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La verità sulle piattaforme musicali streaming. Parte prima

È disco d’oro! È in vetta alle classifiche FIMI, è il più ascoltato su Spotify, il più scaricato da I tunes! Quante volte leggiamo e sentiamo questi annunci? Perché sono sempre i soliti nomi di cantanti a scalare le classifiche? Come funzionano davvero le piattaforme musicali streaming, una su tutte, Spotify?

Iniziamo a rispondere a queste e ad altre domande partendo col dire che una casa di produzione musicale indipendente affronta diverse sfide per affermarsi e rimanere competitiva nel mercato, tra difficoltà che una major nemmeno conosce, quali

Risorse limitate

Concorrenza con major

Distribuzione e promozione

Gestione dei diritti d’autore e royalties

Reperimento di talenti

Adattarsi alle tendenze del mercato

Creazione di una rete di contatti

Bilanciare arte e business

Nonostante queste sfide, molte case di produzione indipendenti riescono a ritagliarsi un proprio spazio nel mercato e a supportare artisti emergenti in modo autentico e innovativo, come quella del produttore musicale fonte di importanti e dettagliate rivelazioni sul settore discografico italiano.

La questione rispetto al 2020 è peggiorata di molto, come ci assicura il nostro producer: prima c’era proprio chi faceva business con gli ascolti finti mettendo giù veri e propri piani di routine con VPN e tanti artisti creati ad hoc, oggi invece siamo allo sbando sempre più senza regole.

Spotify che minaccia di fare multe agli artisti, quando si lancia un brano, inizia ad arrivare a 600 ascolti per poi di colpo tornare a 400. Stanno creando artisti fantasma per riempire le playlist e quindi non far ruotare (e pagare) gli artisti. Mancano regole proprio basilari.

Il producer stesso ha inviato, invano, PEC ad Amazon per chiarimenti.

 

Problemi riscontrati dall’artista indipendente nella distribuzione e promozione musicale

L’artista indipendente, sulla base della propria esperienza personale e delle collaborazioni con altri artisti, ha evidenziato le seguenti criticità relative al settore della distribuzione e promozione musicale:

  • Costi elevati e scarsa trasparenza nei guadagni: La produzione musicale richiede investimenti significativi, ma i ricavi derivanti dagli ascolti sulle piattaforme di streaming spesso non riflettono adeguatamente gli sforzi e le spese sostenute dagli artisti.
  • Distributori e piattaforme poco chiari: Sebbene alcune piattaforme come Spotify, Amazon e Apple forniscano strumenti di monitoraggio per gli artisti, altre come Tidal, YouTube, Qobuz e Napster risultano poco trasparenti. I report sugli ascolti non sempre corrispondono ai pagamenti erogati dai distributori.
  • Pagamenti irregolari e ritardi: Molte piattaforme inviano report con cadenza trimestrale o semestrale, talvolta con ritardi ancora maggiori, complicando la gestione e la programmazione finanziaria degli artisti.
  • Differenze nei compensi: I pagamenti variano considerevolmente in base alla piattaforma e al distributore, senza una chiara spiegazione riguardo alle tariffe applicate o alle trattenute effettuate.
  • Assenza di strumenti di promozione: La maggior parte delle piattaforme non consente agli artisti di autopromuoversi; solo Spotify offre strumenti a pagamento a questo scopo, mentre le altre limitano fortemente la visibilità degli artisti emergenti.
  • Concorrenza sleale: L’assenza di regole chiare e di strumenti promozionali penalizza gli artisti indipendenti rispetto a quelli più affermati, limitando le opportunità di diffusione.
  • Comportamenti poco corretti da parte di alcune etichette: Alcune etichette emergenti trattengono percentuali elevate (fino al 50%) senza fornire un reale supporto promozionale o servizi concreti agli artisti.
  • Albo degli artisti indipendenti: Considerando la distinzione tra artisti sotto etichetta e artisti totalmente autonomi, sarebbe auspicabile istituire un albo ufficiale degli artisti indipendenti “verificati”. La verifica potrebbe basarsi su parametri quali il deposito di un brano presso SIAE o Soundreef e la sua effettiva distribuzione.
  • Radio: Le emittenti medio-grandi tendono a trascurare gli artisti indipendenti. Considerata l’elevata produzione musicale, per accedere alle radio o essere valutati, dovrebbe essere obbligatorio disporre di un editore, come avviene da sempre. Una possibile soluzione potrebbe essere l’introduzione di una quota obbligatoria di passaggi per musica indipendente e in lingua italiana.

L’artista ritiene dunque necessaria una regolamentazione che garantisca maggiore trasparenza, equità nei compensi e accesso a strumenti di promozione per tutti gli artisti.

Perché queste criticità non le si affrontano seriamente? Come iniziare a risolverle?

 

 

Continua….

 

 

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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