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Italo Calvino

‘Il sentiero dei nidi di ragno’, l’antiretorica partigiana di Italo Calvino

 

Il sentiero dei nidi di ragno si presenta come una delle opere più significative di Italo Calvino; è infatti attraverso questo suo primo romanzo che Calvino nasce e si afferma come scrittore. Il libro viene pubblicato per la prima volta nell’ottobre del 1947 nella collana i Coralli dell’editore Einaudi di Torino.

La storia narra di un bambino, il piccolo Pin, che vive l’intenso e cupo dramma della guerra, in cui tutte le vicende umane vengono collezionate dagli occhi del bambino che le interpreta con la sua visione ingenua e propria di un monello sfacciato e ingenuo.

Pin, che ha perso la madre e il padre e ha fama di gran monello, lavora come assistente di un povero calzolaio, Pietromagro, ha una sorella, detta la Nera, che di professione fa la prostituta e che tutti in paese conoscono.

La vicenda di Pin è singolare, egli vuol fare l’amico dei grandi e perciò fuma e beve come uno di loro e per questa sua smania di fare il grande non riesce a far amicizia con i bambini della sua età che non capiscono i grandi, a differenza di Pin, il quale però alla fine si trova sempre distante sia dai bambini, sia dai grandi.
Questa sua alienazione e distanza da un utopico mondo d’appartenenza, lo rende solo e arrabbiato e inconsciamente cerca nei grandi un rifugio e un mondo a cui appartenere.

L’occasione per sancire la sua entrata in quel mondo affascinante e misterioso dei grandi, si presenta al bambino quando gli uomini dell’osteria, influenzati da uno strano uomo misterioso, gli commissionano un arduo compito per dimostrare di far parte di loro: recuperare la pistola di un marinaio tedesco, Frick, che va spesso a trovare la sorella di Pin.

Pin riesce nell’impresa e ostentando la vittoria, si avvia verso l’osteria, pregustando già la faccia di stupore e di ammirazione che vedrà stampata su quei volti increduli. Una volta arrivato all’osteria scopre che gli uomini gli avevano commissionato quell’ impresa solo perché volevano impressionare positivamente quell’uomo misterioso.

Arrabbiato e deluso dai grandi, Pin insulta gli uomini e corre più forte che può e attraverso terre scoscese, trova i sentieri che solo lui conosce, i sentieri che portano ai nidi di ragno, tra i quali decide nascondere la pistola. La scomparsa dell’arma però non resta segreta e sulla via del ritorno il bambino scopre che il paese brulica di truppe fasciste e tedesche che lo catturano, incolpandolo dell’accaduto.

Dopo un violento interrogatorio, Pin non rivela la posizione della pistola e viene condotto in prigione. Alla fine riesce ad evadere grazie a un comunista incontrato in prigione, Lupo Rosso. Pin vive esperienze che gli faranno provare sensazioni come la solitudine, e conosce persone che deludono, il suo unico desiderio e quello di trovare il grande amico diverso da tutti gli altri uomini e alla fine ci riuscirà.

Il sentiero dei nidi di ragno rappresenta una realtà storica e una realtà esistenziale molto care al Neorealismo, corrente in cui rientra l’autore come tra i più celebri. La cornice della guerra fa da sfondo alle avventure del piccolo Pin, che si ritrova a dover sopravvivere in uno scenario popolato dal nero delle brigate fasciste e naziste, dal fumo e dal bere, uno scenario in cui non poteva sopravvivere un bambino qualunque.

Ma, come ci si accorge sin da subito leggendo il romanzo, il mondo partigiano viene trattato quasi in maniera indiretta, la vita dei partigiani viene a incrociarsi con quella di Pin, ma non è quella di Pin. La materia da trattare, la vita dei partigiani italiani del secondo dopoguerra, era un argomento sentito troppo solenne dall’autore, che preferisce filtrarlo attraverso gli occhi ingenui e monelli di un bambino, ma non per questo l’espressione del mondo partigiano perde la sua importanza, anzi forse ne acquista. La componente del personaggio-bambino fa da perfetto esecutore dei giudizi dello scrittore e permette una visione più distaccata del mondo partigiano, senza farsi inglobare dai suoi stereotipi e dalle contaminazioni della sua storia.

La rappresentazione inoltre è alquanto polemica: gli eroi presentati nel libro come i mitici partigiani non ricalcano affatto l’ideale dell’eroe socialista, né quello classico degli eroi puri e senza macchia. Tutti i personaggi del libro sono frutto dell’esperienza personale dello scrittore ai tempi della guerra e questo fa si che non ci siano eroi inventati su quelle pagine, bensì uomini veri e concreti che diventano eroi. Questo è il fulcro centrale della polemica di Calvino contro l’eroismo statico, che voleva i personaggi come eroi creati da sempre e sempre vissuti, mentre l’autore punta ad una presa di coscienza dell’eroismo come un arte a cui ogni uomo partecipa. Il mondo partigiano risulta colorito e vive attraverso i suoi protagonisti autentici: gli uomini diventano eroi, non sono eroi già costituiti.

Ma se la componente partigiana è molto trattata (senza retorica), altro discorso vale per la storia di Pin, che si offre a diverse interpretazioni. La ricerca che il piccolo Pin compie per il mondo, in modo febbrile, maniacale, rappresenta senz’altro quella voglia di salvaguardare il proprio tesoro e quella voglia inconscia di un rifugio fanno di lui un ragno; Pin vuole ricreare il suo nido e potersi riscoprire nell’ombra dei suoi cunicoli interiori ed è per questo aspetto che il finale del libro si arricchisce ulteriormente: lasciandosi alle spalle il sentiero dei nidi di ragno, ormai distrutto da Pelle, Pin si incammina con Cugino a fare il “nido” da qualche altra parte, ora che anche lui ha trovato il suo sentiero, e  può ricreare il suo destino. Pin rappresenta perciò non un eroe, ma quella voglia forse più infantile e necessaria dell’uomo, di avere un padre o una madre, dicendoci che questa voglia, questa pulsione esistenziale va difesa con forza e determinazione. Da questo punto di vista Pin diventa un eroe, un eroe che insegna a combattere per quello in cui si crede. Pin si fa portavoce della determinazione umana ed impara dalla delusione e dalla disperazione che popolano la sua vita a seguire il suo sentiero e creare il suo nido “nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano”.

 

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