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Altri mondi

Gli Eagles spiccano il volo con “Desperado”

In occasione della morte di Glenn Frey, membro fondatore degli Eagles, avvenuta il 18 gennaio scorso, è doveroso ricordarlo e omaggiarlo proponendo uno degli album più famosi della band cui apparteneva. In questo senso Hotel California sarebbe senz’altro la scelta più semplice, dal momento che si tratta del vero blockbuster del gruppo, il disco della gloria imperitura, ma proprio per questo sarebbe anche la scelta più banale. Bisogna ricordare il vero merito degli Eagles, ossia quello di aver sdoganato definitivamente il country presso il grande pubblico portandolo in cima alle classifiche di tutto il mondo, codificando, una volta per tutte, quello stile che sarà famoso col nome di country-rock. Già altre band avevano tentato un esperimento simile, come i Flying Burrito Brothers, i Byrds, ma solo Frey e soci hanno saputo trovare l’alchimia giusta per far si che la musica tradizionale americana acquisisse milioni di fan trasformandosi in fenomeno di costume. Proprio tenendo conto di queste premesse, la scelta si è orientata su Desperado, concept album del 1973, dedicato alla vita dei fuorilegge del vecchio West, i desperados appunto, sempre in bilico fra distruzione e leggenda.

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Revenant, l’epicità di Alejandro Inarritu

Revenant

The Revenant – Redivivo (2015) è l’atteso film di Alejandro Gonzáles Inarritu, dopo il Golden Globe e si giocherà la partita per ben 12 nominations agli Oscar, di cui la più attesa è quella per il miglior attore protagonista. Ispirato alla storia vera raccontata nel romanzo di Michael Punke. Il film è il risultato di un progetto colossale. Per non parlare dell’irta, imperscrutabile figura dello straordinario Leonardo Di Caprio nelle vesti di Hugh Glass.

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Addio a Ettore Scola, ha raccontato l’Italia con rigore e delicatezza

Ettore Scola

Il cinema italiano è in lutto per la morte, a 84 anni, del regista e sceneggiatore Ettore Scola. Nato a Trevico, in provincia di Avellino nel 1931, Scola, dopo aver collaborato durante il periodo universitario con un giornale umoristico per il quale disegna, dalla metà degli anni Cinquanta, comincia a scrivere sceneggiature con Ruggero Maccari per alcuni dei più popolari registi italiani come Mattoli, Steno, Zampa, Loy, Bolognini, Bianchi, Salce, sino ad arrivare a firmare i copioni de Il sorpasso (1962) e de I mostri (1963) di Dino Risi, oltre a molti film di Antonio Pietrangeli, uno su tutti: Io la conoscevo bene (1965) con protagonista Stefania Sandrelli e che gli consente di vincere il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura. Nel 1961 è assistente alla regia nella pellicola di Carlo Lizzani Il carabiniere a cavallo, per poi esordire nel 1964 con il film Se permettete parliamo di donne (1964) con Vittorio Gassman come protagonista tra varie figure femminili, seguito da La congiuntura (1965) e dall'episodio Il vittimista con Nino Manfredi del film Thrilling.

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“The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”, in ricordo di David Bowie

La morte di un grande artista è sempre un colpo difficile da digerire. A causa dell’indiscussa capacità di scatenare sensazioni uniche grazie alla facoltà di vedere il mondo con occhi diversi rispetto a chiunque altro, la loro dipartita non viene quasi mai accettata serenamente o come un fatto naturale dal momento che quando se ne vanno una piccola parte delle nostre emozioni se ne va con loro trasformandosi in ricordo. Quando poi ad andarsene è un personaggio del calibro di David Bowie le cose si complicano ulteriormente. Al dolore si aggiunge la consapevolezza di aver perduto un protagonista assoluto del panorama artistico-musicale dell’ultimo mezzo secolo capace di anticipare tendenze, aprire nuove strade e “dettare legge” in ogni ambito toccato dal suo genio. Visionario, eccessivo (ma mai pacchiano), elegante, raffinato, a tratti ambiguo e spiazzante, capace di trasformarsi, cancellarsi, reinventarsi, il Duca Bianco è stato un vero e proprio camaleonte, non solo sul palcoscenico ma nella sua stessa vita, in grado (uno dei pochi) di coniugare la sperimentazione più estrema con il successo di massa.

