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Barbara di Bartolo

Intervista all’attrice Barbara di Bartolo: ‘In un mondo ‘ideale, l’attore dovrebbe lasciare che sia il regista a lanciare la sfida’

L’attrice romana Barbara di Bartolo, viso dai lineamenti delicati, dal carattere deciso e determinato, e dal talento cristallino, accresciuto dallo studio e dalla dedizione, simboleggia quel pezzo di teatro, di cinema e di televisione italiana verso il quale è impossibile provare un pizzico di nostalgia e anche una “sana invidia”, dove la bravura e un volto, una voce, un corpo che dicono qualcosa, vengono premiate.

Barbara di Bartolo infatti oltre ad aver lavorato con personalità importanti del mondo dell’arte e dello spettacolo, ha lavorato come modella, prendendo parte a pubblicità e viaggiando molto, cosa che le ha permesso di affinare la conoscenza delle lingue, la quale all’epoca era appannaggio di pochissimi.

Ha esordito giovanissima nel 1992 nel in Nessuno di Calogero e in tv nel cast fisso della prima soap targata Mediaset Camilla, per la regia di C. Nistri, dopo essere apparsa in alcuni spot pubblicitari e nel videoclip di Claudio Baglioni Dagli il via di cui è protagonista.

È stata testimonial di importanti campagne pubblicitarie internazionali diretta negli anni da registi come Gabriele Salvatores e Jean-Jacques Annaud.

Barbara di Bartolo ha avuto ruoli rilevanti anche nella fiction, come la serie di successo La squadra, dove ha interpretato il ruolo di Miriam Russo, nelle fictions targate Mediaset Il bello delle donne, in cui è la figlia dell’indimenticabile Virna Lisi, e Don Luca accanto a Luca Laurenti.

In Un posto al sole X, nel 2006 è Chiara Reali, personaggio intenso che si presenta al pubblico in doppia veste.

Tuttavia ciò che colpisce di più della carriera di Barbara di Bartolo è il modo in cui l’attrice si è cimentata sia nel dramma che nella commedia, consapevolmente e tenacemente, senza pregiudizi, né sottovalutazioni, approcciando ai vari generi con sensibilità, scegliendo il proprio percorso artistico. Non a caso l’attrice è anche cantante: ha infatti debuttato nel musical nel 1998 come co-protagonista accanto a Massimo Ranieri.

foto di scena di Alfredo Capozzi ‘Un posto al Sole’

Nel 2001 vince una borsa di studio per corsi di perfezionamento per attori presso il Teatro Eliseo di Roma per il progetto del regista Marco Carniti de La Nuova Compagnia di Giovani dell’Eliseo a seguito del quale il regista le assegna il ruolo di Rosalina nella commedia cantata Pene d’amor perdute di Shakespeare.

Il nome dell’attrice è legato indubbiamente a quello di Giuseppe Patroni Griffi, regista sia teatrale che cinematografico, nonché scrittore, dotato di un grande senso dello spettacolo come dimostra, su tutte, l’innovativa e spiazzante opera Metti, una sera a cena.

Patroni Griffi, nell’adottare un linguaggio moderno e solido, è entrato di diritto tra i più importanti autori della drammaturgia italiana contemporanea, contribuendo ad eliminare la frattura esistente in Italia tra intellettuali e scena teatrale; è un privilegio e un piacere aver intervistato una testimone ed interprete di una stagione artistica che un po’ ci manca.

1 Ha lavorato con nomi importanti del nostro cinema, tra cui spicca il regista Giuseppe Patroni Griffi, come vorrebbe ricordarlo e perché è stato importante per il teatro e il cinema italiano?

Conobbi Peppino quando ero poco più che ventenne, mentre lui era un regista di fama  che aveva già lasciato i clamori del cinema per dedicarsi totalmente al teatro. Avevo tentato di entrare all’Accademia Silvio D’Amico dove recitai “Il mio cuore è nel Sud” di Giuseppe Patroni Griffi. Non mi presero, sebbene avessi all’attivo già un film, una fiction e alcuni spettacoli di Teatro.

Quando mi recai alle audizioni per ’Questa sera si recita a soggetto’ non volevo pensare al fatto che aveva diretto anche dei mostri sacri del Cinema internazionale. Ero li per recitare Pirandello e perché il regista cercava attori in grado di cantare. Quando Patroni Griffi mi prese, per me cominciò la vera strada del Teatro: le tourné in giro per l’Italia, e recitare con Alida Valli, Giustino Durano, Franca Valeri e molti altri.

