Una donna alla finestra di Pierre Drieu la Rochelle è un romanzo sulla decadenza e nella decadenza, scritto in un tempo magnifico e disgraziato nel quale i più grandi sogni degli uomini si sono trasformati nei loro peggiori incubi. Tre francesi, un italiano, più un tedesco, un persiano, un danese e un serbo. Sembra l’inizio di una barzelletta, invece è l’elenco dei personaggi che animano l’Atene cosmopolita degli anni Venti, sfondo e protagonista di Una donna alla finestra, appena riapparso nelle librerie italiane per le edizioni GOG. Un romanzo ambiguo, sottile, che si avvia nel banale schema di un ménage a trois, una donna sposata che si innamora di un altro uomo, sostenuta dall’alterno beneplacito del marito. Situazione strana e paradossale ma non troppo, se si considera che la donna è una giovane francese che ha sposato il marchese Rico Santorini, dell’ambasciata italiana, dandy latin lover e dissoluto ma non sprovveduto; mentre l’uomo al cui fascino crolla è Michel Boutros, comunista francese che una notte, scappando dalla polizia, si rifugia nella stanza d’albergo in cui alloggia proprio la bella Margot, che lo protegge e si fa complice della sua fuga.
Read More »‘Marianna Sirca’ di Grazia Deledda: una storia che brucia di passioni e che spezza le catene del pregiudizio
Marianna Sirca è un romanzo breve del 1915 di quella che è considerata la maestra del verismo romantico, ovvero Grazia Deledda, la cui opera venne subito apprezzata sia da Verga che da Capuana. La storia è incentrata su realtà storico/sociali del primo Novecento e ha per protagonista una giovane donna di origini umili, che diventa ricca grazie all'eredità di uno zio prete. Si innamora di Simone Sole un bandito nuorese povero ma dal carattere forte e deciso che deve saldare il proprio debito con la giustizia; i due decidono di sposarsi ma Marianna chiede a Simone di costituirsi e di scontare la sua pena. Quando tale segreto viene a galla, tutti sono contrari. La casa di Marianna Sirca è sorvegliata dai carabinieri ma Simone sparisce dalla circolazione per non farsi prendere e per non divenire oggetto di scherno da parte degli altri banditi.
Read More »‘Lettere dal fronte alla famiglia’,1915-1918 di Ernst Jünger: pagine d’acciaio che fotografano senza paura e con una poesia che cancella la poesia, la trincea, la morte, l’orrore
Lettere dal fronte alla famiglia, 1915-1918 è una raccolta di epistole spedite durante la Grande guerra dal giovane soldato di fanteria Ernst Jünger ai suoi familiari. Il carteggio contiene inoltre alcune lettere di risposta, tra le quali spiccano quelle del fratello e del padre di Jünger. Il testo, presentato da Heimo Schwilk e tradotto da Francesca Sassi, è uscito in Italia nel 2017 per i tipi della LEG e contribuisce, più di altri documenti del tempo, a fornire una descrizione realistica della situazione vissuta dai militi allorquando il conflitto si trasformava, a causa della tecnica e della connessa volontà di potenza, in un’immensa e titanica guerra di materiali.
Read More »‘La persona e il sacro’, l’ultimo saggio di Simone Weil che attacca il concetto di personalismo e la nozione di diritto cui oppone quello di giustizia
Scritto da Simone Weil all’inizio del 1943, poco prima della morte, il breve saggio La persona e il sacro è una sintesi della sua antropologia. Non possiamo dire che qualche essere umano non ci interessa senza ferirlo e senza commettere una grave ingiustizia, però possiamo legittimamente dire che la sua persona non ci interessa. Ma anche in riferimento a se stessi la differenza tra se stessi e la propria persona è essenziale. Infatti, ammonisce la Weil, posso dire «La mia persona non conta” senza degradarmi, ma non posso autoflagellarmi e screditarmi dicendo “Io non conto”» (p. 11). Una determinata persona o la persona umana non hanno nulla di sacro. Sacro è invece un certo uomo in carne ed ossa. Inutile quindi volersi appellare alla persona, che Weil considera una nozione sbagliata. «Se quel che vi è di sacro in lui per me fosse la persona umana, potrei cavargli gli occhi facilmente. Una volta cieco, sarà una persona umana esattamente come prima» (p. 12). Neppure se aggiungiamo i diritti della persona umana andremo lontano. Si tratta di nozioni vuote, ancorate a nulla e quindi suscettibili di essere utilizzate per giustificare qualsiasi tirannia. Di più: se un uomo fosse sacro nella sua interezza, non lo sarebbe per le sue braccia lunghe, per i suoi pensieri mediocri, per la sua occupazione − per nessuno degli aspetti particolari che lo caratterizzano.
