Giuseppe Resta è nato nel 1957 a Galatone. Architetto con qualificata esperienza nell’edilizia di qualità e nel restauro, si è sempre battuto per la difesa e la valorizzazione del territorio. Ha collaborato con il sito di storia medievale dell’Università di Bari e con varie testate giornalistiche.
Nel 2012 ha presentato la raccolta di racconti “Scirocchi Barocchi” e nel 2018 il romanzo “Quel millenovecento69” (I Libri di Icaro). I re dell’Africa, sua ultima opera, è un romanzo di fantasia ma ispirato dalla cronaca. Si tratta di un libro davvero ben scritto e che denuncia il malaffare, la cosiddetta terra di mezzo in cui si trovano invischiati in molti (“Fai come i politici: tutti contro i meridionali, però, quando c’è da prendere i nostri voti, sono tutti pro-meridionali. Impara da loro. L’interesse prima di tutto. Davanti all’interesse non ci sono sardi, piemontesi e meridionali”; “Qui ci troviamo di fronte a interi territori, dico interi territori, avvelenati dall’arsenico. E non solo. Non mancano berillio e vanadio. Dotto’, io era dai tempi di chimica alle superiori che non sentivo più questi elementi della tabella di Mendeleiev… si chiamava così” ; “Ma perché dici questo? Sempre sospettosa… e che sei? Dobbiamo solo caricare dei fusti da una parte e scaricarli in un’altra”).
L’autore scrive saggiamente che il Sud è una bellissima terra martoriata. In questo avvincente romanzo ci imbattiamo in una carrellata di personaggi. I giusti si mischiano con gli iniqui. Lo scrittore espone le ragioni e i torti, i meriti e le colpe di tutti.
I malavitosi sono senza scrupoli e spesso non hanno sensi di colpa. Il loro è un mondo amorale. Nel libro viene narrato ogni tipo di abuso di potere criminale. Si va dalla corruzione, all’evasione fiscale macroscopica, allo sfruttamento, agli abusi sessuali, al disastro ambientale. Il ritmo è incalzante.
Le prose all’inizio di ogni capitolo sono così pregevoli che le descrizioni ricordano Landolfi e Calvino. Il resto delle pagine è sempre attuale, le accuse al sistema omertoso sono sempre circostanziate e documentate. Il Vento, voce narrante, sa tutto ed entra dappertutto, entra negli uffici dei politici corrotti, negli ospedali dove alcuni responsabili fingono di non vedere, nei locali dove i criminali festeggiano ad ostriche, champagne e viagra.
I Re dell’Africa fa riflettere e spinge tutti a considerazioni serie. I cosiddetti uomini di onore hanno una mentalità differente. Nella loro testa conciliano codice cavalleresco (Osso, Mastrosso, Carcagnosso) e imprenditorialità spregiudicata. Sono atavici e moderni allo stesso tempo.
Molti appartengono ad una famiglia mafiosa e sono stati affiliati da ragazzini. Per molti di loro è difficile uscire dalla mafia e fare come ha fatto a sue spese Peppino Impastato. Infatti fin dalla tenera età sono stati costretti a credere in certe regole. Alcuni diventano mafiosi perché si ritrovano disoccupati. Se ci fosse meno disoccupazione nel Sud saremmo già a più di metà dell’opera! Ma che dire comunque di chi nasce mafioso? Quanto è difficile dire no alla mafia per loro? In fondo vorrebbe significare dire no ad un sistema che ha dato e riesce a dare da mangiare alle loro famiglie. Vorrebbe significare rinnegare tutti i propri famigliari.
Pochissimi riescono a pentirsi. Come fanno a ribellarsi se hanno ricevuto una certa educazione e se appartengono ad un determinato contesto? Leggendo questo libro viene da chiedersi che cosa può spezzare questa catena? Questo romanzo fa scaturire molti interrogativi. Dobbiamo sperare che lo Stato intervenga con un esercito di maestre elementari (come sosteneva Bufalino), con dei grandi investimenti al Sud e con una repressione efficace delle forze inquirenti?
Lo Stato riuscirà a vincere il controllo del territorio delle mafie? Nel romanzo di Resta solo la Giustizia riuscirà a distruggere gli intrecci tra mafie, politica, economia, apparati dello Stato. Bisogna attendere una entità suprema, come indica l’autore? Oppure qualcuno riuscirà a denunciare tutti i compromessi della società civile con le mafie?
Bisognerà aspettare grandi eventi storici che determineranno una nuova struttura sociale ed economica? Un altro aspetto che dobbiamo tenere presente è che ogni volta che parliamo di mafia non dobbiamo assolutamente puntare l’indice, ma farci tutti un esame di coscienza. Non dobbiamo pensare solo ai Mafiosi con la M maiuscola, ma anche a tutti i comportamenti mafiosi con la m minuscola che abbiamo noi persone apparentemente oneste.
La Mafia uccide, ci dice Resta, ma anche i piccoli abusi di potere e i piccoli comportamenti illegali o anche solo illegittimi creano ingiustizia e sofferenza. Facendo una breve analisi di abusi di potere italici così diffusi scopriremo che gran parte del Paese è malato. È questo che vuole dirci lo scrittore. Cosa dobbiamo sperare se nel corso della storia di Italia è mancata la volontà politica di combattere la mafia?
La mafia oggi è ancora molto potente. Una cosa però è certa: da qualsiasi punto di vista lo si guardi questo è un fenomeno con cui “rompersi la testa”, come scriveva Sciascia. I re dell’Africa con il suo crudo realismo è allo stesso tempo atto di accusa, sentita testimonianza e viva partecipazione alla questione meridionale.
Davide Morelli