Non ricordo di averlo mai sentito parlare di stesso in termini di cineasta, tuttavia Peppino era permeato di Cinema, persino nella sua scrittura drammaturgica; basti pensare che tra i suoi film più acclamati c’è ‘Metti, una sera a cena’, testo teatrale che aveva già riscosso successi con la regia di De Lullo. Trovo eccezionale anche il fatto che il film, nonostante le due ore di durata e i dialoghi sofisticati, regga ancora al passare del tempo. Quelle tematiche che resero il film  ‘un caso’ scandaloso erano scritte per la Compagnia dei Giovani dell’Eliseo, ma Patroni Griffi ne fece a tutti gli effetti una trasposizione cinematografica, dimostrando di esser padrone di quel mezzo. Bastano le prime note del tema musicale composto dal maestro Morricone per essere catapultati  immediatamente nelle sonorità del film. E poi le collaborazioni con La Capria, il suo contributo come sceneggiatore. Più in generale riusciva a trattare le tematiche a lui care, scandalose per quel periodo tempo, rendendole in qualche modo universali. Fu un vero pioniere in molti ambiti.

2 Lei è anche cantante, cantare è anche un po’ recitare? Qual è stato iò suo approccio al canto?

Non trovo molta differenza in generale tra l’interpretare un testo recitato e uno cantato, per me sono  la stessa cosa da un punto di vista ’emozionale’, cambia la tecnica vocale.

Ho iniziato a cantare da adolescente esercitandomi sui vinili di Barbra Streisand, Liza Minnelli, Whitney Houston ecc. quando trovare una base musicale non era facile come adesso: non c’era internet e nemmeno le scuole di musical in Italia. Perciò o andavi a studiare all’Estero o rimanevi con ciò che offriva il territorio. Questo forse mi ha anche  permesso di avere una certa libertà interpretativa, di sperimentare anche vari stili, di avvalermi di ciò mi serviva di volta in volta studiando con diverse tipologie di insegnanti.

Ad ogni modo non mi sono mai considerata una cantante a tutti gli effetti. Anche se a ben guardare non ho nell’ambito del musical, mai eseguito ‘cover’, ma sempre brani inediti, scritti per musical originali.

3 Il suo nome è associato a personaggi perlopiù drammatici, tuttavia lei si è anche cimentata con la commedia. Come è stato? E secondo lei, è veritiera la massima di Buster Keaton secondo cui “Un commediante fa cose divertenti; un buon commediante fa divertenti le cose”?

Assolutamente sì, l’ho riscontrato a un certo punto proprio in seguito a un rifiuto quasi istintivo di calarmi in personaggi troppo tragici per dare più spazio a quel mio lato bambino e leggero che ama ridere. Ancora una volta mi è venuto in soccorso il Teatro e mi è servito anche per lavorare a fianco di alcuni personaggi più squisitamente comici del nostro star- system televisivo. Oggi far ‘ridere il prossimo’ è una medicina che amo condividere anche nella vita di tutti i giorni e non ne potrei più fare a meno.

4 Chi sono i dilettanti della finzione?

Beh, i dilettanti ci sono sempre stati solo che una volta avevano ruoli marginali, oggi invece gli affidano ruoli da protagonisti. Non è tanto il dilettantismo a dover preoccupare –c’è sempre tempo per migliorare – quanto il fatto che non si migliorino, che non ne sentano la necessità.

Questo tuttavia crea una sorta di ingiustizia all ‘interno della nostra  categoria perché a qualcuno viene chiesto l’impossibile ad altri il ‘minimo sindacale’.

foto di scena ‘Amore di Tango’ regia Lindsay Kemp

5 Quali sono le qualità più importanti che dovrebbe possedere un attore? Insomma non dovrebbe mai essere doppiato, deve essere versatile il più possibile, deve essere capace di improvvisare, metterci del suo, sfidare il regista o seguirlo pedissequamente?

Dipende da che tipo di attore si vuole essere. Un attore che lavora  a volte si deve persino fingere non troppo intelligente, non troppo qualificato. Parlo sempre dell’ambito italiano naturalmente. A volte è meglio, anzi spesso  consigliato, dimezzare il curriculum o limitarlo a una pagina. (Lo so, ciò accade in molti altri ambiti lavorativi)

Diciamo che in un mondo ‘ideale’ l’attore dovrebbe lasciare che sia il regista a lanciare ‘la sfida’. E se lecondizioni lo consentono, osare certo, a me la creatività a me ha quasi sempre ripagato.