Read More »‘L’Iliade o il poema della forza’, l’inesorabile peso con cui la forza schiaccia anche i vincitori secondo Simone Weil
L’Iliade o il poema della forza è un saggio scritto da Simone Weil fra il 1936 e il 1939: l’attualità e la freschezza delle riflessioni della filosofa francese – che rileggendo l’Iliade mette a nudo l’inesorabile peso con cui la forza schiaccia sia vinti che vincitori – costituiscono un sano esercizio intellettuale per interpretare quella che sembrerebbe essere una categoria meta-storica che permea il divenire dall’antica Grecia alla contemporaneità. La forza, e la necessaria violenza attuale o potenziale che la accompagna, lasciano a chi ne è momentaneamente in possesso infinita libertà di agire e di muoversi in uno spazio senza costrizioni. Essa elimina necessariamente quell’intervallo di riflessione che interviene fra il pensiero di un’azione e la sua realizzazione: che motivo avrebbe Agamennone di ponderare le conseguenze del sottrarre Briseide ad Achille, sapendo che questi non potrà nulla a riguardo?
Read More »‘L’azzurro del cielo’, il secondo romanzo erotico del filosofo George Bataille: la ricerca della purezza nel torbido
George Bataille (1897-1962) è stato un intellettuale complesso e discusso. Scrittore, filosofo, sociologo, etnografo, disse di se stesso: “io non sono un filosofo, ma un santo, forse un pazzo”. Forse è proprio quest’ottica di sacrificio (santità) e di gioia mistica (pazzia) la chiave di lettura di Blue du Ciel, L'azzurro del cielo, secondo romanzo erotico – il primo fu Histoire de l’oeil (1928) – in cui confluisce l’episodio “Dirty” scritto già nel 1927. Due le principali influenze letterarie: Sade e le Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, tuttavia quest’opera non può essere separata dal resto della produzione batailliana. Vi si sentono un non completo abbandono delle idee rivoluzionario-surrealiste nonché un’anticipazione dell’esistenzialismo francese, anche se in chiave “impolitica”. Con Paolo Tamassia: “il rifiuto della dialettica non significa certo per Bataille l’accettazione rassegnata dello status quo, quanto piuttosto l’avvio della ricerca di uno strumento adatto a sovvertire radicalmente lo stato delle cose, che non sia però suscettibile d’essere volto in positivo. Insomma: un “dispendio senza impiego” difficilmente digeribile per gli intellettuali dominanti dell’epoca.
Read More »Lo Yoga nell’ermeneutica Eliade, una tesi sulla realizzazione nell’opera che fu la sua tesi di dottorato in filosofia: ‘Psicologia della meditazione indiana’
Yoga in Occidente significa spesso – oggi come un tempo – spiritualismo superficiale e accattone. Dalle mode occultiste d’inizio Novecento alla reductio ad wellness tutta contemporanea: un fil rouge di mistificazioni attraversa e avvelena la nostra civiltà – e le sue rovine. Si tratta tuttavia di un segnavia indicatore, testimone di un interesse pervasivo del nostro immaginario. Una fascinazione sperimentata pure da spiriti magni, la cui raffinata disamina della pratica orientale continua a stimolare approfondimenti e ricerche serie, capaci di riunire il coinvolgimento esistenziale più accorato con la posata impostazione ermeneutica richiesta allo studioso. Così si può evincere come il tanto diffuso hatha-yoga, ad esempio, non si limita alla regolazione dell’igiene del corpo né a una medicina-ginnastica. Esso non è una scienza filologica (come si ritiene in Europa), bensì un sentiero pratico nella realizzazione dell’emancipazione, una via che raccomanda il disciplinamento e la padronanza assoluta del corpo e della mente.
Read More »‘L’Aleph’: la visionaria realtà di Jorge Luis Borges che vuole abbracciare la totalità dell’universo
Come può l’uomo abbracciare la totalità dell’universo? Come può lo scrittore rendere a parole un concetto così paradossale? Sembrerebbe impossibile, ma se esistesse davvero un punto, un attimo in cui tutti i punti dello spazio e tutti gli attimi del tempo fossero visibili? Il racconto di Jorge Luis Borges, L'Aleph, tratto dall'omonima raccolta, ruota intorno l’incontro tra il protagonista (lo stesso Borges) e Carlos Argentino Daneri, il cugino di Beatriz Viterbo, la sua amata appena scomparsa. Quest’ultimo è un poeta mediocre ma pieno di sé che vorrebbe “mettere in versi tutta la rotondità del pianeta”. Un giorno scopre che deve lasciare la sua casa per fare spazio a una pasticceria. La notizia lo sconvolge: rischia di perdere tutto, Carlos Argentino, rischia di perdere l’Aleph, un punto nascosto in cantina dove si trovano “tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli”.
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