in provincia di Milano. Pur non abbandonando mai il suo primo amore per la recitazione, durante l’adolescenza si avvicina al mondo della scrittura e comincia a partecipare con successo a premi letterari nazionali e internazionali. Pubblica il primo volume di narrativa nel 2004, con la prefazione del Professor Ezio Raimondi (Accademico dei Lincei e docente di Italianistica all’Università di Bologna): un excursus medico-narrativo sulle problematiche adolescenziali associate all’epilessia (AICE, Bologna, 2004). Nel 2006, in seguito alla vittoria del Premio Internazionale Interrete, pubblica Il sasso nello stagno, un romanzo sul difficile rapporto padre-figlia, nel quale la narrativa procede parallelamente agli studi linguistici e filologici (Prospettiva Editrice, Roma, 2006).

Rya – La figlia di Temarin esce nel 2014 (Butterfly Edizioni, Correggio). Figlio della sua passione per la storia e per la manipolazione della realtà, questo romanzo storico-fantasy costituisce il primo volume della saga che prende il nome dalla sua protagonista (La saga di Rya). Di recente pubblicazione, L’età più bella (Butterfly Edizioni, Correggio, 2014) riprende in chiave nuova i temi già affrontati in Sulle Scale.
La scrittrice ha tenuto corsi di scrittura creativa nei licei e, attualmente, collabora come editor e illustratrice con diverse realtà editoriali.

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