L'affaire Weinstein è stata delirante se pensiamo come ha riportato sulle prime pagine personalità dello show-bizslittate col tempo nel dimenticatoio della storia. Quei maledetti “15 minuti di celebrità” li vogliono tutti e allora perché non cavalcare lo scandalo delle molestie sessuali per risorgere dall’oltretomba. Nel girone dell’inferno statunitense, dove regna la doppia morale puritana, gli uomini sembrano incapaci di controllare una libidine gonfiata da una società delle immagini frustrante e auto-contemplativa che ti fa vedere ovunque culi, cosce e tette, con il divieto sacrosanto di toccare. Il linciaggio mediatico non perdona. I lib-lib, monopolisti della democrazia, sono lì che ti aspettano per farti la festa, anche se nel gioco delle parti, a volte, le parti si invertono.
Read More »Castrazione nazionale! Le molestie (presunte e reali) nostrane e d’oltreoceano
Proviamo a dare una veduta d’insieme di questo gioco al massacro e al gossip che dura ormai da settimane. In principio, come sempre, fu l’America e la Casa madre del cinema, Hollywood, dove un mondo di femministe e umanitari, progressisti e antirazzisti, si scoprì un immondo porcaio dove tutti sapevano, anche le suddette anime belle, ma tacevano per viltà e convenienza, o peggio per aver partecipato anch’esse al traffico di sesso e film. C’è chi si è aggrappato al politically correct adducendo come alibi della sua pedofilia il fatto di aver avuto un padre nazista, cercando la redenzione nel suo outing-promessa: d’ora in poi vivrò da gay. Evviva, si è riscattato, santo subito. Poi a rimorchio vennero i nostri. Tra l’America e l’Italia il ponte fu l’Asia, e non nel senso di un continente ma di un’attrice incontinente che dopo anni di silenzio decise di vuotare il sacco sulle violenze subite nei due mondi. E per dimostrare che non siamo da meno dei nostri superiori e liberatori, gli yankees liberal & radical, è cominciata la caccia al porco nostrano, made in Italy.
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