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I ragazzi della via Pal

I ragazzi della via Pal: il mondo escluso agli adulti

Molnár Ferenc
Molnár Ferenc

Chi vive in campagna non può forse capirlo: ma è senz’altro vero che per un ragazzo di città un campo alla periferia rappresenta la libertà, e diremo meglio la libertà nell’infinito. Solo lì il giovinetto si accorge che cosa voglia dire respirare, e che allettante mistero di felicità ci sia nell’impulso di correre e correre ….

Scritto nel 1906 da Ferenc Molnar,  I Ragazzi della Via Pal rientra certamente tra uno dei capolavori della letteratura ungherese e mondiale.  A  Budapest, i protagonisti del romanzo, frequentano la stessa classe. Decidono di fondare una società segreta e si schierano in  due bande: I Ragazzi della Via Pal composta da capitani, tenenti e sottotenenti e quella delle Camicie Rosse (la banda dell’Orto Botanico);  due eserciti veri e propri con ordini da eseguire e prassi. L’obiettivo è impossessarsi di un campo da giochi molto ambito, situato proprio in Via Pal,  nei pressi della Segheria.
Boka è il capo della  banda, formata da Csele, Nemecsek, l’unico soldato costretto ad ubbidire a tutti, proprio perché troppo lontano dall’idea di soldato,  Csonakos, Gereb, “il traditore”, Weisz e Kolnay. Vi è poi una seconda società formata da quelli considerati soldati semplici: “la società dello stucco” perché, a turno, si masticava il morbido stucco.
Un giorno Nemecsek scopre Franco Ats  a rubare la loro bandiera, cucita dalla sorella di Csele. Franco Ats  era il capo della banda dellOrto Botanico, il quale, indossando sempre una camicia rossa portata “alla garibaldina” denotava qualcosa di fiero ed incuteva timore. Boka, di tutta risposta, decide di  reagire dirigendosi sino al quartier generale della banda nemica per appendere un cartello come testimonianza del loro passaggio.  Nemecsek e Csonakos, giungono nel territorio rivale e trovano Gereb, che probabilmente in una posizione di svantaggio rispetto a Boka, scopre il fianco al nemico,  spiegando loro come fare per entrare nel loro rifugio ed impossessarsene. Boka lo vive come un tradimento imperdonabile e quindi Gereb viene cacciato.
Nemecsek  nei giorni seguenti era tornato da solo al giardino botanico per rubare la bandiera nemica, ma purtroppo viene scoperto e gettato in acqua davanti agli occhi di Gereb, che comincia a pentirsi di ciò che ha fatto.  A causa di quel bagno, visto come un qualcosa di ”eroico”, Nemecsek si ammala di polmonite. I suoi amici restano all’oscuro di quanto accaduto, perché impegnati nel pianificare un piano per la battaglia.
Nelle guerre vere, nelle guerre combattute dai grandi, i soldati sono inquieti quando strisciano cauti verso un obiettivo; ci vuole lo scoppio dei primi proiettili per rinsaldare i propositi, quell’alcunché di amor proprio che fa dire :<< Non debbo aver paura, dal momento che l’avversario è così sfrontato, e forse, lui, di paure non ne ha>>. Sopravviene proprio allora la ferma determinazione , che è poi ciò che si chiama coraggio : e i soldati non curano più i sibili delle pallottole e neppure il rombo delle granate.
Bombe di sabbia partono dalla Segheria, dove tutto è predisposto per lo scontro. Intanto Boka scrive su un foglio il suo proclama alle truppe. La battaglia ha inizio, Gereb rivela ai suoi amici i segreti delle tattiche nemiche per poter essere riaccettato nel gruppo e Nemecsek, pur non essendo in condizione di poter partecipare, si reca comunque sul luogo del combattimento, dove viene picchiato da Franco Ats ma, in un secondo momento, riesce a stenderlo. I ragazzi della Via Pal, grazie al loro valoroso capo Nemecsek, vincono e riescono a mettere in fuga le Camicie Rosse.
Nemecsek, per l’impresa eroica, viene nominato capitano ma, da quel momento in poi, non tornerà più dai suoi amici:  muore dopo pochissimo tempo. Non tornerà più a combattere per difendere lo spazio dei loro giochi e delle loro piccole guerre. Tutti piangono per il loro piccolo eroe con in petto il “fuoco dei prodi” ed i sogni e le vittorie di questi ragazzi svaniscono, schiacciati dalle mani del progresso; infatti apprendono che al posto di quel campetto nascerà un palazzo di tre piani. Un palazzo a sostituire tutto. 
I protagonisti del romanzo sono ragazzi che vogliono scoprire cosa li aspetta al di là della cancello della scuola, ne aprono e ne buttano a terra altri, fuori, dove la vita non conosce orari, regole ed inventano un linguaggio fatto di divisioni, codici, ruoli da ricoprire e rispettare, limiti. Sfidando tutto questo, trovano il modo di esistere diversamente in quella che era un’esistenza determinata dai ritmi imposti, spesso con forza, dalla società di cui erano inconsciamente un ingiusto riflesso. Sugli spalti della trincea, imparano a ragionare, così spavaldi in quelle prese di posizione che diventano coraggiose dichiarazioni di guerra, combattute in nome di un’infanzia che dev’essere salvata a tutti i costi.

Concludiamo riportando ancora una volta una citazione tratta dal libro:

Boka guardava davanti a sé, pensosamente. Forse per la prima volta gli s’affacciava nell’anima pura di giovinetto saggio e severo (severo con sè anche più che con gli altri) l’idea magari ancora vaga, di quel che significhi propriamente la vita terrena. Una vita per la quale ognuno ha l’obbligo di lottare con la maggior serenità possibile; anche se nella serenità s’intrecciano, percorrendola più o meno frequentemente, le grandi mestizie.
Di Anna Vitiello

 

 

About Anna Vitiello

Sono laureata in Lettere e Filosofia. Ho sempre scritto per diverse testate. Alcune mie poesie sono state pubblicate nell'antologia ''Di tanta rabbia''. Attualmente scrivo per il Wall Street International Magazine, dove mi occupo delle sezioni ''cultura'' e ''viaggi''. Vivrei viaggiando, con il cuore sempre ad Est e i miei quaderni.

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