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‘Un uomo finito’, la vitalità e le frustrazioni di Papini

un uomo finito

"Un uomo finito" è l'opera più celebre di Papini (1881-1956), pubblicata dalla libreria della Voce nel 1913, ristampata più volte e tradotta in tutto il mondo. Come hanno scritto in molti il romanzo è a metà strada tra l'autobiografia ed il diario. Un uomo finito riassume le vicissitudini, le sfide intellettuali, i percorsi mentali, l'iter creativo, gli stati e gli strati psichici di Papini. In queste pagine sono racchiusi l'impegno e la vitalità dello scrittore fiorentino, che esplora da par suo il proprio Sé.

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‘Arcipelgo Gulag’, il saggio di inchiesta narrativa capolavoro di Solzenicyn. Cos’è oggi il Gulag?

gulag

Arcipelago Gulag scritto dallo scrittore russo Aleksandr Solzenicyn sotto forma di saggio di inchiesta narrativa, tra il 1958 e il 1968, rappresenta spaccato di storia dolorosamente vissuta sulla Russia stalinista. Dal Circolo polare artico alle steppe del Caspio, dalla Moldavia alle miniere d'oro della Kolyma in Siberia, le "isole" del Gulag - l'organismo che gestiva i campi d'internamento nell'Unione Sovietica - formavano un invisibile arcipelago, popolato da milioni di cittadini sovietici. Nei Gulag è vissuta o ha trovato fine o si è formata un'"altra" Russia, quella di cui non parlavano le versioni ufficiali, e di cui Solzenicyn, per primo, ha cominciato a scrivere la storia. In un fitto intreccio di esperienze dirette, di apporti memorialistici, di minuziose ricostruzioni dove non un solo nome o luogo o episodio è fittizio, Arcipelago Gulag racchiude una tragica cronaca di quella che è stata la vita del popolo sovietico "del sottosuolo" dal 1918 al 1956. Un'opera corale che ha visto la luce per la prima volta a Parigi nel 1973. Solzenicyn è più che un scrittore, in Russia è un mito, un filosofo, rispettato tantissimo per le sue idee, per la sua inflessibilità e per il suo coraggio di scrivere sempre e comunque la verità. 

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‘La veranda’, o sul senso di fugacità della vita: il romanzo d’esordio di Salvatore Satta

Salvatore Satta

In una visione alquanto cupa della vita, si accende una luce che la rischiara, sublimandola: la consapevolezza che nell’uomo c’è una scintilla divina che ha impastato anche il suo fango. Questa espressione fa riferimento alla figura di una strana donna, < >, personaggio presente nel capolavoro del giurista Salvatore Satta, "La veranda", romanzo composto tra il 1928 e il 1930, e che conobbe una vita travagliata, rimanendo non pubblicato per diversi anni e ricordando per certi versi, i "Canti Orfici" di Dino Campana.

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“Il weekend”, di Peter Cameron

Il week- end

Peter Cameron, ci mostra la dolcezza, la bellezza, la paura, di entrare nei meandri nascosti della mente umana. Sentimenti che si cerca di nascondere ad un mondo indifferente ai nostri dolori, perchè ogni dolore appartiene, in modi e misure diverse, solo a chi ha subito quella perdita, quella perdita che con se, porta via anche la speranza di poter, un giorno, essere ancora in grado di sorridere, amare, ricominciare. Attraverso le sue parole, Cameron, porta il lettore in quel mondo segreto, nascosto, chiuso nell'anima di ogni personaggio, di ogni uomo. Un luogo in cui le domande, le ansie, le angosce, le paure, restano sigillate, chiuse e pronte ad esplodere, come un vecchio armadio che non può contenere più nessun abito.

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‘La casa in collina’: la guerra mondiale e intima descritta da Pavese

la casa in collina

Il Pavese de “La casa in collina” è un Pavese forse inedito: i toni solipsistici di una solitudine quasi “fine a se stessa” di altre sue opere come “Feria d’agosto”, “La bella estate”, appaiono qui come abbandonati. Il Pavese che fa pronunciare a Corrado quelle parole è forse un autore già all’apice della sua maturità letteraria, senza neanche che, come la maggior parte della critica scrive, occorra aspettare “La luna e i falò”.

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“L’assassino”: l’arguta psicologia di George Simenon

Simenon

Hans Kupérus è un medico, ma anche un uomo corpulento, metodico, abitudinario, riservato. Ha da sempre un'ambizione frustrata: quella di diventare presidente dell'unico posto di ritrovo del piccolo paese in cui è cresciuto: il circolo del biliardo. È un martedì di gennaio e Kupérus è ad Amsterdam per una periodica riunione medica dove è solito fermarsi anche a dormire per tornare il giorno successivo, ma al convegno questa volta non si presenta

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