Tutto scorre fino a quando accade qualcosa che, ci costringe a ricorrere a leggi adeguate. Questo è praticamente il mode dei giorni nostri. Gli eventi, le catastrofi o i fatti di cronaca risultano i campanelli d’allarme dai quali scattano promulgazioni di norme e di misure.
Recentemente, ad esempio, è stata approvata in via definitiva la legge contro il cyberbullismo: si profilano rigidi controlli sul web, sportelli anti-bullismo, punizioni esemplari per tutti i contravventori. Ma, quanti casi di bambini bullizzati si sono susseguiti nel corso del tempo? Quanti, hanno riportato traumi e danni psicologici irreversibili prima che qualcosa cambiasse?
La medesima storia si è ripetuta dopo i 1500 feriti in Piazza San Carlo a Torino, in occasione della finale di Champions League. In pochi giorni sono arrivate, puntuali, nuove norme da tenere in considerazione per ogni evento e manifestazione come: la capienza della piazza, le vie di fuga, il divieto di introdurre bibite in vetro, la presenza obbligatoria di postazioni sanitarie e controlli ferrati all’ingresso delle piazze.
Anche la legge per la legittima difesa è stata emanata dopo che alcuni cittadini sono stati costretti a difendersi all’interno delle proprie mura domestiche o dei proprio esercizi commerciali. In una duplice veste, carnefici e poi vittime, si sono ritrovati ad essere il capro espiatorio di questo sistema legislativo che, da lontano sembra quasi beffarli.
Le città crollano per il terremoto e le valanghe travolgono i resort. La preoccupazione imminente è sempre quella di scaricare il barile, tanto domani ci si preoccuperà di prendere misure e promulgare leggi in merito. Questi sono solo alcuni dei fatti di cronaca che sfortunatamente, hanno presagito quelle che potremmo definire, le leggi del giorno dopo.
“E’ giusto cautelarsi per evitare che eventi simili si ripetano”. Questa frase risuona come un mantra ogni volta che si verificano questi accadimenti. Tutte queste norme, leggi e contromisure risultano essere post-hoc e non ad-hoc come dovrebbero essere: sarebbe opportuno che si lavori con zelo per tutelare i cittadini e non per offrire un riparo in caso di pericolo e di necessità.
Si dovrebbe prediligere il principio “prevenire anziché curare” invece che “meglio tardi che mai” che, risulta essere irrispettoso, infruttuoso e dispendioso di energia e di denaro pubblico.