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Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

Spider-Man: Homecoming, il sesto film dell’uomo-ragno che prosegue il progetto della Sony e della Marvel

spider man

Nella notte del cinema non tutti i blockbuster sono uguali. In coda a una stagione da tutti i punti di vista mediocre, un grappolo di popcorn-movies stanno, infatti, sfidandosi a colpi di originalità e qualità e non solo di effetti speciali. Archiviati senza rimpianto “La mummia” e “Transformers” a tirare la volata tocca adesso a “Spider-Man: Homecoming”, il sesto film con protagonista l’Uomo ragno che prosegue e amplia il progetto allestito da Sony e Marvel Studios/Disney, mirato all’integrazione del supereroe nell’universo del Marvel Cinematic e inaugurato nella stagione scorsa da “Captain America: Civil War”.

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In morte di Elsa Martinelli, tra ironia ed eleganza

elsa martinelli

“Nessun rimpianto. Certo mi piacerebbe essere ancora a cena con Orson Welles, parlare con John Wayne, salutare John Kennedy in pigiama sulla porta di una casa di Palm Springs all’alba, ma non si può fare. Il passato non torna. E non mi dispero”. E’ stato un piacere conoscere Elsa Martinelli, scomparsa lo scorso 8 luglio nella sua casa romana a ottantadue anni, e un onore usufruire del suo garbato e incuriosito consenso: tra i punti fermi tramandati da un brillante curriculum di attrice, modella, stilista, giornalista, protagonista del jet set non risultano, del resto, preponderanti quelli del rapporto privilegiato con i critici o dell’attenzione dedicatale dalle storie del cinema. La sua personalità, peraltro, irradiava un fascino speciale per ragioni forse più profonde: fotogenica, elegante, raffinata, colta e non a caso soprannominata la Audrey Hepburn nostrana, ha visto riconosciute molte di queste vocazioni diverse e ha perseguito con affabile testardaggine tanto gli obiettivi professionali quanto quelli esistenziali, ma soprattutto ha impresso la sua impronta più duratura al di là della labile superficie mediatica incarnando una delle storie esemplari dell’Italian Dream del dopoguerra.

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Addio a Paolo Villaggio, cronista implacabile delle nostre disillusioni

Paolo Villaggio

E’ morto un rivoluzionario, non è morto un attore. La prova regina è quella che nell’ora dell’addio vede prolificarsi le controfigure del professor Guidobaldo Maria Riccardelli, avide di accaparrarsi le spoglie del più coriaceo alfiere del politicamente scorretto, il cittadino Paolo Villaggio mai omologato nonostante il colossale successo e antidoto permanente alla deriva del Belpaese nel socialismo reale dello spettacolo. Dunque bando ai piagnistei e alle lugubri cerimonie a cura del Crai (comitato rivalutazioni approvate dagli intellettuali) perché se n’è andato un uomo buono, ma resta per sempre il cronista implacabile di ciò che di più disilluso e rabbioso alligna dentro di noi.

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‘Uno, nessuno e centomila’: l’intuizione pirandelliana diviene misticismo cosmico

Uno, nessuno e centomila

Il romanzo Uno, nessuno e centomila, come tutta l'opera di Pirandello, può essere guardato da due lati: quello del chiarimento filosofico in quanto non esige necessariamente la rappresentazione artistica, ma può sostenersi, ed essere considerato per se, e il lato artistico, che è tale in quanto il fondo dell'opera, si è concretizzato in caratteri e figure. La divergenza nasce da questo duplice punto di vista che si può facilmente assumere di fronte alla sua opera di pensatore e di poeta. Il lato più filosofico di Uno, nessuno e centomila si configura nella presunzione che la realtà debba essere e sia ugualmente per tutti gli altri. Tutti gli eroi pirandelliani hanno più o meno chiara, la coscienza di questa presunzione.

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Nino Savarese, scrittore classico alla ricerca del dèmone presente nella natura

Nino Savarese

Gli inizi letterari di Nino Savarese sono tra la Voce e la Ronda. Il gusto di questo romanziere di fama internazionale è quello di un frammentista e saggista, inteso ad ingigantire in forme liriche una realtà macerata dalla riflessione critica; accompagnata da una certa nostalgia per una narrativa ricondotta alle fonti di un epos popolaresco e dialettale.

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Infanzia e redenzione. Walter Benjamin e Marcel Proust

walter benjamin

Nel 1929, a soli due anni dalla pubblicazione dell’ultimo tomo della Recherche, Walter Benjamin si pone una serie di domande filosofiche intorno allo smisurato romanzo proustiano. Si tratta di un confronto filosofico senza precedenti, se consideriamo che sul finire degli anni venti la fortuna del romanzo è ancora molto lontana, soprattutto in campo filosofico. Proprio in questo periodo, e per più di dieci anni – gli “anni parigini”, anche gli ultimi della sua vita – Benjamin rivolgerà alla Recherche un’attenzione costante, testimoniata dalla frequenza con cui il nome Proust compare negli appunti del grande libro incompiuto del filosofo berlinese, I «Passages» di Parigi.

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Positano 2017 Mare, Sole e Cultura: al via la XXV Edizioni Universi

positano

Molti sono gli ostacoli che ci riserva la conoscenza dell’Universo, anzi dei “molti Universi” che la nostra immaginazione via via escogita: materia, vita, energia. Ed è proprio a questi “Universi” che deve attingere l’animo umano per comprendere i mutamenti della nostra contemporaneità, quegli stessi “Universi” che saranno indagati in occasione degli incontri della XXV edizione della rassegna letteraria Positano 2017 Mare, Sole e Cultura.

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‘Lady Macbeth’, la provocatoria ambiguità morale di Oldroyd

Lady Macbeth

Gelido, spietato, serrato, ineluttabile. E’ davvero notevole Lady Macbeth che un debuttante di vaglia (il regista William Oldroyd già direttore del London’s Young Vic Theatre) ha tratto dal romanzo ottocentesco del grande narratore russo Leskov Ledi Makbet Mcenskogo uezda (Una lady Macbeth del distretto di Mcensk ) trasformata da Sostakovic in un’opera di straordinario successo popolare non a caso denigrata e censurata dal regime staliniano. Spostata l’azione nel nordest dell’Inghilterra, il film mantiene la struttura originale, ma non manca di introdurvi non trascurabili modifiche a cominciare dal rapporto tra i protagonisti e l’ambiente circostante, il cosiddetto “moorland” ben noto come sfondo misterico e selvaggio di classici cineletterari autoctoni come Cime tempestose, Orgoglio e pregiudizio o Jane Eyre.

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