La poesia di Vittorio Sereni è stata inizialmente inserita sia nel modernismo minore (anche per l’influenza di poeti quali Ungaretti e Quasimodo), sia nell'ermetismo fiorentino, mostrando oggetti, situazioni e sentimenti diversamente concreti. Tale visione muta con la prigionia e la guerra: il mondo diventa ai suoi occhi indecifrabile, così come si nota in "Diario in Algeria" (la voce parlante e gli elementi lessicali arcaizzanti servono spesso a distanziare la realtà, mentre il ritmo modulato tra una strofa e l’altra, simboleggia la condizione di prigioniero simile a quella dello stato umano).
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