6 Ha preso parte ad una serie televiva di successo come “La squadra”, che ricordi ha di quel periodo, come si lavorava?

Si lavorava benissimo, sempre con i tempi televisivi, quindi rapidi, ma direi ottimamente. Io in quel periodo ero anche a Roma per le prove di’ Pene d’amor perdute’ di Shakespeare per la regia di Marco Carniti nell’ambito del progetto della Nuova Compagnia dei Giovani dell’Eliseo.

Un periodo splendido ed intenso. Quando arrivavo sul set di Piscinola a Napoli in realtà non avevo il tempo materiale per conoscere i colleghi fuori dal lavoro. Perciò interpretare il ruolo di Miriam è stato come fare una full immersion in una sorta di seconda vita. A distanza di parecchi anni  la fiction è tutt’ora replicata in tv e i social hanno permesso di incontrarsi con i fans di questa serie che continua a generare blog e dibattiti. Ho scoperto quanto il mio personaggio fosse amato e ciò, anche se con qualche ritardo temporale, ha ripagato l’impegno messo nel fare mie quelle emozioni negative del personaggio di Miriam, vittima di violenza domestica. Tema sempre attuale.

7  Ha scansato molti pericoli durante la sua carriera? Perché secondo lei è importante dire anche dei no? Mi riferisco anche ad aspetti intelettuali e psicologici.

In realtà non ho scansato molti pericoli, perché sin dagli esordi –ancora minorenne –mi ero costruita una sorta di piccola corazza per evitare appunto di essere sopraffatta da un mondo che può far paura sotto alcuni punti di vista. Diciamo che tendo a non trovarmi in certe situazioni a prescindere e lo faccio indistintamente e democraticamente.

Per il resto la vita ti pone delle scelte e dei bivi e a me è toccato dover rinunciare a qualcosa, scegliere tra la strada del cinema o del teatro o viceversa. Ad esempio mi sono trovata a dover scegliere tra due mie sogni nel cassetto: essere protagonista di un film di un regista impegnato come Citto Maselli o debuttare come cantante  in un musical diretto da Patroni Griffi e misurarmi in scena con un artista del calibro di Massimo Ranieri.

Non so cosa sarebbe accaduto se avessi recitato ne ‘Il compagno’, sicuramente un’opportunità mancata e serbo nel cuore il provino fatto con Maselli in cui scoprii una vera maestria nel dirigire gli attori.

Durante le prove di ‘Hollywood’ Patroni Griffi mi concesse di recarmi a Dresda per qualche giorno dove girai diversi spot in pellicola con Jean-Jacques Annaud, ma dovetti un pò insistere. Insomma non è affatto facile districarsi quando ci sono in atto determinate forze, ma c’est la vie!

8 “L’Italia conta oltre cinquanta milioni di attori. I peggiori stanno sul palcoscenico”, diceva Orson Welles, cosa ha da dire in sua difesa?

In difesa di Orson Wells non c’é da dire nulla, si difendeva bene da solo. Un maestro di tale foggia non si può contraddire (ride); certo i suoi erano livelli difficili da pareggiare.

9 Come ha influito la globalizzazione sul mondo dello spettacolo e della comunicazione ad esso collegata? Cosa non le piace?

L’aspetto positivo l’ho menzionato a proposito del fatto che i social avvicinino agli altri, aiutino alla condivisione, dall’altra parte per lo stesso motivo l’eccesso ha influito aumentando il fenomeno della sottocultura. La tecnologia secondo me non aiutano affatto l’essere umano a sentirsi meno solo.

Sotto molti punti di vista tornerei volentieri al Novecento quando gli attori facevano gli attori e il pubblico faceva il pubblico.

10 Progetti in corso?

Negli ultimi anni ho potenziato il mio inglese e ne ho visto i risultati in ambito lavorativo. Perciò sto perseverando su quella strada, ma non parlo mai dei miei progetti, per puro spirito scaramantico. Vedremo cosa riserva il futuro globale, mi auguro il meglio per tutti noi, viste le conseguenze devastanti della pandemia e quanto ne ha risentito il settore spettacolo. Ma siamo fiduciosi.

About Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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