Non è un futuro lontano quello immaginato da Alex Mai in L’alba di una lunga notte. È un domani fin troppo vicino: Roma, anno 2036. La città che conosciamo, con le sue piazze, i suoi palazzi e il suo rumore di fondo, resta sullo sfondo, ma è attraversata da una mutazione profonda. Le riforme — legalizzazione di prostituzione, droga, gioco d’azzardo, eutanasia — sono solo la facciata di un sistema in cui il potere ha smesso di essere riconoscibile. Non ha più un volto, ma agisce tramite strutture opache, apparentemente legittime, che lavorano in simbiosi con la criminalità organizzata.
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