Giacomo Leopardi è uno di quei “mostri sacri” della poesia e della letteratura italiana a cui siamo abituati ad accostarci con reverenza fin dai tempi della scuola. Di lui sappiamo
la vita isolata, il fisico provato, la mente che aspira all’infinito.
E poi c’è Savinio. Che si getta in un corpo a corpo viscerale guidato da un sentimento antico: la simpatia, che lo stesso Savinio precisa nel significato di “passioni accoppiate“. Un “Leopardi c’est moi” che gli permette digressioni irriverenti, affondi mirati, smascheramenti impensati: come quando si riferisce al “mantello posticcio” del pessimismo del “contino” o quando ironizza sulla passione (molto poco virile, molto poco adatta a un pensatore) per gelati e sorbetti o ancora quando, incontrandolo da ectoplasma
per le strade di Napoli, condivide con il poeta avventure improbabili.
Leopardi – che nel Dialogo della Natura e di un Islandese predice Baudelaire; che nel Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare predice il Wagner del Tristano; che nei suoi filologici giochi predice Nietzsche; che nelle battute finali del Dialogo della Terra e della Luna predice l’umorismo del music-hall (dice la Terra: «Addio dunque; buon giorno», e la Luna risponde: «Addio; buona notte») – Leopardi noi lo possiamo trattare con la confidenza di un contemporaneo.
Savinio ha inseguito Leopardi per quasi tutta la vita. Lo ha letto, annotato, imitato. Ha sentito una profonda simpatia per la sua persona e per la sua scrittura, affidandola a tre testi indimenticabili:
Drammaticità di Leopardi,
Il sorbetto di Leopardi e
All’insegna dello Starita grande.
Un saggio, un articolo di giornale e un racconto. Uno studio critico in anticipo sui tempi, un ritratto dissacrante ma innamorato, una storia di fantasmi e trattorie maledette. Come
fil rouge la città di Napoli, luogo di una conferenza sul teatro dialogico del recanatese, sfondo delle passeggiate in discesa del “contino” appassionato di gelati, infine dimora delle sue peregrinazioni da ectoplasma. E se per Savinio le carte napoletane del grande poeta racchiudono la fuga straordinaria di chi «tutto vuole pensare, tutto vedere, tutto notare, prima di arrivare alla libertà», le tre carte leopardiane qui raccolte – come nel celebre gioco truffaldino – nascondono e palesano freneticamente un rispecchiamento che va oltre il tributo.
Dopo l’originale florilegio Vite di Mercurio, curato per Edizioni Spartaco da Silvio Perrella nella collana “Elitropia” diretta da Alessio Bottone, anche questi testi di Savinio su Leopardi sapranno stupire e appassionare il lettore.
Drammaticità di Leopardi. Il sorbetto di Leopardi. All’insegna dello Starita grande. Un saggio, un articolo di giornale e un racconto. Un tuffo di testa nella poetica e nella prosa di Leopardi, nella sua rilettura a fianco e a paragone di altri grandi della letteratura, della lirica, del teatro. Savinio si insinua nelle pieghe delle parole, le seziona e le esamina fino a distillare la grandezza di Leopardi. Lo mette a confronto con una letteratura italiana “priva di dubbi”, “troppo sicura di sé”, “affermativa”, in cui “il contino” “introduce il dubbio – l’utile, fecondo, prezioso dubbio” colmando quella che Savinio stesso definisce una lacuna, grazie alla sua capacità di cercare la dissonanza, di “sonare sui soli tasti neri”. E gli riconosce, soprattutto, la capacità poco comune tra gli uomini di lettere (della sua epoca, come di quella di Leopardi), di non vivere e scrivere nel continuo riferimento a sé: “Leopardi muove dal proprio centro verso la linea d’orizzonte, sempre ferma laggiù e non mai raggiunta”.
I curatori
Silvio Perrella è un palermitano che vive tra Napoli e Roma e torna quanto più può nella sua città d’origine. Tra i suoi libri, Calvino (1999), Fino a Salgareda (2003), Giùnapoli (2006), fino a Doppio scatto (2015), Io ho paura (2018) e Petraio (2021). Con Raffaele La Capria ha scritto Di terra e mare (2018). Ad ora incerta è il suo più recente programma radiofonico dedicato alla poesia, andato in onda sulle frequenze della Radio svizzera italiana. Ore incerte (2024) è il suo ultimo libro-navigazione. Per RadioRaiTre racconta luoghi e persone. Per Edizioni Spartaco ha curato Vite di Mercurio (2023) di Alberto Savinio.
Alessio Bottone è assegnista di ricerca in Letteratura italiana all’Università degli Studi di Salerno. I suoi principali interessi di studio riguardano la cultura del Settecento, la didattica del testo letterario e la prosa del Novecento. Ha pubblicato la monografia Settecento dialogico. Scienza, “militanza”, letteratura (Edizioni dell’Orso, 2022) e curato l’edizione dei Dialoghi intorno a’ tremuoti di Onofrio De Colaci (Franco Di Mauro Editore, 2023). Autore di saggi apparsi in varie riviste scientifiche nazionali e internazionali, per Edizioni Spartaco è direttore della collana di classici “Elitropia”.