Breaking News
Home / Opere del '900 / “Todo modo”: il potere secondo Leonardo Sciascia
Todo modo libro

“Todo modo”: il potere secondo Leonardo Sciascia

L’attività giornalistica e letteraria di Sciascia a partire dai primi anni Settanta cominciano a suscitare polemiche sempre più grandi. In Italia e all’estero la sua è l’immagine di un intellettuale problematico e polemico. La sua figura è inquieta e controcorrente, la sua prontezza nel ribaltare concezioni e luoghi comuni, la sua sagacia nel contestare le convezioni della realtà sociale e nel rifiutare formule dominanti e poteri assassini costruisce la sagoma di un intellettuale estremamente fastidioso per tutta la politica italiana. I suoi romanzi, pur seguendo e sperimentando svariate forme narrative restano sempre un’inchiesta, attraversate da un istinto critico e contestatore che non può fare a meno di vedere e dire la verità delle cose.

In Todo modo, romanzo pubblicato nel 1974, il più ambiguo e sempre attuale, del grande scrittore siciliano, le indagini sulle oscure trame del potere che sembrano trovare chiara connivenze nel governo di quegli anni, si rivolge più direttamente e più chiaramente al sistema di potere democristiano; il nesso con la tradizione cattolica e gesuitica del partito deriva già dal titolo del romanzo ricavato da una frase degli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola.

La vicenda si svolge in un eremo-albergo di lusso dove politici e notabili riuniti con il pretesto di seguire esercizi spirituali, sotto la guida di un enigmatico Don Gaetano, hanno modo di organizzare traffici e intrighi di potere. Sotto gli occhi di un pittore di successo, casualmente ospite dell’albergo, alcuni dei notabili restano vittime di misteriosi delitti, sui cui autori e sui cui moventi sembrano esserci le ipotesi più varie. La struttura del romanzo è quella di un giallo senza soluzione, che contribuisce a costruire un’atmosfera ambigua ed oscura. Questo libro si potrebbe quasi definire un giallo barocco proprio perché il gioco letterario intreccia razionalità, combinatoria e gusto per la complicazione con una linea sottile e ricercata da far pensare allo stile di Borges.

L’effetto cupo e intricato così ottenuto riflette il clima che Sciascia sente gravare sull’Italia di quel tempo. La lotta del potere e contro il potere si svolge percorrendo trame che si intrecciano l’una all’altra e che non è possibile capire e ricostruire fino in fondo. Le tradizioni si contaminano e si trasformano in usi scorretti e letali, i valori del cattolicesimo si mescolano alle forme di una modernità sempre più estranea e disumana, strumentalizzati per ottenere sudditanza e per preservare ed accrescere l’interesse di piccoli gruppi. Il gioco narrativo rimanda una visione disillusa e spregiudicata, ambigua, funesta che sembra preludere i tragici e oscuri eventi che sarebbero realmente accaduti nel corso degli anni Settanta.

Todo modo, pagina dopo pagina smarrisce le sue caratteristiche tipiche: il percorso deduttivo per giungere alla soluzione, lascia il posto ad  un’opera di denuncia politica. Lo scrittore siciliano punta la sua attenzione non tanto sui crimini, quanto invece sull’ l’ambiente in cui sono compiuti, dove tutti sono sospettabili. Il profetico Sciascia rappresenta il potere come una divinità mostruosa che sottomette l’umanità, un insieme di connessioni, corruzioni, affari in comune dei tre poteri per eccellenza, quello economico, quello politico e quello religioso. Lo scrittore lascia a noi lettori, alla nostra morale e alla nostra coscienza, la libertà di dare quantomeno una propria interpretazione del giallo, perché risolverlo pare davvero impossibile.

Partendo dalla realtà siciliana, complicata e martire, Sciascia ha indagato le implicazioni e le complicazioni dei rapporti sociali e della scena pubblica, non perdendo mai di vista valori come libertà, giustizia e ragione. Nonostante le battaglie si avverte che questa “ragione” resta, in fondo, sempre sconfitta. Eppure Sciascia ci insegna che la “ragione” deve necessariamente continuare a dire di no al male che attanaglia il mondo.

Al romanzo si è liberamente ispirato il regista Elio Petri, che nel 1976 ne ha realizzato la versione cinematografica avente come protagonisti Gian Maria Volonté, Mariangela Melato e Marcello Mastroianni.

About Michela Iovino

Le parole aiutano la "coraggiosa traversata" della realtà, così scrisse una volta Elsa Morante. Lo credo anche io, fermamente, per questo scrivo. Amo l'arte, la musica classica, il cinema e in particolar modo la letteratura, che è essenziale punto d'appoggio. Nei frattempo della vita colleziono storie, forse un giorno ne scriverò qualcuna!

Check Also

Lettera al mio giudice

‘Lettera al mio giudice’, il femminicidio raccontato da Georges Simenon

Opera del 1947 dalla scrittura sobria, atmosfere parigine come quelle di film quale “Il porto delle nebbie” di Marcel Carné, pellicola del 1938, Lettera al mio giudice di Georges Simenon è un libro dalla narrazione sempre tesa, anche perché, dopo l’introduzione, è il protagonista stesso che racconta via via ciò che vive - azioni, pensieri, sentimenti -, un protagonista peraltro singolare nella sua assoluta “normalità” borghese.