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Tag Archives: La cognizione del dolore

Barocco è il mondo: il pastiche linguistico di Gadda come immagine di un mondo aggrovigliato

In uno scritto posto nel 1963 ad apertura del romanzo La cognizione del dolore, Carlo Emilio Gadda precisa la propria poetica e offre l'esempio di una scrittura assolutamente originale. Accostandosi alla pagina per la prima volta, ci si può rimanere meravigliati di fronte ad una lingua diversa da quella utilizzata dagli altri narratori italiani coevi, e confusi per la difficoltà di cogliere sia i tanti riferimenti cui il testo rimanda, sia il significato letterale di molte frasi, nelle quali lo stravolgimento lessicale e l'alterazione sintattica rivelano immediatamente la lontananza dall'uso più convenzionale e comunicativo della lingua. Gadda afferma tuttavia che il punto di partenza del suo lavoro di scrittore è la realtà; ma la realtà gli appare immediatamente arzigogolata, strampalata, deformata.

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‘Il male oscuro’, la psicoanalisi secondo Giuseppe Berto

Il male oscuro romanzo

Il male oscuro è un romanzo del 1964 dello scrittore trevigiano Giuseppe Berto, che torna al successo dopo un periodo non felice. Lo scrittore opera un'analisi del proprio vissuto attraverso un uso insistito del flusso di coscienza, senza ricorrere a interposizioni narrative. Egli rivela così i diversi avvenimenti della sua infanzia, specialmente il suo rapporto difficile con il padre (che lo spinge verso la depressione in seguito alla morte del genitore) ed in seguito il suo complesso di Edipo, dunque l'ambigua e latente conflittualità sessuale nonché lo smodato desiderio di gloria, a sua volta all'origine di forti sensi di colpa. La trama segue la descrizione e l'evoluzione della malattia (che dura complessivamente un decennio), il matrimonio e la nascita della figlia Augusta, in un continuo alternarsi di flashback. La costante ricerca di medici più o meno esperti, spinge il protagonista a rivolgersi a uno psicoanalista che risolverà in parte i suoi problemi, fino al tradimento della moglie e al ritiro dell'autore in Calabria. La prosa del romanzo è volutamente povera di punteggiatura, al fine di rendere lo scritto un ininterrotto flusso di coscienza, riproducendo l'instabilità interiore del tempo codificato e l'idea di quel che l'autore avrebbe potuto dire, in sede di analisi, proprio al suo psicanalista. Berto dissolve la struttura narrativa e fa del suo libro una novità assoluta nel panorama letterario italiano novecentesco.

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