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Il cinema anarchico e visionario di Sam Peckinpah

Sam Peckinpah

Anarchico e visionario come può esserlo solo un ribelle che non conosce regole, il regista e attore statunitense Sam Peckinpah (Fresno, 21 febbraio 1925 – Inglewood, 28 dicembre 1984), si fa avanti sulla scena cinematografica nel 1961, dopo aver servito nei Marines, essersi laureato alla University of Southern California ed aver lavorato per la televisione, con un western impregnato di disperazione e di disprezzo che rappresenta la negazione stessa del genere: La morte cavalca a Rio Bravo.

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“Abraxas”: i Santana gettano l’incantesimo

Prima del 16 agosto 1969, giorno in cui gli ancora sconosciuti Santana si esibiscono sullo storico palco del festival di Woodstock, il latin-rock praticamente non esiste. L’unico esempio degno di nota fino ad allora resta l’immenso Ritchie Valens che, nell’ottobre del ‘58, consegna alla leggenda la sua straordinaria versione de La Bamba, canto tradizionale messicano rivisitato in chiave rock. Nonostante il successo stellare dovuto all’indiscussa bellezza del brano ed alla prematura scomparsa dell’artista (morto nel febbraio del 1959 a soli 17 anni per un incidente aereo insieme a Buddy Holly e The Big Bopper in quello che sarà ricordato per sempre come The day the music died), i tempi non sono ancora maturi per una definitiva codificazione e consacrazione del nuovo stile. Valens si limitava ad applicare i ritmi e le sonorità rockabilly e rythm’n’blues a pezzi già esistenti e conosciuti, non esisteva un processo compositivo/strumentale che portasse alla creazione di brani originali caratterizzati da sonorità latine. Per tutto questo bisogna aspettare una decina d’anni quando i Santana, dopo numerosi esperimenti danno alle stampe il primo album omonimo.

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The Complete Studio Recordings: i 29 comandamenti di Robert Johnson

Non si può comprendere ed amare il rock senza un tuffo nel passato, splendido ed inquietante, che faccia comprendere quale sia la vera natura della musica che ha profondamente scosso l’ultimo mezzo secolo. Come tutti i viaggi a ritroso può spesso apparire confuso, nebuloso, leggendario, ricco di omissioni ed eccessi di fantasia ma senza dubbio imprescindibile e con una buona dose di verità alle spalle. Per capire dove tutto comincia bisogna tornare alla fine degli anni ’30 e precisamente nei sei mesi che vanno dal novembre 1936 al giugno 1937, in Texas quando un oscuro chitarrista di nome Robert Johnson per la prima volta in vita sua decide di cantare davanti ad un microfono cambiando per sempre e definitivamente il corso degli eventi.

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At Folsom Prison: la resurrezione di Johnny Cash

L’album At Folsom Prison di Johnny Cash rappresenta una favola, esso infatti è solo il punto di arrivo di un percorso fatto di tormento, sofferenza, umanità e redenzione. A metà degli anni ’60, la parabola artistica di Johnny Cash, è in fase decisamente calante. Il successo travolgente degli esordi, in cui era perno del Million Dollar Quartet insieme a Elvis Presley, Jerry Lee Lewis e Carl Perkins durante il periodo d’oro della Sun Records, è un lontano ricordo. I giovani, affascinati da nuove sonorità sembrano voltargli le spalle. Le vendite sono in picchiata e nessun produttore è pronto ad investire un solo centesimo su di lui. A ciò si devono aggiungere i numerosi problemi con la legge causati da un crescente abuso di droghe che ne rafforzano la cattiva reputazione e ne accrescono la fama di “fuorilegge”. Non proprio un momento felice dunque il cui superamento richiede un grandissimo sforzo umano e professionale. L’amore di June Carter gli fornisce la forza per disintossicarsi ed il coraggio per tentare un’impresa apparentemente assurda atta a celebrare la sua seconda vita.

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