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Lovecraft, lo scrittore disperato e razzista che annienta il pensiero progressista

Lovercraft

Nel corso degli ultimi tempi è riemerso il ciclico, soporifero dibattito sul razzismo di H.P. Lovecraft: con l’uscita di Lovecraft Country e dopo le accuse – francamente incomprensibili – rivolte a George Martin, tante anime belle hanno avuto il piacere di indignarsi nell’apprendere che lo scrittore del New England aveva chiamato il suo gatto “negro”.

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Il terrore e l’odio per la vita e per il mondo nelle opere di H. P. Lovecraft, insofferente al modernismo

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Reazionario, pessimista, razzista, antimoderno, antidemocratico e anti-yankee. Prima ignorato, poi demonizzato e banalizzato. Misconosciuto per molti , non è uno scrittore per tutti: un uomo "contro il mondo, contro la vita". Ma nonostante ciò, H. P. Lovecraft è divenuto oggi una figura pop. Riscopriamo un autore che ha odiato così profondamente la vita, tanto da aver fatto del suo disgusto un'opera d’arte. Nella storia dell’umanità sono esistiti autori ignorati o addirittura umiliati quando erano in vita, per poi essere onorati dai posteri, divenendo dei veri e propri classici, colonne portanti di un determinato pensiero. Howard Philips Lovecraft è sicuramente uno di questi. Oggi le sue opere vengono ristampate in massa e i suoi miti sono impressi nell’immaginario collettivo. La conseguenza principale di questo stato di cose è che tutti parlano di Lovecraft, anche se non lo hanno mai letto: la sua figura viene banalizzata, in quanto unicamente ricondotta alle creazioni più famose (da Cthulhu a Nyarlathotep, dal Necronomicon alle Montagne della follia). Ad un livello più profondo, invece, il fascino di questo personaggio deriva proprio dalla sua caratterizzazione. Nell’introduzione alla raccolta di tutti i racconti lovecraftiani, Giuseppe Lippi scrive: «ama il mondo greco-romano, non il presente industrioso; riverisce il Settecento coloniale, non l’indipendentismo di “queste colonie di rivoltosi”; è anglofilo, antiyankee, insofferente al modernismo». È razzista, reazionario e disprezza la società democratica, progressista e consumista. Il suo pessimismo, definibile come “cosmico”, lo porta ad apprezzare i valori puritani: l’importante, nella permanenza in questo mondo orribile, è rimanere puri. Come afferma Michel Houellebecq nel suo saggio H. P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita: «il personaggio di Lovecraft affascina anche perché il suo sistema di valori è totalmente opposto al nostro».

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H. P. Lovecraft, il fascino dell’occulto

Howard Phillips Lovecraft nasce a Providence nel 1890. Il padre viene rinchiuso in manicomio quando lo scrittore ha tre anni, e muore cinque anni dopo, senza essere riuscito a creare alcun rapporto affettivo con lui. La madre si spegne nel 1921, liberandolo dalla sua personalità asfissiante che lo ha influenzato negativamente, facendolo crescere in un’atmosfera familiare opprimente e isolata. La sfortuna, insomma, ha avuto la sua parte nell’esistenza di questo personaggio. Cresciuto nell’agiatezza economica fino alla soglia dell’adolescenza, in seguito non ha potuto goderne, in quanto le speculazioni sbagliate di uno zio dissolsero i risparmi familiari, gettandolo sul lastrico. Lovercraft viene cresciuto da due attempate zie e conduce una vita al limite della povertà, sfruttato per conto di scrittori meno dotati di lui, dei quali rimette in sesto i manoscritti.

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